L’evoluzione della figura dell’angelo nel Cinema

Nel corso della storia del cinema, l'angelo è una figura sicuramente ricorrente. Ecco dunque la nostra analisi in tal senso

angelo
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A cura di Lucrezia Manca Trangoni

Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande. Perché io sono io, e perché non sei tu? Perché sono qui, e perché non sono lí? Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole, é forse solo un sogno? Non é solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo, sento e odoro? C’é veramente il male e gente veramente cattiva? Come puó essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare? E che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono?

Così si dipana per tutto il film di Il cielo sopra Berlino la splendida poesia del poeta tedesco Peter Handke, una cornice che ben si sposa con il flusso di pensieri degli esseri umani, che solo angeli come Damiel e Cassiel, che vegliano dall’alto di Berlino in un mondo in bianco e nero, riescono a udire.

Ma questo udire costante senza poter intervenire (tranne in pochi e rari momenti) diventa una condanna e frustrazione per i due angeli, soprattutto per Damiel.

L’angelo interpretato da Bruno Ganz a un certo punto si innamora di una trapezista e deciderà di diventare umano con una caduta che può ricordare quella degli angeli ribelli, piuttosto simili visto che in tutti e due i casi vi è la decisione di rinunciare al “Cielo”, e “l’acquisizione” di un dolore “terreno”.

Ma il dolore che Damiel prova è umano, così come umani sono i colori che finalmente vede, dopo un’eternità in bianco e nero. La sua gioia e entusiasmo è proprio quella dei bambini che scoprono tutto per la prima volta, così un uomo, tale solo d’aspetto, diventa un “bambino vero” (una sorta di pinocchio angelico ), gustando tutto proprio come quei bambini che incrocia per caso, gli unici a vedere gli angeli.

Per certi versi i bambini con la loro caratteristica di vedere gli esseri celesti si distaccano dal mondo “grigio” degli adulti (si potrebbero spiegare gli “amici immaginari”), e anch’esso grigio è il mondo che vegliano dall’alto Damien e Cassiel. Una sorta di processo inverso, Damiel da “adulto onnisciente” diventa il bambino che non ha mai potuto essere a causa della sua natura.

E sempre Damiel che, mentre prova il dolore di una botta, la fame e il freddo, vede il mondo finalmente a colori e rinasce, gioiosamente umano.

E a proposito di angeli…

Nella storia del cinema e della televisione occidentale ci sono stati tanti film e serie TV sugli angeli di ogni ordine e grado, esseri celesti vicino a Dio, presenti nelle tre religioni monoteiste, ma soprattutto nella religione cristiana. Dall’angelo di “seconda classe” de La vita è meravigliosa che fa scoprire al protagonista cosa sarebbe successo se non fosse mai nato, all’ingessato Mister Jordan de “il paradiso può attendere”, e tanti altri, arcangeli, semplici impiegati di una macchina efficiente quale il Paradiso, fino all’ingenuo Castiel della celebre serie Supernatural.

Ve ne sono ingenui e ignoranti sulla cultura pop, o angeli custodi con lo scopo di aiutare gli esseri umani a ritrovare la retta vita. Queste creature possono essere irriverenti, scanzonate (come la coppia Loki -Bartleby in Dogma) ma anche crudeli, peggiori dei demoni stessi, come il Gabriele interpretato da Tilda Swinton in Constantine.

No, crudele non è la parola giusta.

Semplicemente non posseggono il libero arbitrio per poter prendere decisioni da solo, sono degli automi che eseguono gli ordini, in due schieramenti netti, loro sono il Bene, e devono combattere il Male, l’Inferno e a volte risolvere dei problemi sulla Terra eliminando tutti gli umani che trovano sul loro cammino, non provando per loro nient’altro che fastidio e scocciatura.

E proprio sulla Terra, a volte, si innamorano, di un essere umano come nel caso di Damiel oppure della vita sul nostro pianeta, e dell’umanità, come Castiel, trovandola così imperfetta e piena di difetti e peccati, ma più “vera” della perfezione asettica e quasi artificiale del Paradiso. Qui scoprono Il libero arbitrio, la possibilità di scegliere, scoprono che il piano divino può essere modificato se ciò può portare a salvare delle vite, in una scoperta all’insegna della compassione e pietà, ma anche sentimenti negativi, rabbia e dolore genuino.

E, come Castiel, se tentano di portare il concetto di libero arbitrio nel Paradiso, vengono scacciati, tacciati di essere ribelli e sovversivi, non molto diversi da quel Lucifero gettato nelle viscere della Terra, per aver fatto domande e scelto in autonomia, autonomia che, in un sistema collettivo e gerarchico come quello angelico, non è contemplata.

Il Paradiso spesso è rappresentato come un “ufficio” i cui dipendenti, gli angeli, sono degli impiegati sommersi dalla burocrazia, e a malapena conoscono i dettagli dei lavori che devono compiere, ma li portano a termine con malavoglia o trovandosi spaesati e completamente impreparati alla vita terrestre, sottostanti a un sistema rigido che non ammette cambiamenti. E così, indifferente ai meccanismi che regolano quella macchina celeste, Dio è rappresentato per lo più assente, nel migliore dei casi pronto a far piazza pulita del nostro mondo con un Apocalisse, stanco di un’umanità che non dà più le soddisfazioni iniziali.