Bambi: la storia originale era una parabola sull’anti-semitismo

Bambi
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L’autore di Bambi, Felix Salten, intendeva mettere in guardia tutti dal pericolo della persecuzione e la de-umanizzazione degli ebrei

Il vero Bambi

Tutti ricordiamo benissimo la versione Disney di Bambi, con la sua scena più famosa (e traumatica), ma oggi in pochi hanno presente anche il romanzo omonimo: Bambi, una Vita nei Boschi, di Felix Salten. Il libro venne pubblicato nel 1923 ed era molto più che una storia per bambini, come spesso viene ritenuta.

Si trattava infatti di una parabola allegorica che per tramite delle avventure e disavventure del giovane cerbiatto intendeva mettere in guardia tutti dal pericolo della persecuzione delle minoranze e del popolo ebraico in particolare. Un pericolo ben concreto, che proprio in quegli anni si andava concretizzando.

Il contesto storico

Nel 1923 il fascismo si era già imposto in Italia, mentre in Germania il partito nazista acquisiva sempre più poteri e consensi. Solo due anni dopo la pubblicazione di Bambi, nel 1925 cioè, Adolf Hitler avrebbe pubblicato il suo Mein Kampf: il libro manifesto che, tra le altre cose, imputava agli ebrei tutti i problemi della Germania e del mondo e ne auspicava l’eliminazione.

Non a caso dieci anni dopo, nel 1935, Bambi fu vietato in Germania – i nazisti nel frattempo avevano preso il potere nel 1933 mentre l’Austria, paese di Salten, sarebbe stata annessa a forza nel 1938 – perché accusato di propaganda pro-ebraica, e le copie del romanzo vennero date alle fiamme. Nel corso del decennio vennero introdotte le prime leggi discriminatorie contro gli ebrei.

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La trama originale

Cosa succede nel romanzo? Bambi viene perseguitato fin dal momento della sua nascita, e così gli animali che lo attorniano: i cacciatori arrivano nella foresta e uccidono di continuo, spietatamente; aggiunta fondamentale, Orwelliana: alcuni animali sono traditori, e aiutano i cacciatori.

La storia non finisce bene: la madre di Bambi muore e così il “cugino” Gobo, che si era convinto che i cacciatori non lo avrebbero toccato perché “speciale”, e muore anche il “principe” (forse il padre) del cerbiatto. Alla fine Bambi sopravvive ma rimane completamente da solo. L’impressione è che lui e gli altri animali della foresta fossero semplicemente nati per essere ammazzati.

La triste fine dell’autore

L’autore, Salten (che di cognome faceva in realtà Salzmann, ma dovette cambiarlo per ovvie ragioni) viveva in Austria e subì l’effetto dell’antisemitismo, già rampante ancora prima di Hiltler, fin da bambino. Negli anni in cui scrisse il libro, sia in Germania che in Austria si incolpavano gli ebrei per la sconfitta dei due paesi nella Prima Guerra Mondiale.

Fuggendo dai nazisti nel 1938 si rifugiò in Svizzera, dove visse i suoi ultimi anni. Vendette i diritti per il film su Bambi ad un regista americano (che poi li rivendette a Walt Disney) per l’equivalente di soli mille dollari. Dal successo del film non guadagnò mai un centesimo e morì da solo e in povertà nell’ottobre del 1945, pochi mesi dopo la fine della guerra.

Fonte: The Guardian

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