Musicult – t.A.T.u.: All the Things She Said

t.A.T.u.
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2002: la storia della coppia lesbo più discussa degli anni ’00 e della loro hit per eccellenza: le t.A.T.u. e All the Things She Said

Quando oggi si riprensa alle t.A.T.u. e ad All the Things She Said, la loro super-hit del 2002, ritornano in mente la musica ma anche le infinite polemiche che circondarono la coppia di cantanti russe. Da una parte un inno LGBTQ+ che arriva in tempi non sospetti (non nel 2022, insomma) e da un paese che certo non incoraggia questi orientamenti sessuali.

Dall’altra, il fantasma di un’operazione commerciale che intende presentare una facciata pretenziosamente sexy e progressista al tempo stesso accompagnata da un ritornello pop accattivante e un ritmo da discoteca irrefrenabile. Non a caso le due compaiono vestite da scolarette, sotto la pioggia e in un panorama oscuro dal quale, però, emerge il loro amore.

E le due si baciano: cosa per molti inconcepibile all’epoca, e per tanti lo sarebbe anche oggi. Che sia finto o vero, ossia che tra le due giovani ci sia una vera passione poco importa perché le polemiche presto accompagnano il successo della canzone, che vince nel frattempo dischi di platino ovunque e arriva al numero uno in classifica anche qui in Italia.

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Il problema: al momento della pubblicazione ufficiale del brano, il 9 settembre 2002, le ragazze sono ancora entrambe minorenni. Per non parlare del fatto, poi, che le riprese del video risalgono addirittura al 2000, quando le due hanno rispettivamente quindici e sedici anni. Il che porta presto a parlare non solo di lesbismo ma anche di incoraggiamento alla pedofilia.

E, cionondimeno, il trionfo della canzone è stellare e inarrestabile e si tratta, di fatto, di una delle poche vere hit provenienti dalla Russia (ma cantata in inglese non per caso, gli ABBA insegnano) e popolari anche in occidente, con forti riscontri in tutta Europa e anche negli Stati Uniti. Inutile dire che da lì in poi saranno ben pochi gli artisti russi a raggiungere un tale impatto.

Una provocazione, del resto, che rappresenta comunque un momento di straordinaria libertà per l’espressione della musica pop in Russia (Putin era al potere dal soli tre anni): proviamo ad immaginarci come sarebbero accolti oggi un video e una canzone di questo tipo. E, però, non va dimenticata la natura strettamente “commerciale” del prodotto, slegata da qualunque campagna pro-LGBTQ+ che dirsivoglia.

E mentre tra emittenti e giornali (internet ancora fa poco testo) alcuni media a tratti eleggono il videoclip tra “i più sexy di sempre” e altri lo vietano per contenuti “osceni”, l’album 200 km/h in the Wrong Lane (che contiene anche una cover di How Soon Is Now degli Smiths, ed è prodotto anche da Trevor Horn) ottiene un grande successo in tutto il mondo; ma il crollo del progetto t.A.T.u. è dietro l’angolo.

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Come tanti gruppi one-hit wonder creati a tavolino (in questo caso dal produttore Ivan Shapovalov) la fragilità della coppia artistica formata da Lena Katina e Julia Volkova si rivela presto. Le ragazze non riescono a ravvivare il fenomeno legato a quel singolo di grande successo e per quanto gli album successivi siano anche interessanti (l’ultimo, addirittura, sembra sia stato ispirato dai Pink Floyd), lo scioglimento non si può evitare e arriva ufficialmente nel 2011.

Oggi le due ragazze vanno per i quaranta ma tutti le ricordano, giusto o sbagliato che sia, come quelle due adolescenti che si baciano sotto la pioggia, in un video innocentemente diffuso su MTV più di vent’anni fa. Forse un ricordo di tempi più ingenui: certo farebbe specie pensare a quante più polemiche e discussioni nascerebbero oggi, con i social, attorno a quella controversia.

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