Predicatore che predisse l’Apocalisse spiega il fallimento

l predicatore sudafricano Joshua Mhlakela aveva annunciato la fine del mondo per il 23 settembre in diretta. L’Apocalisse però non è arrivata

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Credits: YouTube/CENTTWINZ TV
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La vicenda relativa al predicatore Joshua Mhlakela continua a far discutere

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Il fascino delle profezie sulla fine del mondo sembra non tramontare mai. Ogni tanto, qualcuno sostiene di aver ricevuto una rivelazione divina capace di svelare l’ora esatta dell’Apocalisse, e nonostante la lunga lista di fallimenti passati, c’è sempre chi ci crede. L’ultimo episodio arriva dal Sudafrica e ha per protagonista un predicatore convinto di essere stato incaricato da Dio stesso di annunciare l’arrivo del rapimento dei cristiani.

Il suo nome è Joshua Mhlakela e, nelle settimane precedenti al 23 settembre, aveva proclamato che il mondo sarebbe stato scosso da un evento soprannaturale senza precedenti. Secondo quanto sosteneva, Dio gli aveva indicato le date del 23 e del 24 settembre, che cadevano in concomitanza con Rosh Hashanah, il capodanno ebraico. In quelle giornate, affermava, “la Terra sarebbe presto tremata con tale potenza” e Dio avrebbe “salvato i cristiani dal mondo”.

La predizione, per quanto surreale, riuscì a convincere decine di persone. Alcuni hanno lasciato il lavoro, altri hanno venduto case e automobili per prepararsi al grande momento. Un’aspettativa collettiva che culminò in una diretta streaming notturna, organizzata dallo stesso predicatore, convinto che Dio gli avesse ordinato in sogno di trasmettere tutto in tempo reale:

Non puoi fare questo quel giorno, devi farlo in diretta

Alle 23:59 del 23 settembre, il predicatore e sei fedeli si tenevano pronti davanti alle telecamere. Le braccia alzate, gli occhi chiusi, i canti di preghiera: sembrava il preludio a una scena biblica. Poi arrivò la mezzanotte. E… nulla. Nessun tuono, nessuna ascensione, nessuna Apocalisse.

La tensione crebbe. Sempre più nervoso, il predicatore invitò il pubblico a “prendersi una pausa”, e con tono accorato li supplicò:

Per favore, continuate ad aspettare, sta arrivando.

Diciotto minuti dopo, tentò di aggiustare il tiro con un’affermazione meno categorica:

Uno di questi due giorni, solo Dio lo sa

Intanto, uno alla volta, gli spettatori lasciavano la diretta, fino a quando non rimase che il suo volto, rigido e silenzioso, fissato sulla telecamera.

Un epilogo imbarazzante per chi, poche ore prima, aveva chiesto con sicurezza:

In quel giorno 23, chi Dio prenderà, te o me? La risposta fu evidente: nessuno.

Al di là dell’aspetto tragicomico della vicenda, resta la domanda di fondo: perché tante persone continuano a cadere vittime di profezie apocalittiche? Secondo la psicoterapeuta Tina Chummun, la spiegazione sta nella natura stessa del cervello umano:

Le persone spesso rimangono intrappolate in questi sistemi di credenze durante i periodi di incertezza perché il nostro cervello è programmato per cercare schemi e certezze quando la vita sembra incerta e imprevedibile.

Le neuroscienze ci dimostrano che l’aumento dello stress e dell’incertezza aumentano la reattività della nostra amigdala, rendendoci più suscettibili a narrazioni in bianco e nero che promettono sicurezza, salvezza o controllo.

Quando le persone vogliono essere rassicurate su qualcosa di sconosciuto, si affidano ad altre persone che sembrano sapere cosa sta succedendo, anche se non si sono mai fermate a chiedersi se ciò con cui si stanno allineando sia giusto

Che ne pensate?