La domanda della giornalista Federica Polidoro scatena la polemica
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La 82ª Mostra del Cinema di Venezia, vetrina internazionale di cinema e cultura, è stata scossa da un episodio che ha suscitato un acceso dibattito online. Protagonista involontaria è stata Ayo Edebiri, astro nascente di Hollywood e unica attrice nera presente al panel di presentazione del film After The Hunt, insieme a due icone del cinema come Andrew Garfield e Julia Roberts.
L’intervista, che avrebbe dovuto essere un momento di celebrazione per il cast e il film, ha preso una piega inaspettata quando la giornalista italiana Federica Polidoro ha posto una domanda esclusivamente a Garfield e Roberts, ignorando Edebiri. Il quesito verteva su cosa si fosse “perso nell’era del politicamente corretto” e su cosa aspettarsi da Hollywood ora che “i movimenti MeToo e Black Lives Matter sono finiti”. L’esclusione dell’attrice, vista la natura della domanda, ha colpito molti presenti e osservatori online come un gesto problematico. Edebiri, con tono pacato ma fermo, ha scelto di intervenire direttamente:
So che la domanda non è per me, e non so se sia intenzionale o meno che non lo sia. Sono solo curiosa – non penso che sia finito, non penso affatto che sia finito – ha detto l’attrice alla giornalista. Forse gli hashtag non vengono usati quanto prima, ma credo che il lavoro portato avanti dagli attivisti, dalle persone ogni giorno, sia bellissimo e importante.
Non è concluso, è davvero ancora molto vivo, e lo è per una ragione: perché questo mondo è davvero carico di tensione. E quel lavoro non è affatto finito. Forse non c’è una copertura mainstream e titoli sui giornali come potevano esserci otto anni fa, ma non credo che questo significhi che il lavoro sia concluso. Questo è quello che direi.
Il momento è stato ripreso in più video che hanno rapidamente fatto il giro dei social. Garfield, visibilmente imbarazzato, si è voltato verso le colleghe con un sorriso incerto, mentre Roberts ha chiesto alla giornalista di chiarire:
Hai gli occhiali da sole e non riesco a capire a chi ti stai rivolgendo
Molti utenti hanno definito l’intervento di Edebiri una vera e propria lezione di consapevolezza alla giornalista, sottolineando come la sua voce fosse fondamentale in un contesto in cui si parlava proprio di rappresentazione e inclusione.
Le polemiche che ne sono seguite hanno portato la giornalista Federica Polidoro a difendersi pubblicamente sui social, spiegando di essere stata vittima di insulti e attacchi personali:
A seguito di un’intervista, sono stata oggetto di insulti personali e attacchi a causa di una domanda che, per qualche motivo, non è stata ben recepita da alcuni membri del pubblico – dice la giornalista. Trovo sorprendente che coloro che mi accusano ingiustamente di razzismo e si considerano custodi della giustizia trovino accettabili linguaggio violento, attacchi personali e cyberbullismo
La giornalista ha poi rivendicato il diritto di porre domande libere e non filtrate, sottolineando che l’intervista è stata pubblicata integralmente senza omissioni:
Vorrei chiarire che, invece di concentrarsi sulle risposte ponderate di Ayo Edebiri, Julia Roberts e Andrew Garfield, la discussione verte esclusivamente su come avrei dovuto formulare la domanda. Tutti i contributi dei presenti sono stati riportati integralmente nell’intervista pubblicata, senza alcuna omissione.
Ad oggi, non sono a conoscenza di alcun protocollo che imponga l’ordine con cui le domande devono essere poste in un’intervista. Censurare o delegittimare domande considerate “scomode” non rientra nella pratica della democrazia.
Solo l’Ordine dei Giornalisti è autorizzato a valutare il lavoro dei professionisti del settore, non i tribunali dei social media.A coloro che mi accusano ingiustamente di razzismo, desidero precisare che nel mio lavoro ho intervistato persone di ogni provenienza ed etnia, e la mia stessa famiglia è multi-etnica, matriarcale e femminista, con una significativa storia di immigrazione.
Ho collaborato per oltre vent’anni con numerose testate nazionali e internazionali di ogni orientamento politico, affrontando sempre il mio lavoro con apertura e rigore professionale. A mio avviso, i veri razzisti sono coloro che vedono il razzismo ovunque e cercano di mettere a tacere il giornalismo, limitando la libertà di analisi, il pensiero critico e la pluralità delle prospettive.
Il ruolo del giornalismo è porre domande, anche su temi delicati, con rispetto e responsabilità. Non tollererò né accetterò linguaggio diffamatorio o violento e mi riservo il diritto di tutelarmi legalmente contro coloro che, negli ultimi giorni, hanno scelto di nascondersi dietro la folla digitale per insultarmi e attaccarmi invece di cercare un confronto civile e costruttivo.
Che ne pensate?