Jim Lovell, storico comandante della missione Apollo 13 e figura iconica dell’esplorazione spaziale, è morto giovedì in Illinois all’età di 97 anni. Astronauta veterano della NASA, Lovell ha partecipato a quattro missioni spaziali – Gemini VII, Gemini XII, Apollo 8 e Apollo 13 – diventando un simbolo di leadership, coraggio e ingegno nei momenti più critici della corsa allo spazio.
Jim Lovell era stato selezionato dalla NASA nel 1962 come membro del secondo gruppo di astronauti, i cosiddetti “Next Nine”, insieme a nomi leggendari come Neil Armstrong, Charles “Pete” Conrad e John Young.
Nella sua carriera ha contribuito in modo decisivo a dimostrare la possibilità di vivere e operare in assenza di gravità, sperimentando manovre di rendezvous e attracco fondamentali per le future missioni lunari e la costruzione di stazioni spaziali.
We are saddened by the passing of Jim Lovell, commander of Apollo 13 and a four-time spaceflight veteran.
Il suo primo volo fu Gemini VII, seguito da Gemini XII, missioni che posero le basi tecnologiche per l’Apollo Program. Nel 1968 prese parte ad Apollo 8, la prima missione con equipaggio a orbitare attorno alla Luna. Ma fu il quarto volo, Apollo 13, a consacrarlo nella storia.
L’11 aprile 1970, Apollo 13 partì per quello che doveva essere il terzo allunaggio della NASA. Dopo 55 ore, 55 minuti e 4 secondi, un’esplosione a bordo di uno dei serbatoi di ossigeno danneggiò gravemente la navicella, mentre Jim Lovell, John “Jack” Swigert e Fred Haise si trovavano a circa 320.000 km dalla Terra.
Fu Swigert a lanciare il celebre messaggio a Houston: “OK, Houston, abbiamo un problema qui”. Lovell, confermando l’emergenza, aggiunse: “Houston, abbiamo un problema. Abbiamo avuto una sottotensione sul bus principale B”.
Per tre giorni, astronauti e ingegneri della NASA lottarono contro carenze di acqua, energia elettrica e livelli pericolosi di anidride carbonica. L’impresa di riportare a casa l’equipaggio illeso venne ricordata come un “fallimento riuscito”, un trionfo di ingegno e determinazione.
Jim Lovell fu elogiato per la sua calma e la sua fermezza. L’amministratore facente funzioni della NASA, Sean Duffy, ha ricordato:
Come comandante della missione Apollo 13, la sua calma e la sua forza sotto pressione hanno contribuito a far tornare l’equipaggio sulla Terra sano e salvo e hanno dimostrato la rapidità di pensiero e l’innovazione che hanno caratterizzato le future missioni della NASA
La missione entrò nell’immaginario collettivo, soprattutto dopo l’uscita nel 1995 del film Apollo 13, con Tom Hanks nei panni di Lovell. Venerdì, Hanks ha pubblicato un messaggio di addio sui social, omaggiando il comandante che interpretò sul grande schermo.
La famiglia Lovell, in un comunicato, ha espresso il proprio dolore e orgoglio:
Per tutti noi era papà, nonno e il leader della nostra famiglia. Ma soprattutto, era il nostro eroe. Ci mancheranno il suo incrollabile ottimismo, il suo senso dell’umorismo e il modo in cui ci faceva sentire che potevamo fare l’impossibile. Era davvero unico nel suo genere
Jim Lovell nacque il 25 marzo 1928 a Cleveland e si diplomò all’Accademia Navale degli Stati Uniti nel 1952, accumulando oltre 7.000 ore di volo. Secondo la NASA, trascorse 715 ore in orbita e si ritirò dall’agenzia nel 1973.
In un’intervista del 2020 al programma “TODAY”, riflettendo sulla sua carriera, disse:
Penso di essere molto fortunato. Penso di aver vissuto una vita che… se avessi la possibilità di rivivere tutto da capo, lo farei