Lost: perché vedere la serie almeno una volta

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Avrete sentito parlare di Lost mille volte, ma l’avete mai guardata? Ecco perché bisogna farlo assolutamente – e ora la trovate su tutte le principali piattaforme streaming!

Dal 2025 Lost è tornata accessibile a tutti, disponibile su tutte le principali piattaforme di streaming (Prime Video, Netflix, Disney+). Un evento più unico che raro che riporta sotto i riflettori una delle serie TV più iconiche e influenti della storia della televisione. Se ti stai chiedendo se valga ancora la pena vederla, la risposta è assolutamente si. Ecco tutti i motivi per cui Lost è una delle migliori serie mai realizzate e perché oggi è più attuale che mai.

La serie sulle seconde possibilità

Il vero cuore narrativo di Lost non è il mistero dell’isola ma il percorso di redenzione dei suoi protagonisti. Ogni sopravvissuto del volo Oceanic 815 porta con sé un passato segnato da traumi, errori e decisioni sbagliate. Il disastro aereo diventa una metafora potente, è un nuovo inizio, una seconda possibilità di cambiare, guarire e riconciliarsi con se stessi e con gli altri. Tutti elementi che chiunque dovrebbe assimilare.

In un mondo segnato da crisi personali e collettive, Lost parla a tutti noi. Racconta il bisogno di appartenere, di essere accettati nonostante le fragilità e il vero valore del perdono. Ci mostra una storia che insegna che si può andare avanti solo insieme, mettendo da parte il passato senza mai però dimenticarlo, questo recita una delle frasi più iconiche della serie: “If we can’t live together, we’re going to live alone”.

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Una narrazione che ha rivoluzionato la Tv

Lost ha riscritto le regole del racconto seriale. In un’epoca in cui le serie TV erano ancora pensate in modo lineare e autoconclusivo, introduce una struttura frammentata ma coerente composta da flashback, flashforward e introducendo per la prima volta il concetto di flash-sideways. Ogni episodio esplora il passato o il futuro di ogni singolo personaggio, incrociandoli ai fili del presente sull’isola. Approccio che ha permesso di scolpire un mosaico complesso, dove ogni rivelazione modifica la percezione di tutto.

Il passato di Kate come fuggitiva, la fede cieca di Locke, la storia familiare di Jack o l’educazione cruda militare di Sayid: ogni pezzo aggiunge spessore e ambiguità morale ai protagonisti. Questo tipo di narrazione richiede attenzione offrendo in cambio un’esperienza immersiva, avvincente, commovente, che cambia radicalmente lo spettatore nel profondo. La costruzione narrativa di Lost ha influenzato opere contemporanee come Dark, The Leftovers, Westworld, This is Us e molte altre che vengono considerate erroneamente “rivoluzionarie”.

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Personaggi indimenticabili

Uno dei mille punti di forza della serie è la sua ricca galleria di personaggi sfaccettati, mai ridotti a stereotipi o macchiette. Ogni figura è costruita con profondità emotiva e narrativa, le relazioni che si sviluppano sull’isola sono tra le più autentiche e complesse mai viste in una serie TV. Tra i più memorabili abbiamo:

Jack Shepard, il leader razionale (uomo di scienza) che lotta per il controllo, ma al contempo è lacerato dal senso di colpa e dal rapporto irrisolto conflittuale con il padre. A contrapporsi a Jack abbiamo John Locke (uomo di fede) convinto che tutto abbia un senso, che sia tutto parte di un disegno più grande.

Sawyer, il truffatore dal passato tragico, bello, affascinante, ironico, impulsivo ma capace di una profonda empatia. Hurley, il cuore della serie, personaggio buono, gentile e comico ma con un percorso emotivo intenso tra disturbi mentali e paura del destino. Kate, donna in fuga dal suo passato, uno dei personaggi più sfuggenti divisa tra senso di colpa e desiderio di libertà, incarna il bisogno di essere accettati per ciò che si è non per ciò che si è fatto.

E chiudiamo con Sayid Jarrah, ex torturatore iracheno, il personaggio più moralmente tormentato con un viaggio interiore che affronta i dilemmi del perdono e del prezzo che si paga per proteggere chi si ama. Il resto dei personaggi li scoprirete guardando la serie. Non ci sono “buoni” o “cattivi”, Lost riflette costantemente sul concetto di bene e male tramite Ben Linus o The Man in Black, su cui non ci soffermiamo onde evitare spoiler.

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Mistero, spiritualità e filosofia in una sola storia

L’isola non è un semplice sfondo esotico, è un personaggio vero e proprio, vivo, dotato di volontà potere e mistero. Le sue proprietà misteriose sono gli strumenti per mettere alla prova i personaggi, ma anche per riflettere su temi esistenziali e spirituali. Il confronto tra scienza e fede è centrale, l’intera serie si muove sul crinale tra ciò che è misurabile e ciò che va oltre la comprensione razionale.

I riferimenti religiosi, scientifici e mitologici sono ovunque, dai nomi dei personaggi (Locke, Rousseau per citarne due) e simbolismo numerico (i famosi numeri che tornano). La bellezza di Lost è che non offre verità assolute, ma domande profonde: Che cos’è l’identità? Esiste il libero arbitrio? Qual è il peso del passato? Cosa ci rende umani? E molte altre.

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Un finale divisivo incompreso da molti

Il finale di questa serie, andato in onda nel 2010, è uno dei più divisivi e discussi nella storia della televisione. Vittima di fraintendimenti come il più celebre “sono morti tutti sin dall’inizio”, non è spoiler perché è un falsità assoluta messa in giro da chi non lo ha compreso, è stato denigrato da molti pur essendo perfetto.

Non è un finale che vuole dare risposte chiare, ma vuole raccontare la fine di un percorso umano. Con l’espediente narrativo introdotto nell’ultima stagione si parla di memoria, accettazione e passaggio. I personaggi si ritrovano in un luogo dove riscoprono le connessioni che li hanno definiti per andare avanti insieme. Un finale che parla di amore, comunità e riconciliazione. Che ha il coraggio di essere spirituale, commovente e profondamente umano.

Un’eredità che ancora oggi fa scuola

Lost ha anticipato il modo in cui oggi viviamo le serie TV, ha alimentato le teorie online, le discussioni collettive, le analisi frame-by-frame e molto altro. E’ stata una delle prime serie a creare un ecosistema narrativo espanso, con giochi virali, podcast, siti web fittizi e interazioni dirette con i fan. Ha anche reso “mainstream” la serialità complessa e stratificata, aprendo la strada a produzioni come Game of Thrones, Breaking Bad o la più recente Stranger Things.

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Conclusioni

Oggi abbiamo accesso a centinaia di serie TV, molte delle quali eccellenti. Ma Lost è qualcosa di diverso, è un’esperienza emotiva, narrativa e filosofica. Un racconto universale sull’identità, sul dolore, sull’amore e sulla necessità di appartenere a qualcosa di più grande. Nel corso delle sue sei stagioni ha cambiato il volto della televisione toccando al contempo le corde più profonde degli spettatori. E’ una serie viva, sincera e coraggiosa che osa parlare del dolore, della redenzione, della morte, della scienza e del destino. Non è un’opera che si guarda ma si vive.

E ora che è su Netflix, Prime Video e Disney+ tanti possono salire a bordo del volo Oceanic 815 e scoprire che perdersi è solo l’inizio per ritrovarsi.

A cura di Michele Scarperia

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