The Bye Bye Man – la recensione in anteprima, senza spoiler

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Ci sono cose a cui non si riesce a smettere di pensare. Nomi, fatti che entrano nella mente, che una volta conosciuti entrano nella nostra vita e non riescono ad uscirne più. The Bye Bye Man è questo, è la nostra ossessione più grande, il nostro terrore, che ci fa impazzire, che non ci fa più pensare ad altro, ci fa commettere atti osceni, diventare pazzi agli occhi degli altri. Stacy Title (il Diavolo Dentro, Una Cena Quasi Perfetta) ha firmato la regia di questo film che si definisce un horror ma resta più sul thriller che sull’orrore. La storia parla di Elliot, interpretato da Douglas Smith (Vinyl, Ouija), Sasha (Cressida Bonas) e John (Lucien Laviscount, visto in Snatch, Scream Queens),tre ragazzi universitari, che affittano un’enorme e sinistra casa cigolante per studiare e vivere insieme.

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Ben presto, durante una festa, vengono a conoscenza della forza sovrannaturale che si trova nella casa. Elliot, che continua a sentire una moneta d’oro cadere, come se vi fosse qualcuno vicino, si ritrova a leggere sul fondo del comodino della sua camera una serie di scritte circolari che recitano “non dirlo, non pensarlo” ripetuto per un’infinità di volte. Sotto il fondo trova il nome e così Elliot viene a conoscenza di The Bye Bye Man. Non ancora consapevole del peso di quel nome, Elliot lo dirà ai suoi amici ed anche alla loro amica universitaria Kim, che si definisce una sensitiva e per i suoi poter attrarrà ancora di più la forza sovrannaturale. Insieme a Kim fanno una seduta spiritica ed è proprio qui che il Bye Bye Man riesce ad impossessarsi delle loro menti. Da qui Sasha inizia a stare male, John si incattivisce ed Elliott inizia ad avere visioni di cose che realmente non accadono. L’oscura presenza semina terrore e riesce già a fare le sue vittime. Il caso si era già ripresentato due volte in passato e così i ragazzi ben presto scoprono che per eliminare questa forza non vi è altra soluzione se non quella di eliminare e far dimenticare il suo nome, e con esso tutte le persone che ne sono a conoscenza.

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L’idea di base risulta davvero originale, e così anche il modo in cui viene concepita la sceneggiatura. Sia Stacy Title che  James Kniest, direttore della fotografia, ritenevano fondamentale che il film fosse basato sulla realtà. Bye Bye Man infatti non è il solito mostro, ma è un’ossessione, un terrore qualunque che può insidiarsi dentro ognuno di noi e portare alla follia anche le persone più tranquille. Per questo, proprio perché l’idea era ottima, poteva anche essere sviluppata meglio. Non è il solito horror dove si vedono scene splatter e gore ogni due per tre, anzi, e nemmeno il film dove non si ha cura né affetto per i protagonisti, o dove muoiono tutti a catena uno dopo l’altro e alla fine ne resta solo uno, ovviamente il protagonista, per intendersi. Insomma, non è la solita americanata, ha qualcosa in più, ma resta lì e non spicca il volo.

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Il ruolo di Bye Bye Man è stato recitato magistralmente da Doug Jones (Il labirinto del Fauno, Hellboy), che è famoso per i suoi numerosi ruoli mascherati e per la sua bravura. Il lavoro di make-up fatto su Doug Jones è più che eccezionale, e nonostante si veda poche volte e non lasci spazio a grandi espressioni facciali, rende benissimo l’idea di terrore e di angoscia che si lega al personaggio, solo grazie agli occhi e alla forma del corpo (del resto Doug Jones vi era già riuscito benissimo nel Labirinto del Fauno con i personaggi del Fauno e dell’uomo pallido). Jenna Kannel, famosa per interpretare sempre la controfigura di sé stessa, interpreta Kim, l’amica sensitiva.  Le altre apparizioni eccezionali, oltre a quella di Doug Jones,  sono quella di Carrie- Ann  Moss (Matrix, Chocolat, Memento, Jessica Jones) che interpreta la detective Shaw, l’unica a credere alla storia di Elliot e quella di Dorothy Faye Dunaway, le celebre attrice di Bonnie & Clyde, Chinatown, I tre giorni del Condor e molti altri.

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Il film si ispira a un libro di Robert Damon Schneck che a sua volta ha ripreso la storia tra fatti realmente accaduti e leggende metropolitane. Il vero Bye Bye Man era stato avvistato per le strade di New Orleans, un uomo albino cieco  della Louisiana che viaggiava come un vagabondo negli Stati Uniti assieme al suo cane Gloomsinger, che a quanto pare doveva avere la pelle cucita insieme alle lingue e occhi delle sue vittime (così si legge). Nel film si rivede infatti  il cane fedele, sempre a fianco del suo padrone, realizzato con una CGI non esilarante per la qualità della grafica e dei movimenti.

Si può dire che l’idea di base era quella del chiedersi “ma perché le persone comuni, buone, fanno cose cattive?”. Visto che il film non è il solito film horror, si vede che cerca di puntare su fattori diversi come ansia, spavento, suspance estrema, ma non ci riesce. Si sobbalza una volta al massimo sulla sedia! Si ritrovano delle scene d’amore tra Sasha ed Elliot poco adeguate per un film del settore e gli stessi attori sembrano non essere convinti di quello che stanno facendo, insomma non trasmettono affatto paura e terrore. Spicca un po’ più degli altri attori Lucien Laviscount, che riesce in una buona interpretazione. Fattore penalizzante è che regia e sceneggiatura da un certo punto in poi seguono solo le vicende di Elliot lasciandoci parzialmente all’oscuro su cosa stia succedendo a John e Sasha. Inoltre c’è davvero da chiedersi perché la Dunaway abbia partecipato a questo film.

Il film sarà nelle sale italiane il 19 Aprile.