Shooter: da film a serie tv

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Le vicende di Bob Lee Swagger, ex cecchino dei Marines vittima di una cospirazione governativa, sono tornate su Netflix con una nuova serie in contemporanea con gli Stati Uniti, basata sul romanzo Una pallottola per il presidente di Stephen Hunter e sul film omonimo del 2007, con protagonista Mark Wahlberg nei panni del cecchino veterano Swagger. Lo stesso Wahlberg figura tra i produttori esecutivi della serie, in cui questa volta però il cecchino protagonista è interpretato da Ryan Phillippe, che torna a imbracciare un fucile dopo Flags of Our Fathers di Clint Eastwood (2006). L’episodio pilota segue molto (e forse troppo) la story-line del film, come è inevitabile per un remake che —almeno sulla carta— ha tutto da perdere se confrontato con la pellicola. Fortunatamente nelle puntate seguenti non mancano i colpi di scena (qui essenziali, specie per chi ha già visto il film).

Da segnalare la presenza nel cast di William Fichtner, alle prese ancora una volta con l’ennesima serie di fantapolitica dopo Prison Break, questa volta nei panni del cecchino amico e mentore di Swagger.

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Mark Wahlberg e Ryan Phillippe, entrambi nei panni del cecchino Bob Lee Swagger

Shooter è una serie piacevole e in grado di creare suspense, ma risulta abbastanza scontata, prevedibile e ai limiti del verosimile se paragonata al film interpretato da Wahlberg, che in poco più di due ore riesce a condensare in modo convincente temi come il patriottismo, i reduci di guerra, i giochi di potere della politica americana e la spregiudicatezza dei servizi di intelligence USA.