Secondo questa teoria, la maledizione Avada Kedavra non è sempre stata letale e aveva un tempo anzi un significato positivo nel legame tra maghi e babbani
Chi conosce il mondo di Harry Potter, sa benissimo cosa significano le parole Avada Kedavra: si tratta di una delle famose Maledizioni Senza Perdono, la più letale. La maledizione, cioè, che uccide. Proprio questa è la magia, accompagnata dal caratteristico flash di luce verde, utilizzata da Voldemort per uccidere i genitori di Harry all’inizio della saga.
J.K. Rowling ha ammesso di aver basato la formula magica della maledizione su un’altra celebre formula legata all’immaginario magico e nota da ben prima che lei scrivesse i suoi libri: “Abracadabra”. Proprio a partire da questo, però, i fan hanno elaborato una fantasiosa teoria che svelerebbe un significato dietro alla maledizione diverso rispetto a quel che conosciamo.
Secondo la teoria, infatti, Avada Kedavra e “Abracadabra” potevano un tempo essere la stessa magia, e il fatto che i babbani conoscano la seconda formula e la ricordino al punto da tramandarla come parte della loro cultura popolare può significare che un tempo venisse praticata in loro presenza, e non solo.
Come sappiamo, nell’universo di Harry Potter a un certo punto della storia i maghi hanno deciso di entrare in clandestinità – nel 1692, per la precisione – e da allora i mondi dei babbani e dei maghi sono rimasti separati, quindi l’utilizzo di Abracadabra è entrato nel mito ed è rimasto come una vaga memoria di tempi passati e confusi.
Voldemort lancia Avada Kedavra in un film della serie
Una teoria forse un po’ campata in aria ma non necessariamente contraddetta da quel che viene detto nella saga. Quel che è certo è che oggi l’Avada Kedavra ha una reputazione assolutamente negativa e viene utilizzata sempre per fare del male. La più pericolosa e nociva concezione della magia possibile.