Mafia: Terra Madre, Recensione del gioco di Hangar 13

Ecco la nostra recensione di Mafia: Terra Madre, nuovo attesissimo gioco di casa Hangar 13

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Mafia: Terra Madre è finalmente arrivato!

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Dopo anni di attesa, Mafia: Terra Madre è finalmente arrivato. Stavolta Hangar 13 ci porta lontano dalle città americane, lontano da quelle strade illuminate da neon e pattugliate da gangster in giacca e cravatta, per catapultarci nella Sicilia di inizio Novecento. Non parliamo solo di un cambio di scenario: è un salto nel tempo e nello spazio che va ad esplorare le radici stesse della mafia, prima ancora che i nostri antenati la esportassero Oltreoceano.

Da minatore a mafioso


Il protagonista di Mafia: Terra Madre è Enzo Favara, giovane minatore intrappolato in turni massacranti nelle miniere di zolfo. Il lavoro è disumano e la paga è misera. Dopo un grave incidente, Enzo si rifugia nel vigneto di Don Torrisi, figura rispettata e temuta, il cui potere si estende ben oltre i confini delle sue terre.


Conoscerà Luca Trapani, braccio destro di Don Torrisi, che lo aiuterà ad ambientarsi e conoscere gli affari di famiglia. Da questo momento in poi la storia inizierà a svilupparsi esplorando la trasformazione di Enzo, che da semplice minatore diventa uno dei luogotenenti più importanti del Don.

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La struttura narrativa segue lo schema classico di ascesa, stabilità e crollo, ma riesce a mantenere alta la tensione grazie a personaggi ben scritti e all’uso magistrale dell’ambientazione, che diventa quasi un personaggio a sé.

Sicilia, inizio ‘900: un mondo in bilico


Uno dei punti più forti di Mafia: Terra Madre è la ricostruzione della Sicilia di quell’epoca. Hangar 13 ha studiato tradizioni, dialetti e costumi, portandoli in gioco con un’attenzione maniacale al dettaglio.

Le campagne sono un mosaico di frutteti, vigneti e strade sterrate percorse da cavalli e carrozze. Ma già si intravedono i segni del cambiamento: prime automobili, armi da fuoco moderne, nuove possibilità per chi è disposto a sporcarsi le mani.


È una terra piena di contraddizioni, ancorata alle sue radici, ma proiettata verso la modernità. Questa tensione si percepisce in ogni missione e in ogni dialogo, soprattutto grazie al doppiaggio interamente in siciliano, che dona autenticità e profondità alla storia. È difficile immaginare di giocarlo in un’altra lingua senza perdere parte del suo fascino.

Gameplay: meno quantità, più qualità


Chi si aspetta un open world resterà sicuramente deluso. Mafia: Terra Madre abbandona la formula dispersiva di Mafia 3 e torna ad una struttura lineare come quella proposta da Mafia: Definitive Edition. Le missioni sono organizzate in capitoli, con alternanza di cutscene e sezioni giocabili.


Il gameplay è volutamente essenziale: il combattimento arriva tardi ma colpisce nel segno, offrendo un arsenale fedele al periodo, dalla lupara alle rivoltelle, con la possibilità di alternare il fuoco alle eliminazioni furtive col coltello. Quest’ultimo è protagonista dei duelli, vere e proprie boss fight che, pur essendo semplici, riescono a rendere il peso delle rivalità e delle vendette personali.

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La guida è un altro punto forte: si passa dal sellare un cavallo a mettersi al volante di auto d’epoca dai controlli macchinosi, che replicano l’arretratezza delle prime automobili. Hangar 13 ha riprodotto fedelmente suoni, vibrazioni e manovrabilità, facendo sì che anche il viaggio diventi parte dell’esperienza narrativa.

Conclusioni


Mafia: Terra Madre è una lettera d’amore alla Sicilia e alle sue contraddizioni. È un’opera che parla di famiglia, lealtà e tradimento, senza scendere a compromessi.
Non è un titolo che punta a offrire un’esperienza di centinaia di ore. Vuole che tu viva una storia intensa, compatta, cinematografica, e che alla fine ti resti la sensazione amara di aver assistito ad uno spettacolo tragico ma pur sempre umano
Se cercate una narrativa solida, ambientato in un contesto storico raramente esplorato nei videogiochi, Mafia: Terra Madre è una tappa obbligata. Non è perfetto. Il gameplay è limitato e l’IA dei nemici è mediocre ma quello che fa lo fa con cura e rispetto per la cultura che racconta.

E questo, nel panorama odierno, è già un gran pregio.