Le parole di Michele Morrone sono destinate a far discutere
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In un periodo in cui il cinema italiano è attraversato da tensioni, accuse reciproche e prese di posizione sempre più nette, emergono anche voci che si collocano fuori dai consueti circuiti culturali e professionali. È il caso di Michele Morrone, attore di 365 giorni, che ha rilasciato un’intervista a Belve destinata a far discutere.
Le sue parole, pronunciate con schiettezza, non solo alimentano la polemica ma offrono anche uno spaccato interessante su come certi ambienti artistici vengano percepiti da chi ne rimane ai margini. L’intervento di Morrone arriva in un momento particolarmente sensibile, subito dopo il botta e risposta tra Elio Germano e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
Nel corso dell’intervista rilasciata a Francesca Fagnani, Michele Morrone ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, esprimendo un giudizio netto e senza troppi filtri su quello che ritiene essere un ambiente esclusivo, a tratti ipocrita, del cinema italiano:
C’è un grosso pregiudizio su di me perché qui in Italia è come se, per essere riconosciuti come artisti, come attori, uno deve avere un po’ l’aria del poeta maledetta, che si fa la canna, che c’ha il teschio in mano. Sai, questi attori un po’ sinistroidi, con le boiserie anche nel culo. Io non sono quello e non faccio parte di quello.
Un attacco frontale a una certa idea stereotipata di attore “intellettuale”, che secondo Michele Morrone sarebbe il biglietto d’ingresso per ottenere legittimità artistica in Italia. Non si tira indietro neppure quando si parla dei premi David di Donatello:
Non mi sono mai visto nel circolino italiano e dei David non mi frega niente
Frasi taglienti che sembrano rispondere, anche se indirettamente, alla controversia che in questi giorni sta infiammando il settore culturale italiano.
Il botta e risposta tra Elio Germano e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha scoperchiato un vaso di Pandora fatto di tensioni ideologiche, accuse di autoreferenzialità e prese di posizione politiche. Tutto è iniziato al Quirinale, dove Germano ha criticato il governo e le dinamiche interne al mondo della cultura, accusando un sistema chiuso e poco democratico. Giuli ha replicato con durezza, affermando:
C’è una minoranza rumorosa che si impadronisce perfino dei più alti luoghi delle istituzioni culturali, come il Quirinale, per cianciare in solitudine, come Elio Germano qualche giorno fa, con certe battutine che sono una spia interessante del loro approccio
Nel mezzo, altri attori come Valerio Aprea e Pierfrancesco Favino hanno cercato di riportare il dibattito su binari più costruttivi, pur non rinunciando a sottolineare le criticità. Favino ha sintetizzato così la questione: “Il problema non è Germano né Giuli, ma un cinema bloccato”.
Michele Morrone, noto al grande pubblico più per le sue partecipazioni internazionali e il physique du rôle che per il riconoscimento della critica italiana, ha deciso di distinguersi anche nella selezione dei colleghi. Alla richiesta di indicare tre attori migliori di lui, cita soltanto Alessandro Borghi. Quanto ai meno stimati, glissa con ironia pungente:
Quasi tutti
Che ne pensate di queste parole di Michele Morrone?