L’autunno 2025 sarà un periodo impegnatissimo per tutti gli appassionati di videogiochi. Oggi uscirà l’attesissimo Hollow Knight: Silksong ma, sebbene l’indie più atteso di sempre avrà sicuramente la priorità, vi consigliamo di non perdervi Hell Is Us, la nuova creazione di Rogue Factor.
Abbiamo avuto l’opportunità di provarlo in anteprima e vi raccontiamo qui le nostre impressioni
L’orfano di Hadea
In Hell Is Us vestiamo i panni di Rémi, un orfano nato nell’area di Hadea, devastata da una guerra civile fra Sadiniani e Palomisti. I suoi genitori erano riusciti a spedirlo oltre confine per garantirgli un futuro migliore, ma il richiamo delle sue origini e il desiderio di conoscere la sorte della sua famiglia lo hanno sempre tormentato.
Rémi decide così di arruolarsi nei caschi blu delle ON (una sorta di Nazioni Unite) e tornare nella sua terra natale. Ben presto, però, abbandona la divisa per seguire la propria indagine personale.
Il gioco si apre con una scena molto forte: il protagonista è incatenato a una sedia, collegato a un poligrafo e interrogato da una figura misteriosa. Qui parte un lungo flashback che ci accompagna nella narrazione. Alcuni potrebbero trovare questa scelta limitante per la tensione narrativa, ma in realtà secondo noi funziona molto bene. Sappiamo che Rémi è prigioniero, ma vogliamo scoprire come ci è finito.
Una collezione di enigmi
Fin dalle prime battute gli sviluppatori chiariscono che l’approccio al gameplay sarà spietato. Niente mappe, niente indicatori, nessuna UI. Ci si orienta solo con osservando gli indizi raccolti. Gli NPC diventano fonti preziose di informazioni e i dialoghi rappresentano un elemento centrale dell’esperienza.
Rémi ha a disposizione strumenti fondamentali come un tablet che funge da diario e un drone, utile per orientarsi e tradurre lo strano idioma locale. Inoltre non aspettatevi un open world, il mondo di gioco è suddiviso in aree esplorabili col supporto di un APC, una sorta di veicolo militare.
Il cuore del gameplay rimane l’investigazione. Oltre alla trama principale, le missioni secondarie arricchiscono la storia e offrono uno sguardo crudo e realistico sugli orrori della guerra. Le testimonianze degli abitanti di Hadea sono strazianti ma fondamentali elementi del gioco per poter proseguire nella trama principale.
Piccole imperfezioni
Il sistema di combattimento è solido e con animazioni fluide, ma non è il focus del gioco. La scarsa varietà di nemici limita un po’ l’impatto, e non ci si deve aspettare boss-fight epiche o sezioni action in stile soulslike. Hell Is Us punta a un’esperienza diversa: più lenta, investigativa, introspettiva.
A penalizzare il combattimento inoltre è la scarsa varietà di nemici. Gli Hollow Walkers riescono a tenerci sulle spine nel corso delle prime ore di gioco ma gli scontri diventano presto ripetitivi e non offrono una sfida adeguata ad un protagonista che diventa sempre più esperto. È chiaro che lo studio si sia concentrato su altri aspetti del progetto, tuttavia questo non significa che gli incontri non siano soddisfacenti. Ci auguriamo però che Rogue Factor possa perfezionare questa parte in un ipotetico sequel.
La colonna sonora merita una menzione speciale. Riesce ad amplificare il senso di inquietudine e immerge completamente nel mondo di gioco. Spesso si tende a trascurare l’importanza del sound design nel processo di sviluppo ma Hell Is Us rende evidente come questo elemento sia assolutamente imprescindibile.
Hell Is Us è un titolo che colpisce per atmosfera e scelte di design coraggiose. Non vuole piacere a tutti i costi, ma parla direttamente a chi cerca un’esperienza metodica, piena di enigmi e riflessioni. In un panorama sempre più saturo, rappresenta un altro segnale forte della rinascita dei titoli doppia A.
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