Manhunt: Unabomber – L’intrigante miniserie Netflix sul killer dei pacchi postali

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Dopo anni di indagini e ricerche la F.B.I. riesce ad arrestare Theodore Kaczynski, meglio conosciuto come Unabomber, uno dei killer più longevi e sfuggenti della storia. È noto per aver terrorizzato il popolo americano tra 1978 e il 95’, nascondendo ordigni esplosivi all’interno di pacchi postali. Il risultato fu di 3 morti e 23 feriti. Questo soprannome ormai noto in tutto il mondo deriva da “UNiversity and Airline BOMber”, indicante i luoghi più frequenti dei suoi attentati.

Vista la risonanza mediatica della vicenda, Manhunt: Unabomber non tiene nascosto l’epilogo dei fatti, anzi, prendendolo come punto di riferimento, permette allo spettatore di conoscere approfonditamente tutti i protagonisti coinvolti, attraverso una serie di salti temporali.

Questa miniserie di 8 episodi prodotta da Discovery Channel e disponibile sulla piattaforma Netflix, può contare su un villain estremamente affascinante e complesso, che neanche un geniale scrittore sarebbe stato in grado di partorire.

Nato a Chicago nel 1942, Ted Kaczynski è sempre stato considerato un ragazzo prodigio, dotato di un’intelligenza fuori dal comune.

Viene ammesso ad Harvard all’età di 16 anni, si specializza in Matematica, e dieci anni più tardi gli viene proposta una cattedra all’Università di Berkeley. Maxwell Reade, un professore presente alla discussione della tesi dichiarò: “Credo che forse 10 o 12 persone nel paese la capirebbero e la potrebbero apprezzare”.

Siamo di fronte ad un vero e proprio genio.

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Unabomber

Come spesso accade per menti brillanti e anticonformiste, la difficoltà nel relazionarsi con le persone lo ha portato ad isolarsi sempre di più dalla realtà. È convinto che la rivoluzione industriale abbia avuto conseguenze disastrose per la razza umana, e che il progresso tecnologico causerà un inasprimento dei rapporti umani e un consumismo esasperato.

Secondo Unabomber, l’uomo per essere veramente libero deve tornare ad uno stato di vita primordiale, ed è quello che farà.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata da James “Fitz” Fitzgerald (Sam Worthington), un profiler del Bureau considerato il migliore nel suo campo.

Fitz ammira l’intelligenza e le idee di Unabomber.

La caccia diventerà una vera e propria ossessione, e porterà l’agente F.B.I. alla più totale alienazione con il mondo circostante. Abbandonerà, tradirà e surclasserà chiunque cerchi di mettergli i bastoni fra le ruote, anche se si dovesse trattare dei propri cari.

Unabomber

Il compito si preannuncia abbastanza arduo vista la natura “atipica” di questo killer.

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Unabomber colpisce a distanza, non lascia impronte e non ha legami diretti o collegamenti con i suoi bersagli. Non sembra essere interessato a tornare sulla scena del crimine per ammirare i frutti del suo lavoro, il che lo rende praticamente invisibile.

L’unica speranza di trovare indizi risiede nella linguistica forense, una neonata disciplina che attraverso l’analisi minuziosa delle sue lettere, aiuterà a scovare un idioletto o un proverbio che possano indirizzare le ricerche.

Paul Bettany (lo avrete già visto interpretare Visione in Avengers) è qualcosa di straordinariamente ipnotico. La perdita evidente di peso e l’aria trasandata lo rendono praticamente irriconoscibile, per un’interpretazione che vale da sola il prezzo del biglietto. Alquanto inaspettata la sua esclusione dai nominati agli Emmy Awards 2018 in una categoria, quella di “Miglior attore protagonista in una miniserie”, che quest’anno risulta essere di un livello stratosferico.

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