Pelù: “Non ho feeling con le rockstar nella torre d’avorio”

A Venezia Piero Pelù ha parlato dell'importanza per gli artisti di essere anche cittadini attivi

Piero Pelù
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Parla Piero Pelù

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Per l’ex frontman dei Litfiba l’estate non si conclude con calma, ma con una serie di appuntamenti che intrecciano arte, riflessione e solidarietà. Piero Pelù, da sempre figura ribelle e anticonformista della scena musicale italiana, si prepara a vivere settimane dense di significato, in cui la sua carriera artistica e il suo impegno civile si fondono in un’unica narrazione.

Il primo grande palcoscenico è quello della Mostra del Cinema di Venezia, dove viene presentato Piero Pelù. Rumore Dentro, documentario intimo che scava nella vita privata e professionale del rocker, a partire dal grave incidente in studio che gli ha provocato una lesione permanente al nervo acustico. Diretto da Francesco Fei, il film non solo racconta le fragilità e la resilienza dell’artista, ma porta con sé anche la colonna sonora scritta da Pelù stesso: l’album Deserti. L’opera approderà nelle sale italiane come evento speciale il 10, 11 e 12 novembre, distribuita da Nexo Studios.

Ma prima ancora del grande schermo, Pelù si ritroverà sul palco. Il 18 settembre a Firenze è atteso un concerto già sold-out, organizzato con l’obiettivo di raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere e sostenere la popolazione palestinese. Un’iniziativa intitolata S.O.S. Palestina! che ribadisce il volto politico e solidale del musicista. Sul tema, Pelù non ha esitato a esporsi con parole dirette e controcorrente:

Nella maggior parte dei casi la politica di oggi dimostra di essere al servizio delle lobby economiche. Credo che sia chiaro come il governo italiano, a differenza di quello spagnolo e di quello belga, non sappia opporsi in maniera chiara e netta all’occupazione illegale messa in pratica con la massima violenza da Netanyahu e dall’esercito palestinese non dal 7 ottobre, ma dal 1945 a oggi.

C’è chi sta cercando di scrivere la storia, ma noi non ci stiamo. Abbiamo studiato tutti l’inizio del Fascismo e del Nazismo. Anche il Comunismo di Stalin ha fatto moltissime vittime. Stiamo parlando di colonialismi estremamente violenti e l’unica france di indignazione da parte della nostra premier è stata quando sono state colite chiese cristiane. Una discriminazione nella discriminazione

Il suo pacifismo, spiega Pelù, è parte del suo vissuto familiare, un’eredità che sente il dovere di tramandare:

Bisogna essere cittadini attivi. Non ho un gran feeling con le rockstar che vivono nella torre d’avorio. Io sono un cittadino cantante, però prima cittadino e poi cantante. Sono pacifista perché mio nonno materno era uno dei ragazzi del ’99 che andò sulle trincee sul Carso. Noi non riusciamo nemmeno a immaginare cosa significa a 18 anni trovarsi catapultato da un paesino delle Apuane nell’inferno della guerra dove si moriva come cani

Questo approccio militante e umano si riflette anche nel documentario di Francesco Fei. Pelù stesso racconta come l’incidente di tre anni fa abbia rappresentato una frattura dolorosa ma generativa, da cui è nata nuova musica e un diverso modo di guardare a se stesso:

L’incidente che ho avuto tre anni fa mi sta condizionando sul piano personale e lavorativo. Non sono un tipo che si lascia andare anche se nell’immediato ho avuto un periodo molto buio che ho superato grazia e agli amici e a una brava dottoressa. Da lì è scaturita la scrittura di un album, Deserti, che è la colonna sonora di questo documentario, diretto da Francesco Fei, che si era già occupato di alcuni miei videoclip. L’idea iniziale che ho avuto era di fare una Festa dei Morti a casa mia, quando ho visto arrivare Francesco travestito ho capito che era lui l’uomo giusto per il film

Che ne pensate?