Dietro a ogni cosa c’è Franz – Una jam session d’orchestra

Dietro a ogni cosa è l'album d'esordio di Franz, compositore e cantautore classico che nel 2019 è arrivato secondo al premio Fabrizio De Andrè.

Dietro a ogni cosa
Copertina dell'album Dietro a ogni cosa di Franz
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Dietro a ogni cosa, recensione del disco disco di debutto.

Dietro a ogni cosa c’è Franz, al secolo Francesco Riva, cantautore, compositore, batterista e videomaker, insomma un tutto fare. Si, tutto fare, perché Franz ha curato ogni aspetto di quello che è il suo album di debutto. Francesco si è cimentato come autore di testi e musiche, maestro d’orchestra, pianista e cantante del progetto da lui stesso ideato, Franz. E in questo progetto si riversa tutta la sua formazione e la sua esperienza, dagli studi in conservatorio alla produzione di colonne sonore. Il background classico risuona forte nei dieci brani che compongono l’album, in cui si amalgamano archi, fiati e pianoforte con arrangiamenti piuttosto raffinati. Ma nonostante la poliedricità delle musiche, non si è mai abbandonati dalla sensazione di stare ascoltando la colonna sonora di un qualche film d’animazione. L’ascolto è decisamente coinvolto, ma  sono forse troppo forti gli echi del passato da compositore di musiche per film e spot.

Franz è indubbiamente capace nella composizione e realizzazione della parte musicale, meno eccentrico nella parte testuale. Il taglio della forma-canzone è immediato, ma démodé, tanto da dare quella sensazione di qualcosa di già sentito. Dietro a ogni cosa è un tentativo di voler raccontare una grande storia, risultando essere un insieme casuale di citazioni e riferimenti. Nei testi Franz finisce per voler raccontare sé stesso e quello che lo appassiona, e quindi si ritrovano riferimenti culturali al punk ora e alla letteratura classica poi. E allora eccoli, richiami ai Pink Floyd o a Buzzati, a Orlando di Lasso e i NOFX. Di cui, tuttavia, non vi è alcun influenza musicale e quindi il tentativo di voler coniugare la musica classica con quella rock si può dire in parte fallito.

Una fusione non del tutto riuscita.

Perché Franz ha l’ambizione di creare un progetto ambizioso che vorrebbe unire il rock cantautorale alla musica classica, ed è un peccato che non abbia centrato del tutto l’obiettivo. Si, perché l’orchestra diretta da Franz è in grado di produrre una musicalità a tratti quasi estasiante. Dietro a ogni cosa è in grado di sviluppare la musicalità dei brani come fosse una jam session, trovando lì la sua formula vincente. Tuttavia  la voce e le parole non finiscono mai per essere superflui,  per quella che potrebbe essere un’esperienza acustica interessante.

Franz è un maestro d’orchestra capace, in grado di rendere quasi corporei quegli archi e quei fiati. Tanto che ascoltando l’album si avrebbe voglia di scovare un concerto nella propria città e andarci. Perché l’impressione è proprio quella di un album da ascoltare dal vivo, con l’orchestra completa sul palco di fronte a noi. L’ascolto diverte, intrattiene, coinvolge perché dietro è evidente il lavoro ricercato e minuzioso.

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