La caduta degli Usher e Flanagan: 4 serie da recuperare

Manca poco all'uscita dell'ultima serie di Mike Flanagan, autore della saga "The Haunting" e di "The Midnight Club". Prima di gustarci "La Caduta della Casa degli Usher", che sarà ispirata ad un celebre romanzo di Edgar Allan Poe, ecco un riassunto in ordine cronologico delle ultime serie di cui è stato ideatore, autore, produttore e regista.

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Manca poco all’uscita di La caduta della Casa degli Usher, ultima serie di Mike Flanagan, regista – tra le altre cose- della serie The Haunting, tra i prodotti horror più apprezzati di Netflix degli ultimi tempi.

Flanagan è un cultore e appassionato del genere horror, abbiamo cominciato a sentire parlare di lui come regista di alcune pellicole cinematografiche horror degli anni ’10, come Doctor Sleep, Il gioco di Gerald e Ouja. Dal 2018 comincia il sodalizio con Netflix, che gli dà modo di essere ideatore, autore, produttore e regista di quattro nuovi progetti horror seriali, a cui se ne aggiungerà un quinto il 12 ottobre.

Prima di gustarci la prossima serie, che sarà ispirata ad un celebre romanzo di Edgar Allan Poe, ecco un riassunto in ordine cronologico delle sue ultime serie TV, che vale la pena recuperare quest’inverno.

Hill House (The Haunting of) – 2018

The Haunting of Hill House

Chi non ama una buona, vecchia casa infestata? In questo horror, tra i maggiori successi di Flanagan, una famiglia si riunisce dopo quasi 30 anni a causa di una tragedia, e ripercorre il periodo trascorso a Hill House, una villa che il padre, interpretato da Henry Thomas (Elliott di E.T. e ricorrente nelle serie di Flanagan) aveva acquistato insieme alla madre per restaurarla e rivenderla. La famiglia, a Hill House, aveva sperimentato una serie di fenomeni paranormali, che influenzeranno le sorti di tutti i suoi membri, cambiando le loro vite anche a distanza di tanti anni.

Con Hill House, Flanagan inaugura l’antologia The Haunting, a cui seguirà Bly Manor l’anno successivo, oltre che l’adattamento televisivo di romanzi d’orrore (in questo caso si è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Shirley Jackson). Ma non prende delle storie horror qualunque, anzi, seleziona accuratamente quelle che, tra i cultori del genere, sono considerate tra le migliori e le più classiche. The Haunting of Hill House (il libro) è infatti stato finalista a diversi premi nazionali ed è da molti ritenuta una delle migliori ghost stories di tutti i tempi.

Hill House ci introduce allo stile registico e autoriale di Flanagan, che mescola elementi horror di grande effetto a temi di vita quotidiana e – soprattutto – dà la giusta importanza allo spettro emotivo e psicologico dei protagonisti, arrivando persino a commuovere gli spettatori. Forse proprio questo è l’ingrediente segreto che rende le serie di Flanagan così apprezzate.

Bly Manor (The Haunting of) – 2020

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Con Bly Manor emerge l’intenzione di Flanagan di creare un formato, più che una semplice antologia. Il primo indizio ce lo dà il cast, che è praticamente lo stesso di Hill House, sebbene i ruoli siano spesso di natura molto diversa. Questo ci fa apprezzare ancora di più la versatilità degli attori. Oltre all’amato Henry Thomas (che era già nei nostri cuori di bambini), ritroviamo Victoria Pedretti, stavolta nel ruolo della protagonista (una giovane ragazza au pair che si prende cura dei due bimbi di Bly Manor) e sguardo narrante, Oliver Jackson-Cohen e last but not least Kate Siegel, moglie di Mike Flanagan.

Anche se Flanagan li mette sotto lo stesso cappello, la storia di Bly Manor è ispirata non a un’altra opera di Shirley Jackson bensì da una novella del grande Henry James (The Turn of the Screw), da molti considerato il più grande scrittore di romanzi britannico e caratterizzato da un forte realismo letterario.

Come il titolo lascia intendere, anche qui c’è una casa infestata, ma, come si accennava per il primo episodio della serie, si dà risalto anche ad altri aspetti dell’umano, in particolare, qui, all’amore.

Proprio questo elemento romantico è stato motivo di sottili critiche tra i più puristi del genere, che hanno ritenuto – nelle comunità online – che ci fosse troppo poco horror e troppo spazio agli elementi altri. In realtà in Bly Manor si ha l’impressione che i due elementi siano piuttosto bilanciati e anzi, ovviamente, si intersechino tra di loro in modo funzionale alla trama.

Un po’ come per American Horror story, lo scenario horror e il setting cliché della casa infestata, partono terrificanti e lo diventano poi molto meno, assumendo dei toni familiari. Ma se per AHS questa sdrammatizzazione avviene soprattutto grazie allo stile un po’ grottesco, che è un tratto distintivo del regista, qui è proprio lo spazio dato ai temi più emotivi e passionali che contestualizza la paura all’interno di qualcosa di più profondo.

In sintesi: The Haunting of Bly Manor può facilmente diventare l’episodio preferito da chi è spettatore occasionale del genere horror e meno di “jumpscare” (letteralmente: quegli spaventi che ti fanno saltare su dalla sedia).