In arrivo un film su Giulia Cecchettin
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La vicenda di Giulia Cecchettin, divenuta un simbolo nazionale nella lotta contro la violenza di genere, continua a generare riflessioni, iniziative e opere culturali. Tra queste, sta prendendo forma un progetto cinematografico che mira a trasformare in immagini il dolore, la memoria e l’impegno civile nati dopo la sua tragica scomparsa. Il film, ispirato al libro del padre, rappresenta un nuovo tassello nel percorso di consapevolezza che la famiglia Cecchettin ha deciso di intraprendere e condividere con il Paese.
Il titolo scelto per il lungometraggio è Se domani non torno, opera che prenderà ispirazione dal volume Cara Giulia scritto da Gino Cecchettin insieme a Marco Franzoso. Alla guida del progetto ci sarà la regista Paola Randi, che firmerà anche la sceneggiatura con Lisa Nur. La produzione è stata annunciata durante Che tempo che fa, ma per ora i dettagli restano limitati: le riprese dovrebbero avviarsi nel corso del 2026 e non sono ancora stati resi noti i nomi degli interpreti.
La storia che il film porterà sullo schermo seguirà il filo emotivo e narrativo del libro pubblicato lo scorso marzo. Nel testo, il padre di Giulia Cecchettin ricostruisce ciò che ha imparato dalla figlia e riflette sulle radici culturali e sociali che permettono ancora oggi alla violenza di genere di manifestarsi in modo devastante.
Paola Randi, già autrice di film come Tito e gli alieni – opera che le è valsa un Nastro d’argento – Beata te e La storia del Frank e della Nina, si confronta qui con un materiale narrativo profondo e complesso. Anche Marco Franzoso, coautore del libro e già noto per Il bambino indaco e L’innocente, contribuisce a un progetto che non è solo cinematografico ma parte di un percorso più ampio: sostenere le vittime di violenza e promuovere una riflessione collettiva sulla responsabilità educativa e culturale.
Il volume, concepito come una lunga lettera indirizzata a Giulia Cecchettin, amplifica la testimonianza del padre, trasformandola in un appello rivolto alle famiglie, alle scuole, alle istituzioni. È un invito a riconsiderare le forme di educazione emotiva, relazionale e affettiva impartite ai giovani.
Le dichiarazioni di Gino Cecchettin, lasciate immutate, custodiscono il cuore autentico della sua testimonianza:
Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande. Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico.
Riflettendo sul significato del suo impegno, aggiunge:
Provo ad analizzare dove abbiamo sbagliato, soprattutto noi genitori, padri e madri, dove siamo stati poco presenti e non siamo riusciti a educare i figli all’amore, al rispetto, alla comprensione, ma li abbiamo forse educati a una modalità di vita incentrata sul possesso. (…) Questo sto cercando di fare con tutte le mie forze e questo credo sia il modo migliore per reagire a quanto è successo, facendo più rumore possibile, per parlare agli altri genitori e alla generazione dei figli
Per trasformare il dolore in un impegno tangibile, la famiglia ha istituito una fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, con l’obiettivo di promuovere iniziative formative e culturali che aiutino le nuove generazioni a riconoscere e contrastare le dinamiche violente all’interno delle relazioni. La fondazione sostiene attività educative, manifestazioni e percorsi di sensibilizzazione sul femminicidio.
Giulia Cecchettin scomparve l’11 novembre 2023 dopo un incontro con l’ex fidanzato Filippo Turetta. Una settimana più tardi il corpo della giovane fu ritrovato, vittima di 75 coltellate. Turetta, fuggito in Germania, fu arrestato e riportato in Italia.
Il processo, iniziato con rito immediato il 23 settembre 2024 davanti alla Corte d’Assise di Venezia, si concluse il 3 dicembre dello stesso anno con la condanna all’ergastolo per omicidio volontario aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Non vennero invece riconosciute le aggravanti di crudeltà e di atti persecutori. Furono inoltre stabiliti risarcimenti provvisionali per la famiglia: 500 mila euro al padre e 100 mila euro ciascuno ai fratelli.
Il 6 novembre 2025 la Procura Generale rinunciò all’impugnazione, dopo che anche Turetta aveva scelto di non presentare appello, rendendo definitiva la sentenza.
Al momento dell’omicidio, Giulia Cecchettin aveva completato la tesi di laurea in ingegneria biomedica ed era prossima alla discussione. L’Università di Padova ha scelto di conferirle la laurea post mortem nel febbraio successivo. A ritirare il titolo è stata la sorella Elena, che ha ricordato: “Sono fiera di te”.