Questo ottobre dimentichiamo per un attimo i soliti vampiri e gli zombie in HD, vale la pena tornare a quelle serie dimenticate, o mai davvero comprese, che esplorano il buio interiore.
Esistono molte forme di oscurità: quella delle ombre nei boschi, quella dei film da brivido e quella più difficile da guardare che abita dentro di noi. Nessun artiglio, urlo o dente affilato, ma un silenzio improvviso, una stanza troppo vuota, un pensiero che non si lascia spegnere. Ecco otto serie a tema.
Conosciamo tutti i mostri dei castelli circondati da corvi, le nebbie che avvolgono i cimiteri e gli spettri che amano le notti di ottobre. Ma qual è la vera oscurità? Quella che non fa rumore, non si lascia catturare e quasi mai si riconosce a prima vista: si nasconde nei salotti troppo ordinati, negli amori che si sfaldano, negli sguardi che non sanno più dove posarsi.
1. The OA (2016–2019, Netflix)
Oscurità spirituale: la fede come salto nel vuoto
Un corpo che ritorna dopo sette anni, una storia impossibile e un gruppo di sconosciuti uniti da un mistero che riguarda la morte, il tempo e la fede. The OA è una delle serie più visionarie e incomprese degli ultimi anni: una parabola spirituale mascherata da fantascienza che osa parlare di redenzione e destino in un’epoca dominata dal cinismo. La sua forza sta nel coraggio di costruire un mito contemporaneo sul potere della connessione umana. È la storia di chi sceglie di credere anche quando tutto sembra privo di senso e di come la fede, che sia religiosa, artistica o umana, diventi l’unica luce nel buio.
Perché vederla: perché mostra la spiritualità come atto di resistenza e ricorda che, a volte, il mistero è l’unica forma possibile di verità.
2. Penny Dreadful (2014–2016, Paramount+ / NOW)
Oscurità dell’anima: il peccato come identità
In un’Inghilterra gotica e decadente, Penny Dreadful rilegge i miti dell’orrore vittoriano per parlare la lingua del dolore umano. Dorian Gray, Frankenstein, Dracula, ogni creatura è un riflesso di ciò che non riusciamo ad accettare di noi stessi: la dipendenza, la colpa, il desiderio. A questo aggiungiamo un’Eva Green magnetica e tormentata capace di regalare una delle interpretazioni più intense della TV moderna incarnando la battaglia eterna tra fede e passione, tra redenzione e condanna.
Perché vederla: perché trasforma il gotico in poesia e il terrore in confessione. È l’horror che non nasce dai mostri, ma dal saperli riconoscere.
3. Wayward Pines (2015–2016, Disney+ / Prime Video)
Oscurità del controllo: la prigione della perfezione
Un agente arriva in una cittadina dove il tempo non scorre come dovrebbe: tutto è troppo giusto, troppo curato, troppo…sorridente. Wayward Pines è il lato paranoico del sogno americano: una Twin Peaks più fredda e distorta, dove la paura nasce dal controllo totale. Un thriller fantascientifico che ci aiuta a riflettere sul controllo che la società ha, o potrebbe avere, su di noi. La perdita della nostra libertà è il prezzo da pagare per ottenere sicurezza?
Perché vederla: perché mostra come la vera oscurità non risieda tra le ombre nei boschi, ma nei sistemi di una società che vuole renderci felici…a forza.
4. Taboo (2017, Disney+ / NOW)
Oscurità storica: la follia del potere e del possesso
Londra 1814. Tom Hardy torna dall’Africa con più fantasmi che amici e con una sete di vendetta che sa di rituale. Taboo è un viaggio nei bassifondi dell’impero britannico tra magie tribali, colonialismo e alchimia politica. Ogni episodio è intriso di fango, febbre e desiderio di potere dove il protagonista sembra camminare in un mondo in cui onore e follia si confondono.
Perché vederla: perché Tom Hardy è Tom Hardy. Tuttavia, se servisse un altro motivo potremmo dire che Taboo è capace di rendere sacro e viscerale lo stesso istinto autodistruttivo che chiamiamo “ambizione”.
5. Maniac (2018, Netflix)
Oscurità mentale: la mente come labirinto
Una coppia di sconosciuti si sottopone a un esperimento farmacologico che promette di cancellare il dolore. Ma il viaggio dentro la mente è tutt’altro che controllato: Maniac è una storia psichedelica sull’impossibilità di guarire dal proprio passato. Tra humour surreale e malinconia, la serie dipinge la mente umana come una prigione piena di stanze chiuse, ma con la luce accesa.
Perché vederla: perché ci ricorda che la guarigione non arriva cancellando il dolore, ma imparando a conviverci.
6. Mindhunter (2017–2019, Netflix)
Oscurità razionale: comprendere il male, diventare il male
Negli anni Settanta, due agenti dell’FBI inventano la scienza del profiling intervistando i serial killer più spietati per “entrare” nella loro mente. Un male che diventa contagio: più viene compreso, più ne viene assorbita l’essenza. Mindhunter è un noir cerebrale e glaciale dove l’orrore non esplode ma si studia, si archivia, si comprende.
Perché vederla: perché dimostra che l’orrore più puro è quello che non ha bisogno di urlare. (Ed è forse la serie più sottovalutata mai prodotta da Netflix.)
7. Ripper Street (2012–2016, Prime Video)
Oscurità morale: il confine tra giustizia e vendetta
Londra, fine Ottocento: cosa ti fa pensare? Jack lo Squartatore, ovviamente. In questa serie troviamo una città che tenta di raccogliere i propri pezzi per ricomporsi, ma sembra che ogni buona azione qui abbia un prezzo. Ripper Street esplora il lato etico del male, quello che nasce da scelte sbagliate fatte per ragioni giuste. Ogni episodio è un microcosmo di decadenza e ambiguità, dove la legge e la violenza sembrano due facce della stessa medaglia.
Perché vederla: perché la vera oscurità, a volte, è solo la somma di tutte le giustificazioni; perché è uno specchio del presente travestito da passato.
8. The Knick (2014–2015, NOW / Apple TV+)
Oscurità del progresso: il culto del progresso come nuova dipendenza
New York, inizio Novecento. Il dottor Thackery è un genio della chirurgia e un tossicodipendente cronico: la sua ricerca di progresso è anche la sua condanna. Diretto da Steven Soderbergh, The Knick è un racconto di modernità e disperazione, dove il corpo umano diventa il campo di battaglia dell’ambizione. Visivamente sublime, clinicamente crudele, la serie mostra come il progresso porti con sé sempre una perdita.
Perché vederla: perché il vero orrore non è la morte, ma la convinzione di poterla sconfiggere.
Conclusione
Dimenticate, trascurate, mai davvero ascoltate. Queste otto serie hanno dato un volto diverso all’oscurità: spirituale, morale, mentale, storica. Ognuna ha scavato in un lato diverso della nostra mente mostrando che non tutto ciò che è oscuro è male e che non dobbiamo fuggire dal buio, ma imparare a comprenderlo.
Questo ottobre non è il momento di distrarsi con i soliti brividi da catalogo. È il momento di guardare in faccia ciò che ci spaventa davvero: il lato oscuro che nessuna serie potrà mai scrivere meglio della realtà.