Leah Vernon: “Sydney Sweeney non è il modello da seguire”

L'attivista Leah Vernon critica la campagna “Good Jeans” con Sydney Sweeney. Inclusione, rappresentazione e identità al centro del dibattito.

Leah Vernon
Credits: Instagra/Leah Vernon
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Parla l’influencer, scrittrice e attivista nera Leah Vernon

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L’influencer, scrittrice e attivista nera Leah Vernon, conosciuta per le sue prese di posizione audaci su body positivity, razza e rappresentazione, ha pubblicato un post tagliente e ironico in risposta alla recente campagna pubblicitaria di American Eagle, che vede protagonista l’attrice Sydney Sweeney con lo slogan “Good Jeans”.

Vernon, fotografata davanti al gigantesco cartellone, esibisce un doppio dito medio con un chiaro messaggio:

Sydney Sweeney non è il modello da seguire – scrive Leah Vernon. Ora vi dico io chi ha dei geni fantastici ⬇️⬇️⬇️

👉🏾 Le persone nere hanno dei geni incredibili.
👉🏾 Le persone indigene hanno dei geni straordinari.
👉🏾 Le persone queer hanno i geni migliori.
👉🏾 Le persone con disabilità hanno dei geni potentissimi.
👉🏾 Le donne (e le womxn) hanno dei super-mega-fantastici geni!”

 
 
 
 
 
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Al centro della polemica c’è il gioco di parole tra “jeans” e “genes” (in inglese “geni”): un riferimento che, seppur pensato come slogan accattivante per una campagna di moda, ha suscitato critiche per il suo sottotesto implicito. Secondo molti, tra cui Vernon, il messaggio trasmette un’idea implicita di superiorità genetica e bellezza conforme, rappresentata dal corpo bianco, magro, e convenzionalmente attraente di Sydney Sweeney.

Il gesto di Leah Vernon, insieme al suo post provocatorio, ha acceso un dibattito che va ben oltre una semplice campagna pubblicitaria. Da un lato, c’è chi legge nella pubblicità di American Eagle con Sydney Sweeney un uso innocuo del linguaggio pubblicitario; dall’altro, c’è chi vi riconosce l’ennesima esclusione simbolica di corpi e identità non conformi agli standard dominanti.

In questo contesto, l’intervento di Vernon si inserisce come un atto di critica e consapevolezza culturale, volto a spostare l’attenzione verso chi troppo spesso resta ai margini delle narrazioni mainstream.

Che ne pensate?