Gunn: “Superman scritto prima del caso in Palestina”

In un’intervista con Variety, James Gunn ha parlato della presunta metafora israelo-palestinese del suo Superman

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Parla James Gunn

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James Gunn non ha mai avuto paura di intrecciare i suoi progetti con riflessioni più ampie, e il suo lavoro recente nel nuovo universo DC lo dimostra chiaramente. Dal debutto animato con Creature Commandos fino all’attuale stagione di Peacemaker passando per Superman (qui la nostra recensione), l’autore e regista statunitense sembra spingersi sempre più spesso in territori dove fiction e politica si sfiorano, anche quando lui stesso rifiuta l’idea di costruire allegorie dirette.

Nella serie animata inaugurale del suo DCU, uno dei protagonisti aveva come scopo esclusivo quello di eliminare i membri del Terzo Reich, un’idea che si è spinta a includere anche i loro eredi ideologici: GI Robot, doppiato dal fratello Sean Gunn, arrivava infatti a fare strage di neonazisti contemporanei. Un approccio simile si riflette oggi in Peacemaker: nell’episodio andato in onda questa settimana su HBO Max, il colpo di scena introduce un universo alternativo in cui i nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e la società è permeata da razzismo dilagante.

L’intervista concessa da Gunn a Variety, subito dopo la messa in onda dell’episodio, ha però chiarito un punto: lui non intende trasformare le sue opere in commentari politici diretti. Quando l’intervistatore Adam B. Vary gli ha chiesto se non trovasse inquietante vedere il mondo reale avvicinarsi a una realtà alla Terra X, il regista ha esitato a lungo prima di rispondere.

Credo di non sapere come rispondere alla domanda – dice Gunn. Ovviamente, ci sono molte cose al mondo di cui non sono contento. Non sono così narcisista da pensare al mondo in relazione al mio programma televisivo. Voglio dire, ci sono cose strane in questo programma. C’erano cose strane con Superman.

Il 100% di quel film è stato scritto e realizzato prima che accadesse qualcosa tra Israele e Palestina, e tutti continuano a rifiutarsi di credere che non sia di questo che si tratta. Non lo è. Semplicemente non lo è. Puoi prenderne quello che vuoi, dargli il significato che vuoi, ma non l’ho scritto per rappresentare Israele e Palestina.

[Con Peacemaker] vedrete alcune cose nel prossimo episodio in cui, ovviamente, ci sono dei parallelismi. Ultimamente abbiamo visto più razzismo, giusto? È perché c’è più razzismo o perché è più accettabile essere allo scoperto? Probabilmente è la seconda. È ovviamente fottutamente scoraggiante.

E se il mio stupido show ha a che fare con il fatto che la gente pensi: ‘Oh, forse dovrei essere più consapevole dei miei pregiudizi’, benissimo. Ma non è per questo che scrivo la serie. Scrivo la serie per l’aspetto emotivo, proprio come ho scritto Superman perché parlasse di gentilezza. Se c’è un aspetto sociopolitico in Superman, è che c’è stata un’assenza di gentilezza, comprensione e amore per gli esseri umani, a prescindere dai loro pensieri o sentimenti

Nonostante le inevitabili letture parallele, James Gunn insiste dunque nel ribadire che la spinta creativa alla base delle sue storie non nasce dall’intenzione di raccontare in forma metaforica la cronaca, ma piuttosto di scavare nelle fragilità emotive dei personaggi.

Il regista si è anche soffermato a riflettere sulla natura stessa del protagonista di Peacemaker.

Sai, Peacemaker non è un cattivo ragazzo. Non è razzista, ma ha una sorta di tendenza narcisistica a giudicare i momenti in base a come viene trattato e giudicato. È capace di andare su quest’altro pianeta e non accorgersi affatto di quel ‘Ehi, aspetta un attimo…’ Voglio dire, pensi che siamo ciechi a non accorgercene in un programma televisivo con clip di 30 secondi; lui non si è accorto, camminando e guidando, che tutti erano bianchi.

Mentre Harcourt, che è più attenta ai dettagli, e probabilmente più sensibile a questo genere di cose, se ne accorge nel momento in cui è in pubblico. Si guarda intorno, pensando ‘Che cazzo?’. Ma in parte siamo noi, capisci? Onestamente, non credo che me ne sarei accorto se fossi stato in una bolla e non avessi parlato con la gente online del programma. E penso che sia qualcosa a cui forse possiamo tutti riflettere.

Che ne pensate di queste parole di James Gunn?