Angelo Branduardi – Alla Fiera dell’Est: il vero (e sorprendente) significato [VIDEO]

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E infine il Signore, sull’Angelo della morte
Sul macellaio, che uccise il toro
Che bevve l’acqua, che spense il fuoco che
Bruciò il bastone, che picchiò il cane
Che morse il gatto, che si mangiò il topo
Che al mercato mio padre comprò

Abbiamo quindi, in ordine: gli assiri (il gatto); i babilonesi (il cane); i persiani (il bastone); i macedoni di Alessandro Magno (il fuoco); l’Impero Romano (l’acqua); gli arabi (il toro); i crociati cristiani nel Medioevo (il macellaio); i turchi ottomani (l’angelo della morte) e infine il Signore in persona, Dio, che interrompe la catena per ricondurre infine (idealmente) il popolo ebraico alla libertà.

Naturalmente le interpretazioni sono aperte, anche perché si tratta di un testo molto antico (la prima versione scritta è stata ritrovata a Praga nel 1590). C’è chi infatti al fuoco fa corrispondere l’incendio che bruciò Gerusalemme nel 586 a.C., causato dal famoso sovrano babilonese Nabucodonosor II.

C’è poi chi collega sia il cane che il gatto al dominio egizio, nella prima interpretazione non citato perché in quel caso il canto parte fondamentalmente dall’esodo guidato da Mosé e dalla prima vera liberazione del popolo israelita. Sappiamo che l’Egitto antico era molto legato alla figura del gatto, ma aveva anche un dio canide: Anubis.

Altre interpretazioni ancora sostengono che ogni figura rappresenti solo la storia dell’Israele antico, quindi fino al dominio di Roma e alla venuta del messia (Gesù Cristo, proprio lui) nell’anno 1. Sarebbe quindi lui, secondo questa lettura, il Signore (del quale è del resto incarnazione) che infatti “sconfisse” l’angelo della morte, resuscitando. E chiudiamo il cerchio con la tradizione pasquale.

Insomma, difficile affidarsi ad una ricostruzione storicamente accurata anche perché per secoli il canto si è tramandato anche per via orale o in ogni caso differenti popolazioni ebraiche ne hanno date differenti interpretazioni. Arrivando al 1976, la canzone è diventata una hit per Branduardi senza che molti ne conoscessero il retroterra (come oggi, del resto).

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