La vicenda del gruppo Mia Moglie continua ad allargarsi
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L’illusione che oscurare un singolo gruppo online basti per fermare fenomeni tossici è stata ancora una volta smentita. Dopo la chiusura del famigerato gruppo Facebook Mia moglie, in cui migliaia di uomini condividevano senza permesso immagini private delle proprie partner, il fenomeno non si è estinto: si è semplicemente spostato altrove, diventando più silenzioso e difficile da intercettare.
Cancellato un gruppo, ne nasce infatti subito un altro. Questa volta, il teatro non è più soltanto Facebook, ma anche Telegram, dove la struttura “chiusa” dei canali promette ai membri una sensazione di sicurezza che in realtà non esiste. Dopo il blitz che ha portato alla rimozione del gruppo originario, i partecipanti – perlopiù uomini adulti, spesso con professioni insospettabili come medici, avvocati e agenti – non hanno rinunciato alla loro attività. Dai trentaduemila iscritti iniziali si è scesi a poche centinaia di utenti, probabilmente gli stessi irriducibili, ora affiancati da curiosi e nuovi adepti.
I nuovi canali hanno un messaggio chiaro: «Dobbiamo crescere, invitate più persone possibili», intimano gli amministratori. L’accesso non è libero: occorre ricevere un link personale da chi è già all’interno, quasi come se si trattasse di un club segreto. E i nomi? Poca inventiva: si va da «Mia moglie 2.0» alle copie carbone del gruppo originale, con l’unica differenza di qualche emoji in meno o in più.
Nel frattempo, diverse donne hanno scoperto che le proprie immagini private circolavano in questi circuiti, condivise dagli stessi mariti o compagni. In un gruppo di sostegno femminile, «Alpha Mom», una donna anonima ha scritto:
Si è giustificato dicendo che fosse soltanto un gioco. Abbiamo 2 figli e 10 anni di matrimonio alle spalle. Foto nostre, private di momenti di vita quotidiana. Mi sento spezzata in due, è come scoprire di essere stata sposata con un altro uomo. Ho paura che questo si possa ripercuotere sui miei figli in qualche modo. Sono andata da mia madre perché avevo bisogno di andare via da quella casa
La denuncia pubblica dell’autrice Carolina Capria su Instagram ha spinto la polizia postale a intervenire rapidamente, chiudendo il gruppo Facebook Mia Moglie in appena ventiquattr’ore. Barbara Strappato, vicedirettrice della postale e protagonista diretta delle indagini, ha descritto con parole nette il livello di brutalità verbale riscontrato:
Toccale la f**a, «Bel fisico da puledra la signora, si può vedere altro?, Falle delle foto di nascosto, seguo con interesse.
E aggiunge:
Ammetto che mai prima di oggi ho visto frasi tanto disturbanti in un gruppo social, è stato difficile anche per me leggere tutti quei commenti.
Secondo Strappato, le accuse spaziano dalla diffamazione alla diffusione non consensuale di materiale intimo:
Abbiamo ricevuto più di mille segnalazioni in poche ore, quello che è accaduto è molto grave
Terribile.
Fonte: Open