Argylle: le ragioni di un clamoroso flop

Argylle
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Argylle incassa meno di 35 milioni di dollari d’incasso mondiale, nonostante un cast stellato. Cosa ha causato questo plateale insuccesso?

Sulla carta Argylle era destinato al successo. Diretto da Matthew Vaughn (Kingsmen, Kickass, X Men First Class), un cast che vanta grandi nomi quali Henry Cavill, Dio-Imperatore dei Nerd, Bryan Cranston, Caterine O’Hara, Samuel L. Jackson, John Cena, Sam Rockwell e un budget eccellente. Eppure questo film passa tra l’inosservato e il disprezzato e l’unica cosa che può vantare è di aver messo d’accordo pubblico e critica.Ma più ci si pensa, più questo risultato era inevitabile

Come non fare marketing

La strategia promozionale di Argylle rasenta gli estremi per diventare un caso studio. La campagna marketing inizia con l’annuncio del film come trasposizione del libro di Elly Conway. Dato interessante: Elly Conway non esiste. E del libro non c’è traccia. I social media si scatenano nella ricerca della vera identità di quest’autrice, riconducendola addirittura a Taylor Swift (che per i suoi fan può far tutto meno far risorgere i morti…e anche qui ci sono opinioni discordanti).

Il trailer debutta online quattro mesi prima dell’uscita del film e da affascinante diventa ben presto estenuante. Appare ovunque nelle sale americane, e diventa presto un meme. Prendere in giro il film diventa facile, quasi un’abitudine. E più che suscitare interesse, inizia già ad allontanare alcuni potenziali spettatori, che ben presto decidono di averne abbastanza.

Ciò nonostante il trailer fa il suo lavoro, incuriosendo lo spettatore mentre presenta il mistero intorno a cui dovrebbe girare il film, quasi promettendo addirittura la rivelazione delle rivelazioni: il vero agente Argylle. Trailer e poster mettono in primo piano Henry Cavill e Dua Lipa.

Cavill in particolare è il punto focale del marketing, cosa facilmente comprensibile vista la sua popolarità dovuta in non piccola parte alla sua sincera passione ed entusiasmo per i progetti di cultura pop in cui è coinvolto. Piccolo problema. Henry Cavill appare per cinque minuti in questi film di due ore e Dua Lipa appare quel tanto che basta da non far sembrare una truffa la sua apparizione nel trailer. Un ossessivo “sovvertire le aspettative” che manca il punto. Allo spettatore piace essere sorpreso, non essere preso in giro.

Il meglio e il peggio di Matthew Vaughn

Non c’è altro modo di descrivere questo film. I film di Matthew Vaughn esistono in uno scenario di iper-realtà che gioca sul camp e sulle esagerazioni al limite del cartoonesco, mantenendo però un’ancora emotiva realistica, che in questo film però manca completamente. In Argylle, Matthew Vaughn si perde in sé stesso. In alcune scene funziona, in altre il suo stile diventa un ostacolo alla visione. Il risultato finale è che il film sembra quasi diventare una parodia.

Come si potrebbe imparare dai recenti fallimenti della Marvel, se i personaggi del film si prendono troppo poco sul serio, lo stesso faranno gli spettatori. Ed è esattamente quello che succede qui. Il film sembra un’accozzaglia di idee messe lì perché classici cliché degli spy thriller, la trama è sconnessa con metà film che vuole confondere lo spettatore e la seconda che abusa i colpi di scena, portando una sensazione di stanchezza. Non aiuta infine l’eccessiva durata del film, ben 139 minuti e un budget esagerato di 200 milioni.

Pubblico e critica uniti nel disprezzo

Come già anticipato, pubblico e critica si sono trovati, questa volta, dalla stessa parte della barricata. Il film ha attualmente un 35% di recensioni positive su Rotten Tomatoes, 36/100 su Metacritic e una valutazione del pubblico C+ su Cinemascore (società di ricerca marketing leader del settore, attiva dal 1978 che si occupa di fare sondaggi tra gli spettatori).

Per dare un’idea di cosa significhi: A sono film solidi, B sono film con difetti, C sono film terribili. Chi guarda il film con occhio critico non può non notare la mancanza di struttura, la pochezza narrativa e l’abuso inconsapevolmente parodistico dei cliché del genere. Chi guarda il film per divertirsi ne esce confuso, deluso e stanco. Un passaparola negativo che non può far altro che allontanare potenziali interessati dalle sale, in un periodo (quello di gennaio-febbraio) che già di suo è considerato la “bassa stagione” del cinema.

Ossessione per i franchise

Già nel 2021 Matthew Vaughn annunciava come questo film sarebbe stato il primo di una trilogia, succeduto poi da un prequel e infine da un terzo capitolo. Infine si fa per dire. Perché nell’ottobre 2023 ha aggiunto l’intenzione di creare un universo espanso che comprendesse appunto Argylle, Kingsmen e un terzo franchise che porterà poi ad un crossover. Tutto questo ancora prima di vedere come sarebbe stato accolto il film. Piccolo, evidente problema.

Corre l’anno 2024 e la parola franchise è diventata quasi un anatema per una percentuale non più indifferente del potenziale pubblico e la sola idea che questo film non fosse altro che un tassello per l’ennesimo “Shared Universe” è stata sufficiente a tenerli lontani. In definitiva, Argylle è arrivato al cinema dopo una campagna di meta-marketing al limiti della disonestà, un attore protagonista che non è il vero attore protagonista e un prodotto etichettato come scadente che andrà a far parte di un altro Shared Universe.

Col senno di poi, non si può certo dire che il risultato finale sia sorprendente. E voi che ne pensate? Fatecelo sapere su LaScimmiaPensa

A cura di Francesco Mirabella