Sandokan, la recensione dei primi due episodi della serie

Sandokan: il leggendario pirata del Borneo torna tra avventura, libertà e coraggio, conquistando nuove generazioni. La serie, prodotta da Lux vide, ha appassionato il pubblico del Rome Film Fest 2025.

Sandokan - Copertina Can Yaman
Sandokan - Copertina Can Yaman
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Tra le acque turbolente del Borneo e le coste lontane di Labuan, la leggenda di Sandokan prende nuova vita. Il pirata dai piedi veloci torna sullo schermo, pronto a guidare la sua ciurma tra battaglie mozzafiato e sfide di coraggio, tra vendetta e lealtà. Questa nuova interpretazione riesce a fondere l’epica della storia originale con una modernità che avvince, emoziona e conquista lo spettatore, dimostrando che il mito di Sandokan non appartiene solo al passato: continua a ispirare e affascinare, generazione dopo generazione. La serie tv verrà trasmessa a dicembre su Rai 1. Qui la nostra recensione.

Sandokan, La Trama

All’inizio dell’Ottocento, il Borneo brucia e la tribù dei Dayak lotta per sopravvivere. Tra le fiamme, il coraggio dei padri segna il destino delle nuove generazioni. Anni dopo, il pirata Sandokan solca le stesse acque, combattendo per la libertà e scoprendo la verità sul suo popolo ridotto in schiavitù dai colonizzatori inglesi. Naufrago sulle coste di Labuan e travestito da mercante, dovrà affrontare la crudeltà di Lord Brooke, proteggere la sua ciurma e confrontarsi con sentimenti inaspettati per Marianne. Tra vendetta, coraggio e passione, Sandokan dimostra che l’onore e la libertà valgono più di qualsiasi tesoro.

Sandokan - Can Yaman e Alanah Bloor
Sandokan – Can Yaman e Alanah Bloor

Sandokan, La Recensione

Già dall’intramontabile sigla, potremmo dire che era già tutto previsto. In sala, alla premiere del film Sandokan alla ventesima edizione del Festival del Cinema di Roma, molti erano figli di quel Sandokan anni ’70 che ha appassionato un’intera generazione. L’impresa non era semplice, eppure è riuscita: Jan Maria Michelini e Nicola Abbatangelo non fanno rimpiangere il vecchio Sandokan, pietra miliare della storia del cinema, ridandogli nuovo ossigeno e vita.

Tutto nasce da un’idea di Luca Bernabei, sviluppata per la televisione da Alessandro Sermoneta, Scott Rosenbaum e Davide Lantieri, in un riadattamento moderno della versione originale di Sergio Sollima, dal romanzo di Emilio Salgari.

Fedele all’originale nella sceneggiatura ma differente nell’esecuzione tecnica, i primi due episodi della serie regalano coerenza narrativa e la voglia di rimanere incollati allo schermo per assaporarne la conclusione (anche se sappiamo già come va a finire…).

Il timore era quello di un risultato “overblown”, e invece l’uso misurato della CGI, unito alla sapiente scenografia di Luca Merlini e alla fotografia di Valerio Evangelista, Mirco Sgarzi e Alessandro Pesci, coinvolge in modo assoluto e convincente.

L’interpretazione di Can Yaman e degli altri personaggi

Can Yaman (Sandokan), leggero nel suo vestito migliore, alle luci di regia e del pubblico appare come una divinità greca sul grande schermo. E non si tratta solo di bellezza, ma anche di bravura e accuratezza nel ruolo. Forse perché anche Can è un po’ il ribelle Sandokan, riesce a uscire dagli schemi previsti, regalando un’interpretazione autentica e soprattutto umana. Non c’è il tentativo di imitare l’intramontabile Kabir Bedi – i cui occhi glaciali fanno parte della storia del cinema – ma di reinterpretarlo e umanizzarlo.

L’imponenza della forza e del fisico si fonde con la vulnerabilità dell’eroe, che cade e si rialza, e che si imbarazza di fronte alla bellezza di Marianne, la perla di Labuan (agli esordi Alanah Bloor). Ai ritmi incessanti della battaglia si contrappongono i momenti di riflessione di un uomo dallo spirito libero. Questo, concetto al quale si sono ispirati molti dei “pirati” precedenti – primo tra tutti Johnny Depp – è la chiave che rende ancora oggi Sandokan un prodotto vincente.

C’è la voglia di superare convenzioni e perbenismi (ottima l’interpretazione di Ed Westwick nei panni del capitano James Brooke), c’è la volontà di raccontare l’incontro di culture diverse in una terra lontana. Il calore e l’intimità delle scene riescono a immedesimare il pubblico in una storia senza tempo, dove all’eroe achilleo dal “piè veloce” si contrappone la crudeltà dell’antieroe.

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Rifiutando sfarzi, regole e convenzioni, Sandokan e Can Yaman ci riportano all’importanza dei rapporti autentici, del dubbio e della libertà, spesso perduta. Convincente nei momenti di tensione fisica ed emotiva – standing ovation in sala per la celebre scena dell’uccisione della tigre – il protagonista viene accompagnato da figure chiave di livello, prima tra tutte l’istrionico Alessandro Preziosi nei panni di Yanez, che instaura con Yaman una bella chimica sulla scena, regalando al pubblico sorrisi e sfumature di ironia.

Il ritmo della pellicola è incalzante e avvincente, come confermato dagli applausi in sala a fine proiezione. È stato un bel viaggio, un ponte tra passato e futuro, capace di unire generazioni diverse in un’unica emozione condivisa. Sandokan dimostra che il vero cinema non passa mai: vive, travolge e rimane a lungo con noi, anche dopo che le luci dei riflettori si spengono.

Sandokan, Il Cast

  • Can Yaman Sandokan
  • Alanah Bloor Marianne
  • Alessandro Preziosi Yanez De Gomera
  • Ed Westwick James Brooke
  • John Hannah Sergente Murray
  • Madeleine Price Sani
  • Owen Teale Lord Guillonk
  • Lucy Gaskell Aunt Frances
  • Matt McCooey Sultano Muda Hashim
  • Samuele Segreto L’italiano
  • Gilberto Gliozzi Sambigliong
  • Mark Grosy Sarkar
  • Sergej Onopko Yussuf

Sandokan, Il Trailer

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