La stanza accanto: un film di amicizia e morte

Un analisi ed omaggio a La stanza accanto, apprezzatissimo film di Pedro Almodovar

la stanza accanto
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A cura di Sara Tersigni

Parliamo de La Stanza Accanto

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È stato rilasciato da poche settimane, su Now Tv, un film accolto positivamente da critica e pubblico, tanto da ricevere 18 minuti di applausi all’81ͣ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ovvero La stanza accanato, diretto dall’eccezionale Pedro Almodόvar che realizza il suo primo lungometraggio in lingua inglese, mettendo insieme due grandi attrici, Julianne Moore e Tilda Swinton, in grado di catturare l’attenzione in modo quasi magnetico, attraverso due performance fortemente credibili e profonde.

Julianne Moore interpretata Ingrid Parker mentre Tilda Swinton interpreta Martha Hunt. Ingrid è una scrittrice famosa che dopo essere stata a Parigi torna a New York per pubblicizzare il suo nuovo libro e viene a sapere da un’amica che Martha, con la quale aveva perso i rapporti da anni, sta molto male per via di un tumore alla cervice. Dopo essere andata da lei in ospedale le due diventano sempre più intime, tanto che Martha, non avendo possibilità di guarigione, chiede a Ingrid di stare nella stanza accanto nel momento in cui morirà, attraverso l’eutanasia.

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La stanza accanto è un film intenso, profondo, forte, che ti entra dentro lo stomaco e ti fa stare male. Almodόvar affronta il tema della morte, mettendo in primo piano il dolore mescolato ad attimi di leggerezza, una miscela di dramma e commedia che ricorre spesso nei suoi film.

Il tema della morte però non è l’unico che va a rappresentare, in quanto si trovano anche quello dell’amicizia, dell’amore, del sesso, della sfiducia per il futuro da un lato e della fiducia dall’altro attraverso gratitudine e ricerca costante del lato positivo, per non parlare del cambiamento climatico, della politica e dell’eutanasia che affronta senza approfondirli troppo, attraverso battute sparse all’interno della pellicola, che riescono comunque a catturare l’attenzione.

La sceneggiatura de La stanza accanto è eccellente, formata da dialoghi che rimangono incollati nella mente, che portano a far riflettere e a mostrare per un attimo la fugacità della vita, attraverso la morte che ti cattura, senza possibilità di rimedio; elemento che viene rafforzato attraverso le dissolvenze che utilizza tra una scena e l’altra, mostrando proprio lo scorrere del tempo che culmina con la morte. La sceneggiatura inoltre viene accompagnata sia da musiche che creano suspense, quasi da far sembrare il film un thriller, sia da conversazioni senza sottofondo musicale, in grado di creare una connessione con il pubblico e di farlo entrare ancora di più dentro la storia.

Almodόvar inoltre, ne La stanza accanto cura molto l’estetica, creando atmosfere sgargianti e vigorose attraverso l’uso del colore, non solo per le ambientazioni e per gli oggetti ma anche per gli abiti e il trucco delle protagoniste, mettendo in risalto il blu, il rosso e il giallo accesso, che vanno a creare un ulteriore elemento in grado di imprigionare chi guarda, senza riuscire a staccare per un attimo gli occhi dallo schermo.

Tutto questo però è reso perfetto e credibile grazie all’immenso talento delle due protagoniste che interpretano due donne forti, indipendenti, a volte quasi fredde ma con sentimenti nascosti molto profondi che riescono ad inscenare grazie alla loro chimica naturale, riuscendo quasi a bucare lo schermo. La loro amicizia è potente, unita dal dolore e dai ricordi passati. Moore e Swinton però non sono le uniche brave in questo film ma ci sono anche gli altri attori che compongono il cast che svolgono un grande lavoro come John Turturro, Esther Rose McGregor, Vicky Luengo, Alex Høgh Andersen, Alessandro Nivola e Melina Matthews.

In conclusione, La stanza accanto è quel tipo di film vi terrà il cuore in mano per quasi due ore, facendovi riflettere e commuovere, senza possibilità di distogliere lo sguardo. Una pellicola magnetica e potente che sarebbe un errore non guardare!