“Trump ha provato in tutti i modi a cancellarmi. Invece ha costretto milioni di persone a guardare il mio programma”: Jimmy Kimmel torna in onda su ABC dopo la sospensione e parla di censura, di libertà d’espressione, di Charlie Kirk e della destra americana
Alla fine è andata bene, per così dire: Jimmy Kimmel è tornato in televisione e in un lungo monologo, di fronte agli applausi e alla felicità del pubblico, non ha glissato su quello che è successo né sull’elefante nella stanza – Donald Trump – e nemmeno su quello che la sua temporanea cancellazione aveva scatenato nel dibattito sulla situazione in America oggi.
Tra le cose che ha detto: “Il nostro governo non dovrebbe avere il potere di controllare ciò che diciamo o non diciamo in televisione, e dobbiamo difendere questo principio. Ho riflettuto molto su cosa dire stasera e la verità è che non credo che le mie parole possano fare molta differenza: se vi piaccio, vi piaccio; se no, non vi piaccio”.
“Non ho la pretesa di cambiare l’opinione di nessuno. Ma c’è una cosa che voglio chiarire: mi importa come essere umano. Voglio che capiate che non è mai stata mia intenzione scherzare sull’omicidio di un giovane“, riferendosi ovviamente all’assassino di Charlie Kirk: un commento sul killer dell’attivista è stato proprio il motivo dietro alla cacciata di Kimmel.
“Non è mai stata mia intenzione attribuire la colpa a un gruppo specifico per le azioni di un individuo chiaramente instabile. Cercavo proprio di fare il contrario. Ma capisco che qualcuno si sia sentito offeso, o non abbia capito, o entrambe le cose. E a chi si è sentito preso di mira dico: capisco la vostra rabbia. Se fosse successo a parti invertite, mi sarei sentito allo stesso modo”.
“Non credo che l’assassino di Kirk rappresentasse nessuno. Era una persona malata che pensava che la violenza fosse la soluzione, e non lo è mai“. Su quel che è successo dopo il suo licenziamento, ha scherzato: “Ho sentito anche conduttori di programmi di altri Paesi, dall’Irlanda e dalla Germania. Quello in Germania mi ha offerto un lavoro. Potete immaginare? Questo paese è diventato così autoritario che persino i tedeschi dicono: vieni qui!”
Ma ha precisato: “Non voglio farne una questione personale. Questo programma non è importante. Quello che conta è vivere in un paese che ci permette di avere un programma come questo. Per questo voglio ringraziare chi non apprezza il mio show né le mie idee, ma ha comunque difeso il mio diritto a esprimerle“.
“Non avrei mai immaginato che Ben Shapiro, Clay Travis, Mitch McConnell, Rand Paul, e perfino il mio vecchio amico Ted Cruz, sarebbero stati quelli che avrebbero detto cose così belle su di me. Ci vuole coraggio per parlare contro questa amministrazione. L’hanno fatto e meritano riconoscimento”.
“La libertà di parola è ciò che più viene ammirato di questo Paese, ed è qualcosa che mi vergogno a dire di avere dato per scontato, finché non hanno licenziato il mio amico Stephen e hanno costretto le emittenti che trasmettono il nostro show localmente a cancellarlo. Non è legale. Non è americano. È anti-americano”.
E su Trump, una chiosa finale: “Ha provato in tutti i modi a cancellarmi. Invece ha costretto milioni di persone a guardare il mio programma. Ora forse vi tocca pubblicare i file su Epstein per distrarre il pubblico!” Il caso di quanto ha avvenuto rimane eclatante, e ha fatto tremare milioni di americani che hanno temuto l’avvento di una dittatura, perlomeno mediatica, dietro l’angolo.
Davvero è quello che hanno rischiato? O che ancora rischiano?