Steve Brown, a cui è stato diagnosticato un raro e aggressivo tumore del sangue nel midollo osseo, sostiene che l’intelligenza artificiale gli abbia letteralmente salvato la vita
I primi medici che Steve Brown ha consultato quando stava male non sono riusciti a collegare a un tumore i sintomi che accusava: perdita di peso, stanchezza estrema, mancanza di appetito e analisi del sangue fuori norma. Steve, che lavora nel campo della tecnologia, ha deciso di approfondire da solo la propria situazione.
Dopo un episodio particolarmente doloroso e un trasferimento a Palm Desert (a causa di un incendio che aveva distrutto la sua casa), un nuovo medico ha finalmente fatto la diagnosi corretta: tumore del sangue. Spinto dal bisogno di capire cosa fosse andato storto, Steve ha cominciato a usare strumenti di intelligenza artificiale per analizzare i propri dati medici.
Grazie all’’I.A., è riuscito a scoprire correlazioni nei suoi sintomi, a identificare trattamenti specifici per le mutazioni che alimentavano la sua malattia. Questa esperienza lo ha portato a creare CureWise, una piattaforma basata su I.A. pensata per aiutare altri pazienti oncologici a comprendere meglio la propria diagnosi, porre domande più mirate ai medici e valutare le opzioni terapeutiche disponibili.
Da sette mesi Steve segue un trattamento oncologico, di cui cinque con una terapia indicata proprio dall’I.A.. I risultati sono molto positivi: i marker tumorali sono quasi scomparsi e la sua energia è tornata. Pur continuando a monitorare regolarmente la situazione per individuare possibili ricadute, Steve consiglia a chiunque abbia problemi di salute di considerare anche l’uso dell’I.A..
Un uso al quale ricorrere, beninteso, sempre in combinazione con il parere medico per prendere decisioni più informate. Ma, secondo lui, l’I.A. è in grado di elaborare più conoscenze di quante un essere umano possa mai acquisire, e questo può fare una differenza concreta: “Passi dall’essere un semplice paziente a diventare parte attiva nel tuo percorso di cura. E questo può davvero salvarti la vita”.
Fonte: UNILAD
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