SEGA, come PlayStation ha sconfitto la sua rivale

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PlayStation ha ormai compiuto 30 anni e tutti coloro che sono cresciuti con una console di casa Sony in salotto si sentono un po’ più vecchi. Oggi le cosiddette “console wars” sono ormai un ricordo del passato ma c’è stato un tempo in cui le compagnie sgomitavano per assicurarsi un posto all’interno dell’industria a colpi di esperimenti, esclusive, console e decine di fallimenti.

Oggi vi raccontiamo come PlayStation si è guadagnata la posizione di protagonista che occupa oggi, estromettendo SEGA con tanta qualità e un pizzico di assoluto genio del marketing

L’ascesa di SEGA

SEGA era divenuta negli anni ’90 l’unica vera rivale di Nintendo, grazie al suo Mega Drive (Genesis in USA) che si era riuscita a posizionare come alternativa più tecnologica e attraente per un pubblico di giovani.

Sonic era la mascotte perfetta per riassumere la filosofia di SEGA, veloce, dinamica e in ascesa soprattutto nel mercato occidentale. Lo spot “Genesis does what Nintendon’t” è presto diventato uno slogan iconico che definiva la fiducia un po’ superba di SEGA nel suo brand.

Tuttavia l’idillio stava per essere rotto a causa di una nuova rivale, la PlayStation di Sony

Il colpaccio dell’E3

PlaySttion vs SEGA

All’E3 del 1995. SEGA è pronta a presentare la sua nuova console, il Saturn, previsto per il 2 settembre, ribattezzato “Saturn Day”.
Quando però il CEO Tom Kalinske sale sul palco, spiazza tutti dichiarando: “Il Saturn è disponibile da oggi in Nord America, al prezzo di 399 dollari”.

La mossa a sorpresa doveva anticipare la concorrenza di Sony, ma si è rivelata un strategia disastrosa. La produzione limitata impedì la distribuzione a molti rivenditori, che per ripicca hanno poi deciso di rimuovere i prodotti SEGA dai propri scaffali. Anche gli sviluppatori sono stati colti di sorpresa, non riuscendo a sincronizzare le uscite dei loro giochi con il lancio della console.

Qualche ora dopo, Steve Race di Sony salì sullo stesso palco e, con una sola frase, cambiò la storia: “299 dollari”.

Il pubblico esplose. Bastarono cento dollari in meno per decretare la vittoria di PlayStation e la disfatta di SEGA. Da quel momento, la guerra era persa. Gli stand dell’E3 si trasformarono in un campo di battaglia fatto di slogan e provocazioni: SEGA alzava il volume della musica per coprire gli incontri di Sony con i publisher, mentre PlayStation rispondeva con poster irriverenti come l’iconico “If you still want a Saturn, your head is in Uranus”.

L’inizio della fine

Il successo del Mega Drive aveva reso SEGA un colosso in asces, ma l’arroganza e le divisioni interne si rivelarono fatali.
Anni prima, Sony aveva proposto una collaborazione per sviluppare una console comune. SEGA avrebbe fornito l’esperienza nel settore e Sony si sarebbe occupata dell’hardware.
La dirigenza di SEGA però accolse con diffidenza la proposta e finì per rifiutarla. “Faremo la nostra console, e loro facciano la loro“, questa fu la risposta lapidaria. Quella decisione segnò la fine di ogni possibilità di alleanza e sicuramente un grosso rimpianto per chi l’ha compiuta

Il progetto Saturn proseguì, ma nel panico di fronte ai rumor sulle capacità poligonali della PlayStation, SEGA decise di potenziare in corsa l’hardware.
Il risultato fu una macchina potente ma complessa e difficile da adottare per gli sviluppatori. Gli studi preferirono la semplicità della PlayStation e SEGA si ritrovò con una libreria minuscola: appena un ottavo dei titoli disponibili sulla console Sony.
Senza esclusive forti, e con la concorrenza che presentava Crash Bandicoot, Final Fantasy VII e Metal Gear Solid, SEGA si aggrappò a un’unica speranza: Sonic.

Sonic Xtreme e la fine di un sogno

sega genesis

Il destino di SEGA era ormai legato al suo eroe in blu. Sonic Xtreme, il primo titolo 3D dedicato al riccio, doveva essere la salvezza di Saturn e dell’intera compagnia.
Lo sviluppo si trasformò presto in un incubo: le enormi pressioni da parte della dirigenza generarono il caos all’interno di un team già più volte ricostruito.
Chi ha lavorato al progetto racconta di giornate lavorative da venti ore, senza una direzione chiara e con il morale a terra. Alla fine, Sonic Xtreme venne cancellato, e con lui anche le ultime speranze di SEGA. L’assenza del suo simbolo fu il colpo di grazia per l’ultima generazione di console targata SEGA.
La Dreamcast, lanciata nel 1998, non bastò a risollevare l’azienda e nel giro di pochi anni, SEGA si ritirò dal mercato hardware, lasciando campo libero a Sony e alla sua PlayStation 2, che avrebbe dominato il decennio successivo.

Oggi SEGA sopravvive come publisher di franchise di successo come Sonic, Persona e Yakuza. Si parla di un possibile servizio in abbonamento simile al Game Pass, ma è difficile immaginare un futuro in cui SEGA torni a essere protagonista come un tempo.
La sua storia resta una lezione di umiltà per l’intera industria. Bastano 100 dollari e un errore di orgoglio per cambiare il destino di un colosso.

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