The Moment: il regista ci spiega come funziona

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“Lo spettatore di The Moment agisce sul film a livello inconscio”, racconta l’autore. “Ci sono 18 miliardi di combinazioni possibili”

The Moment è il titolo dell’ultimo corto di Richard Ramchurn, studente alla Nottingham University e regista per hobby. Fin qui, nulla di particolarmente esaltante. La peculiarità sta però a monte, non nel lavoro in sé e per sé (ventisette minuti di distopia in un futuro incentrato sull’interfaccia digitale uomo-macchina), quanto nelle modalità di fruizione: come nella sua stessa trama, The Moment è un film “controllato” dalla mente degli spettatori. Attraverso un sistema di rilevamento delle onde cerebrali, il corto di Ramchurn permette a chi guarda di influire su alcuni aspetti della pellicola, andando a modificarne in diretta diversi elementi. Durante la proiezione di prova, tre persone munite di caschi avevano il controllo rispettivamente di musiche, trama e montaggio. Utilizzando un sistema simile alla classica elettroencefalografia, The Moment captava gli impulsi elettrici neuronali degli spettatori, e li utilizzava per modificare non indifferenti dettagli del film in corso. L’incrocio dei diversi imput contribuisce all’originalità imprevedibile del prodotto finale.

The Moment è per lo più girato in maniera tradizionale, con un terzo di immagini generate al computer per facilitare il compito,” ha spiegato lo stesso Richard Ramchurn a Motherboard di Vice, raccontando i punti di partenza del progetto, iniziato ormai cinque anni fa. “Lo spunto era partire dal cosiddetto neurocinema, lo studio cerebrale sugli effetti psichici di determinate scene, e applicarlo ad elementi specifici come il montaggio o il  sonoro. Già nei videogiochi il fruitore agisce attivamente sugli sviluppi della storia: in The Moment lo svolgimento intero è aggiornato inconsciamente dallo spettatore in tempo reale. Gli stimoli neuronali degli spettatori influenzano vari aspetti del film creandone fino a 18 miliardi di versioni. Così ogni visione è inedita.

L’autore di The Moment ha poi illustrato gli scenari futuri della sua ricerca, a livello personale come collettivo: “Ora vorrei provare con un film horror, comunque un tipo di cinema che coinvolga maggiormente gli spettatori a livello emotivo, per portare il tutto a livelli imprevedibili. Mi piacerebbe che anche altri registi provassero a sperimentare questa tecnologia. Con lo sviluppo della Brain Computer Interface aumenteranno i territori artistici da esplorare in questo campo. Sarà possibile tradurre automaticamente pensieri in immagini e suoni. Un opera che potrebbe cambiare la nostra stessa coscienza“.

 

fonte intervista: motherboard.com