L’Odissea di Nolan, Nagy: “Damon ucciderà un bambino?”

Gregory Nagy, professore di Harvard, ha espresso riserve su come Nolan affronterà la figura ambigua del protagonista della sua Odissea

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L’Odissea di Nolan sarà fedele al poema epico di Omero?

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Christopher Nolan è pronto a portare sul grande schermo L’Odissea, l’epico racconto del viaggio di ritorno di Odisseo, con un cast stellare guidato da Matt Damon. L’uscita del film è prevista per l’estate 2026 e promette una nuova esplorazione cinematografica del genere fantasy, abbandonando momentaneamente la fantascienza e i film bellici che hanno reso celebre il regista di Oppenheimer, Interstellar e Inception.

Ma tra le attese cresce anche il dibattito: Gregory Nagy, professore di Letteratura Greca Classica e Letteratura Comparata presso l’Università di Harvard, ha espresso riserve su come Nolan affronterà la figura moralmente ambigua del protagonista.

Nell’Odissea di Nolan, Matt Damon interpreterà Odisseo, l’eroe omerico che, dopo la guerra di Troia, affronta creature mitologiche e dure prove nel suo lungo viaggio verso casa, dove dovrà rivendicare il trono. Accanto a lui nel cast ci saranno Tom Holland (Telemaco), Zendaya, Robert Pattinson, Jon Bernthal, Anne Hathaway, Elliot Page, Mia Goth e altri volti noti.

In un’intervista rilasciata a ScreenRant, Gregory Nagy ha commentato con toni critici la complessità morale del personaggio di Odisseo, sottolineando che non si tratta affatto di un eroe tradizionale. Secondo lo studioso, Odisseo è piuttosto una “figura imbrogliona”, capace, nell’Odissea, di atti controversi e, in alcuni casi, profondamente discutibili. Una delle sue azioni più oscure è il presunto omicidio di un neonato, un dettaglio poco noto ma presente nelle tradizioni epiche antiche.

Persino l’Odissea è a conoscenza di alcuni momenti molto, molto discutibili nella vita di Odisseo, in cui uccide un bambino in guerra. Che ne dite? E cosa ne faremo? Matt Damon ucciderà un bambino?

Il professore ha evidenziato uno dei momenti chiave della narrazione dell’Odissea, ambientato tra la Rapsodia 6 e la Rapsodia 8, quando Odisseo naufraga sull’isola dei Feaci. In questo scenario, ricco di simbolismi e valori morali, l’eroe viene accolto senza che gli vengano poste domande sulla sua identità. Un gesto di ospitalità che riflette la nobiltà d’animo dei Feaci.

A partire da Rapsodia 6 e proseguendo con Rapsodia 7 e Rapsodia 8, sbarca sulle rive di quest’isola che non c’è [dove] la popolazione è chiamata Feaci. [È] una società tradizionale e perbene. Se sei gentile con uno sconosciuto, è perché stai dimostrando la tua decenza morale, senza fare domande. Nessuna domanda del tipo: “Chi sei?”

La scena si trasforma in un momento emotivo centrale, nel quale Odisseo ascolta un cantore cieco che narra le vicende della guerra di Troia, tra cui l’episodio drammatico dell’uccisione del figlio di Ettore e Andromaca, due delle figure più nobili dell’Iliade.

Quindi, lui è un perfetto sconosciuto che è arrivato sulla costa, ma i reali sospettano che sia un personaggio importante. Quindi non gli chiedono chi sia; gli offrono solo una cena molto elegante. E poi l’idea è: “Beh, in cambio, dopo il banchetto, sono così gentili con me che racconterò loro chi sono e la mia storia”.

Vuole raccontare la sua storia, ma rimanda perché è un imbroglione. Non è il tipico eroe, è una figura imbrogliona, quindi non si identifica veramente finché un cantante cieco non esegue tre canti. [Per] l’ultimo dei tre canti, Odisseo travestito dice: “Ti ho sentito cantare queste belle cose. Potresti cantare il canto della storia di Troia?”

E, naturalmente, è sicuramente un personaggio in questo, perché è l’inventore del cavallo di Troia. Gli viene attribuito nell’Odissea il merito di aver conquistato Troia – bene, ma tecnicamente nessuno sa che è lui il protagonista, per così dire, della sua versione della guerra di Troia.

Secondo Nagy, il momento culminante di questa sezioen dell’Odissea si verifica quando il cantore giunge alla descrizione del presunto crimine di guerra compiuto da Odisseo: l’assassinio del piccolo Astianatte, figlio di Ettore. A quel punto, la narrazione si interrompe per mostrare la reazione emotiva dell’eroe, che piange come una donna che ha perso marito e figlio.

Dunque, la storia è raccontata (e posso ricostruirla perché abbiamo gli abbozzi della trama di come è accaduta): quando Troia viene finalmente conquistata, Odisseo in persona prende il figlio di Ettore e Andromaca, che sono le persone più buone dell’Iliade, porta il bambino sul punto più alto di Troia e lo getta nella morte.

C’è una rivisitazione di ciò che dice il cieco, e punto per punto, corrisponde esattamente a ciò che Odisseo ha effettivamente fatto. Quindi è il protagonista della storia, ma nessuno sa che è tra il pubblico e che sta ascoltando.

Ma quando il cantore cieco arriva alla parte in cui il bambino viene catturato e accadono X, Y e Z, quando si arriva al punto Z, dove Odisseo sta per commettere un crimine, la narrazione si interrompe e dice: “Mentre Odisseo ascoltava questo, cominciò a piangere. Piangeva, piangeva e piangeva, proprio come una donna prigioniera quando le hanno ucciso il figlio e il marito

La macchina da presa, per così dire, si allontana da questa storia all’interno di un’altra storia, e si vede il pubblico provare lo stesso dolore che prova la vittima di un crimine di guerra. Come diavolo si fa a farlo in un film?

Che ne pensate? Curiosi dell’Odissea di Nolan?