Il Club dei Delitti del Giovedì, l’equilibrio perfetto tra mistero e humour

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Arriva su Netflix Il Club dei Delitti del Giovedì, adattamento del bestseller di Richard Osman, che racconta come il semplice passatempo di quattro pensionati possa trasformarsi in un’indagine vera e propria

Il Club dei Delitti del Giovedì: una residenza per anziani con giardini curati, attività ricreative e un’atmosfera di serenità che sembra impermeabile al tempo. Uno scenario apparentemente pacifico se non fosse per un piccolo dettaglio: un omicidio.

Tra quiete e mistero

Alla regia troviamo Chris Columbus, maestro nel raccontare storie dal tono leggero e corale. Con colori smorzati e un ritmo pacato, costruisce un giallo da salotto in cui i dialoghi e le relazioni pesano più delle esplosioni o degli inseguimenti. Al centro ci sono quattro pensionati: Elizabeth (Helen Mirren), ex spia dal carisma intatto; Ron (Pierce Brosnan), sindacalista instancabile; Ibrahim (Ben Kingsley), psichiatra riflessivo e coscienza critica del gruppo; e Joyce (Celia Imrie), ex infermiera che diventa vera porta d’accesso emotiva per lo spettatore.

La sceneggiatura di Katy Brand e Suzanne Heathcote semplifica la complessità del romanzo, ma ne mantiene lo spirito: equilibrio tra mistero e ironia, con un tocco di humour british. Il film non si limita al mistero, ma esplora con delicatezza il tema del tempo che passa. La malattia, la perdita e la fragilità non sono evitate, ma integrate con sensibilità. L’equilibrio tra commedia e giallo, unito al fascino degli interpreti, rende il racconto scorrevole e coinvolgente.

I due volti di Coopers Chase

Uno degli aspetti più riusciti è l’ambientazione della casa di riposo. Coopers Chase non è solo un luogo in cui vivere gli ultimi anni con agio, ma diventa un microcosmo sociale, un palcoscenico che riflette contraddizioni e desideri. Da un lato c’è la sicurezza, la bellezza ordinata dei giardini, la comunità; dall’altro si percepisce la fragilità, il rischio di essere dimenticati, la paura di perdere il proprio spazio. Il contrasto tra l’atmosfera rassicurante e l’irruzione del crimine produce un effetto di sottile inquietudine che rende il giallo più intimo e meno convenzionale.

Questa scelta scenografica aiuta anche a restituire un’immagine nuova della vecchiaia: non un’uscita di scena, ma un tempo pieno di possibilità, ancora capace di gioco, curiosità e ribellione. È un punto che distingue il film da tanti altri prodotti del genere: il focus non è sull’azione o sulla satira, qui il mistero diventa occasione per parlare di dignità, memoria e resistenza.

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Il Club dei Delitti del Giovedì

Una fine… o un inizio?

Il Club dei Delitti del Giovedì si colloca in una posizione particolare nel panorama attuale: non è corrosivo come altri prodotti contemporanei né innovativo nella struttura, ma proprio per questo rappresenta un’alternativa preziosa. Columbus firma un’opera che privilegia la coralità al colpo di scena, la misura all’eccesso consegnando al pubblico un giallo che parla meno di delitti e più di comunità.

Il film è anche un raro esempio di come la terza età possa diventare motore narrativo senza scadere nel paternalismo o nella caricatura. L’indagine diventa metafora della vita stessa: un puzzle che non si risolve mai del tutto in cui la ricerca della verità si intreccia con la consapevolezza della perdita.

Se la sceneggiatura de Il Club dei Delitti del Giovedì avesse scavato più a fondo nei misteri o nei conflitti personali, il risultato sarebbe stato ancora più incisivo. Nonostante questo, rimane un’opera rassicurante e malinconica, leggera ma non superficiale. Un punto di partenza, più che un traguardo, che presenta l’opportunità di una saga capace di stupirci insieme ai suoi personaggi.

A cura di Beatrice Marcotti

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