Negli ultimi giorni Torino è diventata il palcoscenico di un’operazione artistica che ha trasformato la rabbia in provocazione visiva. Dopo lo scandalo del gruppo online Mia Moglie, scoperto grazie alla denuncia della scrittrice Carolina Capria e finito al centro di un’inchiesta per la condivisione di immagini intime senza consenso, lo street artist Andrea Villa ha deciso di ribaltare la prospettiva.
Il cosiddetto Banksy torinese ha infatti affisso in diversi punti della città manifesti che non lasciano spazio a equivoci: gli uomini, autori e membri di quel gruppo, diventano questa volta i protagonisti inconsapevoli della scena pubblica.
L’iniziativa prende il nome di Mio Marito, un progetto che mette al centro gli stessi utenti che avevano partecipato alla piattaforma sessista. Villa ha recuperato alcune delle loro foto private – scatti in costume, davanti allo specchio o in intimo – e le ha riproposte in città, leggermente ritoccate, ma comunque riconoscibili.
“Mio marito” è una serie di manifesti che ribalta lo sguardo patriarcale alla base di spazi come il gruppo “Mia moglie”, dove uomini condividono foto private delle proprie compagne senza consenso. In questo lavoro i protagonisti diventano loro: i mariti, esposti sulla pubblica piazza senza autorizzazione, con volti e contesti leggermente alterati.
L’opera mette in discussione il concetto di possesso e il doppio standard sociale, ricordando il caso della maestra licenziata per la sua attività su OnlyFans: mentre le donne vengono punite e stigmatizzate, gli uomini raramente subiscono conseguenze. “Mio marito” diventa così un atto di resistenza e di riequilibrio simbolico. Affissi a Torino in Lungo Dora Siena 108 e Corso Regina Margherita 50
Già nei giorni precedenti l’artista aveva lasciato qualche indizio sul suo progetto, pubblicando l’illustrazione di uno scarafaggio al computer con una descrizione eloquente: «Mio marito che si iscrive al gruppo “Mia moglie”». Quella che poteva sembrare una semplice provocazione social si è poi concretizzata nelle strade della città, diventando un gesto politico e culturale.