The Return, la Recensione del film di Uberto Pasolini

In sala dal 30 gennaio, The Return, il nuovo film di Uberto Pasolini che ci racconta il ritorno a Itaca di Odisseo, interpretato magistralmente da Ralph Fiennes. Ecco la nostra recensione.

the return, recensione, ralph fiennes, juliette binoche
Condividi l'articolo

Riportare l’Odissea omerica ma focalizzandosi sull’ultimo passaggio, che dà anche il titolo al film diretto da Uberto Pasolini, The Return. Ralph Fiennes, ormai presenza fissa in questo Festival di Roma 2024 grazie a Conclave, insieme a Juliette Binoche, che conferma la sua bravura senza tempo, ci accompagnano in questo finale nel viaggio per eccellenza. Riflessioni e umanità a non finire, nel contesto di una Itaca occupata e carica di avvoltoi pronti a usurpare il trono di Ulisse, qui chiamato Odisseo. Un film interessante ma che ci ha lasciato non con pochi dubbi.

The Return, la Trama

Devastato dal lungo e tortuoso viaggio, Odisseo arriva finalmente nella sua Itaca, stremato. Accolto da un allevatore, viene rimesso in sesto, affinché possa riprendersi ciò che gli spetta: il trono e la corona. Cacciando possibilmente i Proci dal suo palazzo, bramosi di Penelope e soprattutto di diventare i Re dell’isola in questione. Nel mentre, la tela viene fatta e disfatta. Un adattamento molto fedele che trova in sé una lettura particolare.

The Return, la Recensione

Il senso di parlare dell’Odissea nel 2024, con data uscita 2025, potrebbe sfuggire a molti. E non è di facile intuizione, visto che ormai sull’Odissea sono state fatte serie TV, film e chi più ne ha più ne metta. Eppure a Uberto Pasolini questo non importa, così, oltre dieci anni dopo aver diretto quel capolavoro di Still Life, decide di dare la sua personalissima versione di un passaggio specifico del poema omerico per eccellenza insieme a l’Iliade.

The Return è un film dove i corpi sono i veri protagonisti, in tutte le loro forme, con qualche scivolone figlio di una ricerca di contrasto tra quello distrutto e scolpito di Fiennes e quelli fin troppo da adoni dei Proci. Spogliato di ogni minimo fattore ed elemento epico, seguiamo da vicino e condividiamo i dubbi che attanagliano Odisseo, dopo aver viaggiato in lungo e in largo ed aver incontrato maghe, sierene e ciclopi vari. Cosa resta dunque del viaggio introspettivo del protagonista, lo vediamo negli occhi stanchi di Ralph Fiennes, statuario in tutto e per tutto, ma al tempo stesso consumato.

LEGGI ANCHE:  Ship of Fools Recensione: un buon roguelite cooperativo

Come crisma impone, ogni road movie mette in parallelo il viaggio fisico con quello interiore del protagonista. In uno scontro dialettico poi, sarà il personaggio principale a rinnovare il proprio Io, confrontandosi che tutte le realtà che incontrerà. Ciò posto, The Return non guarda alla formazione, al come Odisseo ha i suoi dubbi, piuttosto di focalizza su questi ultimi. Sappiamo tutti le tappe del viaggio omerico, conosciamo ogni aneddoto e ogni personaggio. Molto meno, il risultato finale del viaggio stesso, se non la liberazione di Itaca.

Il regista dunque avvicina l’occhio della videocamera su questi eventi, mostrando il protagonista Odisseo nell’elaborazione della sua crescita, chiedendosi cosa ci sia di eroico nelle sue azioni durante la guerra di Troia. Da un lato dunque, la leggenda e i racconti che si rimbalzano tra gli abitanti di Itaca. Dall’altro, l’incarnazione dello stress post traumatico di una persona avvilita, che vorrebbe scollarsi di dosso la maschera eroica che gli eventi narrati dai vincitori, gli hanno inesorabilmente messo addosso.

Ralph Fiennes The Return 1024x579 1

The Return dunque mette in scena un tema molto caro all’audiovisivo contemporaneo, quello del dualismo in essere tra persona e personaggio, mostrando una connessione ora ben accolta dai protagonisti (vedasi Wanna e si perdoni il paragone tra personaggi) e ora respinta, che porta a veri drammi interni ed interiori. Una moglie abbandonata, così come la propria terra, un figlio adulto e non cresciuto, che ha su di sé la responsabilità di tenere alto il nome del padre e del regno, lontano dalle avidi mani dei Proci.

LEGGI ANCHE:  "Sono la bella creatura che vive in questa casa", il gothic-horror prodotto da Netflix

L’eroe viene quindi decostruito per poi sublimare definitivamente, nella chiusura liberatoria in tutti i sensi possibili. Un passaggio molto interessante di un film, come The Return che porta purtroppo con sé la sensazione di essere abbastanza fuori tempo massimo. Siamo chiaramente nel mondo della soggettività assoluta ma i tempi dilatati e un taglio forse fin troppo televisivo, rendono la visione abbastanza faticosa, sebbene alcune sequenze e soprattutto la costruzione scenografica restino ampiamente meritevoli, appena un gradino sotto la magistrale interpretazione dei protagonisti (tra cui troviamo anche Claudio Santamaria).

The Return è un film molto ambizioso, che forse soffre proprio questa sua ambizione di voler riportare in auge il peplum sotto un’ottica contemporanea molto interessante e anche meritevole di un approfondimento. Pesa moltissimo però la diluizione temporale, prendendosi fin troppo tempo per un processo di costruzione molto lento che alle volte diviene anche ripetitivo. Una buona occasione che non vorremmo definire di certo sprecata, ma che probabilmente poteva essere gestita con tempi più ristretti.

Cast

  • Odisseo: Ralph Fiennes
  • Penelope: Juliette Binoche
  • Telemaco: Charlie Plummer
  • Antino: Marwan Kenzari

Continua a seguirci su LaScimmiaPensa.com per restare sempre aggiornato!