Ad ormai sei anni dall’uscita di Avengers Endgame, alla conclusione della fase 5, è arrivato il momento di stilare la classifica dal peggiore al migliore di tutti i prodotti principali facente parti del Marvel Cinematic Universe.
All’interno di questa graduatoria sulle migliori uscite Marveldopo Avengers: Endgame saranno incluse le serie tv, mentre saranno esclusi gli special quali Werewolf by Night, Guardiani della Galassia Holiday Special, I am Groot, What If ed Echo. Addentriamoci in questa classifica composta da ben 23 prodotti tra cinema e televisione:
23. She Hulk (2022) di Jessica Gao
She Hulk è senza dubbio la peggior serie TV prodotta ad oggi dai Marvel Studios, e visto il posto in classifica allarghiamo al prodotto più brutto di tutta questa nuova fase dell’Universo. Un tentativo fallito di riprendere quell’anima alla Deadpool del personaggio fumettistico di rompere la quarta parete, ma qui senza cinismo tagliente e coerenza narrativa, risulta solo imbarazzante con gag piatte e un tono che non sa mai dove andare.
La protagonista tenta in ogni modo di risultare simpatica fallendo puntualmente. Gli effetti visivi sono quanto di più scadente visto su schermo, rendendo difficile prendere sul serio qualsivoglia scena. Il finale, poi, abbandona ogni logica e diventa un deliro metanarrativo che più che spiazzare lascia interdetti, non in senso buono.
22. Ant-man and the Wasp: Quantumania (2023) di Peyton Reed
Ant-Man and the Wasp: Quantumania si presentava come il film che doveva introdurre la nuova macro minaccia dell’MCU dopo Thanos, Kang il Conquistatore interpretato da Jonathan Majors. Tralasciando le vicende che hanno portato successivamente all’allontanamento dell’attore, in quest’opera appare debole, facilmente battibile e totalmente privo di quel carisma che dovrebbe incutere timore.
Aggiungiamoci che il pretesto narrativo per cui si mette in moto la trama è tirato per i capelli e quello che doveva essere un mondo visivamente affascinante, ossia il mondo quantico, risulta una copia sbiadita dell’universo di Star Wars: in sostanza, abbiamo il peggior lungometraggio di queste ultime due fasi. A salvare parzialmente l’opera sono Paul Rudd, sempre in forma, e le solide presenze di Michelle Pfeiffer e Michael Douglas, che portano un minimo di gravitas in mezzo al caos.
21. Secret Invasion (2023) di Ali Selim
Secret Invasion prende spunto da una delle run fumettistiche più intriganti e potenti mai scritte, ma questa serie ne spreca totalmente il potenziale divenendo un prodotto che sembra voler dire qualcosa di importante ma poi viene totalmente ignorata nella macro-narrazione MCU. Nick Fury è irriconoscibile, poco brillante e svuotato del carisma che lo ha sempre caratterizzato.
Il finale, oltre ad essere frettoloso, introduce uno degli esseri più potenti della Marvel che non rivedremo mai più. La metafora degli Skrull come migranti è abbozzata e affondata nella banalità, trattata senza la minima profondità politica e umana. Una gigantesca occasione mancata.
20. Agatha All Along (2024) di Jac Schaeffer
Agatha All Along è una serie che parte col piede sbagliato, una serie blanda che fatica a suscitare qualsiasi interesse per la sua protagonista. La scelta di dedicarle una serie intera rimane per noi completamente priva di senso. Le scenografie e gli effetti visivi sono al limite dell’amatoriale e per gran parte della visione ci si chiede: perché? Tuttavia le ultime due puntate riescono leggermente a risollevare il ritmo, offrendo qualche momento godibile e introducendo un personaggio che potrebbe rivelarsi chiave per il futuro dell’universo Marvel. Peccato sia troppo poco per salvarla.
19. The Marvels (2023) di Nia DaCosta
The Marvels prova a valorizzare il trio di protagoniste con sequenze d’azione ben girate e dinamiche, che per un attimo fanno sperare in un film compatto e coinvolgente. Peccato che tutto crolli appena si passa ai dialoghi, superficiali, forzati e privi di una vera chimica tra le tre. Sul piano tecnico, regia a parte, siamo di fronte ad uno dei lavori meno curati dell’MCU. La villain è totalmente priva di caratterizzazione, per quanto si ponga come essere potentissimo. Nota di merito a margine, il finale e la scena post-credit risultano gradevoli e importanti per il franchise in toto.
18. Ironhearth (2025) di Chinaka Hodge
Ironhearth soffre degli stessi problemi di Agatha All Along: una protagonista che non regge il peso di una serie tutta sua priva di carisma e della scrittura necessaria per coinvolgere davvero. La narrazione fatica a decollare e per buona parte è dimenticabile. Va detto però che sul piano tecnico, il prodotto è solido. Altro elemento comune alla serie su Agatha è risollevarsi con gli ultimi episodi, nei quali viene introdotto un villain di un certo peso, interpretato da un attore con altrettanto peso.
17. Miss Marvel (2022) di Bisha K.Ali
Miss Marvel è una serie leggera e godibile, sostenuta da una protagonista carismatica e genuinamente simpatica che conquista sin da subito. Kamala Khan è uno dei volti nuovi più riusciti dal post-Endgame, e viene naturale la voglia di rivederla. Peccato che le cose buone si fermino alla protagonista. Una serie che cerca di mostrarci una cultura diversa mai vista nella Marvel, quella indiana.
Peccato che rimane sempre in superficie e sul finale passa in secondo piano. A peggiorare le cose un gruppo di villain tanto anonimo quanto ridicolo, protagonista di una delle scene peggiori mai viste in una serie Marvel. Nonostante tutto la serie, grazie all’energia della protagonista, riesce minimamente a divertire ed intrattenere.
16. Captain America: Brave New World (2025) di Julius Onah
Captain America: Brave New World segna ufficialmente il passaggio di testimone da Steve Rogers a Sam Wilson: è di conseguenza un’opera carica di responsabilità. Responsabilità che purtroppo non è riuscito a soddisfare: il Falcon di Antony Mackie fa fatica ad imporsi come nuovo Cap. Egli manca del carisma magnetico del predecessore, c’è da dire non aiutato dalla scrittura riservatagli. Il cattivo, seppure presentato come uno degli esseri più intelligenti dell’MCU, elabora un piano privo di logica – oltre ad essere esteticamente inguardabile.
Si vede che il film è stato vittima di grandi tagli. L’elemento migliore è sicuramente il nuovo presidente Ross di Harrison Ford e il suo rapporto con il protagonista. Tra loro nasce un’ottima tensione emotiva, che culmina in una delle scene più cariche di pathos della Marvel recente. Peccato per l’epilogo ben costruito ma già anticipato dai trailer. Senza quel fastidioso spoiler il film avrebbe lasciato un’impressione molto diversa.
15. Moon Knight (2022) di Jeremy Slater
Moon Knight parte con ottime premesse, grazie ad un protagonista affascinante e tormentato interpretato ottimamente dal grande Oscar Isaac. La serie tenta coraggiosamente di esplorare temi complessi legati alle malattie mentali quali disturbi dissociativi dell’identità e la schizofrenia, offrendo momenti davvero intensi e profondi nella prima metà.
Purtroppo nella seconda parte la narrazione deraglia, si abbandona l’indagine psicologica per cedere a scontri tra divinità giganti realizzati con una CGI pessima. Il finale confuso non solo delude, ma mette in evidenza grossi buchi di trama accumulati durante la stagione. Un’occasione mancata viste la buona partenza e la materia di base.
14. Hawkeye (2021) di Jonathan Igla
Hawkeye funziona bene come serie natalizia, ha il calore giusto, ti fa sentire a casa con il Clint Barton di Jeremy Renner e la sua famiglia regalando un tono tanto intimo quanto umano. L’aggiunta di Kate Bishop è riuscita, il personaggio è fresco, ben scritto e crea una dinamica interessante con il vecchio Avenger.
Molto meno convincente invece l’introduzione di Kingpin nell’MCU, qui in una versione caricaturale e poco minacciosa, ben lontana dall’intensità e la brutalità vista nel Daredevil di Netflix. Nonostante questa piccola sbavatura resta una serie pienamente godibile con lo spirito natalizio giusto.
13. Deadpool & Wolverine (2024) di Shawn Levy
Deadpool & Wolverine è un’esplosione di fan service, e non fa nulla per nasconderlo. La trama è solamente un pretesto per mettere in scena gag, citazioni e strizzate d’occhio all’universo Fox e a molto altro con la solita comicità irriverente di Deadpool. Ironia che funziona bene nel contrasto con il serio Wolverine. Se ci si sofferma sulla coerenza narrativa quasi nulla ha davvero senso.
Il film è più un omaggio che una storia compiuta, anche se rende più omaggio all’universo Fox nei titoli di coda che nel film stesso. Ma comunque vedere Ryan Reynolds e Hugh Jackman finalmente insieme sullo schermo è puro intrattenimento, ed è difficile non uscire dalla sala con il sorriso.
12. Thor Love and Thunder (2022) di Taika Waititi
Thor Love and Thunder è un film pieno di difetti, a partire da un uso eccessivo di umorismo, battute ripetute allo sfinimento, un Thor più scemo che mai ridotto a macchietta e un attore del calibro di Christian Bale totalmente sprecato nei panni di un pessimo Gorr. Eppure qualcosa rimane: questa pellicola è così in alto in classifica per come riesce ad affrontare un tema delicato come il cancro accompagnandolo con una ironia che funziona tratti ma rimane lodevole il tentativo. Ottima la Jane Foster di Natalie Portman che incarna la tematica. Nel bene o nel male, Love and Thunder regala alcune scene iconiche, visivamente o emotivamente forti che lasciano il segno.
11. Black Widow (2021) di Cate Shortland
Black Widow offre finalmente alla Natasha Romanoff di Scarlett Johansson l’origin story che meritava, con momenti carichi di emozione e una sofferenza personale ben raccontata, che aggiunge ulteriore profondità al personaggio. Ottimo l’ingresso di Florence Pugh nei panni della nuova Vedova, carismatica, credibile e subito convincente. Peccato per la cattiva, tra i più deboli dell’MCU, poco incisiva e dimenticabile. Da sottolineare che quest’opera ha i migliori titoli di testa dell’universo Marvel accompagnati dalla suggestiva rivisitazione di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana.
10. Daredevil-Rinascita (2025) di Dario Scardapane
Daredevil-Rinascita è una serie altalenante nel quale si nota la scrittura di due showrunner diversi: parte male con un primo episodio fiacco e confuso, poi ingrana sorprendentemente bene con due puntate legal da antologia e poi crolla rovinosamente sul finale. La violenza torna protagonista, riprendendo lo stile crudo della serie Netflix, anzi talvolta addirittura esagerando per rispondere alle potenziali critiche del web.
Il cuore dell’opera rimane il rapporto tra il Daredevil di Charlie Cox e il Kingpin di Vincent D’Onofrio, sempre magnetici insieme. Ottimo anche l’inserimento del Punitore di Jon Bernthal. Dispiace davvero per la discontinuità generale, probabilmente dovuta alla travagliata scrittura.
9. Shang-Chi (2021) di Destin Daniel Cretton
Shang-Chi è un buon film d’azione che si distingue nel panorama Marvel per stile e atmosfera. Le scene di combattimento sono girate con grande cura, omaggiano in modo evidente e riuscito i classici del cinema orientale, regalando momenti visivamente spettacolari. Il protagonista convince, è potente quanto basta, ma con la giusta dose di ironia e carisma. Interessante anche il ritorno del “vero” Mandarino, che offre un epilogo spassoso alla vicenda lasciata in sospeso in Iron Man 3. Una pellicola solida e fresca, capace di portare qualcosa di nuovo nell’universo Marvel omaggiando con rispetto la cultura orientale.
8. Black Panther-Wakanda Forever (2022) di Ryan Coogler
Black Panther-Wakanda Forever è un film complesso e coraggioso, chiamato a raccogliere l’eredità di Chadwick Boseman e al contempo rilanciare il mito di Black Panther. Ryan Coogler riesce perfettamente nell’impresa: l’omaggio iniziale è da brividi, intenso e rispettoso, e segna uno dei momenti più toccanti dell’MCU.
Il film intreccia con intelligenza emozione e politica, mettendo in scena un affascinante conflitto tra il Wakanda e Talocan. Il Namor interpretato da Tenoch Huerta sorprende, un personaggio che poteva risultare ridicolo è invece minaccioso e carismatico. Unico neo è forse Shuri, che non convince appieno. La regia di Coogler è eccezionale, capace di dare profondità e ritmo ad un racconto epico e profondamente umano. Un’opera emozionante e necessaria.
7. Loki stagione 1-2 (2021-2023) di Michael Waldron
Le due stagioni di Loki compongono un’opera affascinante e ben riuscita, con una seconda stagione che corregge molte incertezze della prima. Il percorso di redenzione di Loki è il cuore della serie e Tom Hiddleston lo interpreta in modo eccezionale regalando sfumature profonde e umane al personaggio.
La prima stagione brilla per l’impianto mistery e l’introduzione della TVA, mentre la seconda riesce nell’impresa di dare una parziale chiusura alla minaccia di Kang, senza rinunciare all’ambizione narrativa. Il finale, potente ed emozionante, è il migliore mai visto in una serie Marvel. E poi come non amare una serie che cita platealmente Lost a più riprese? Un viaggio sorprendente nel multiverso e nell’anima del Dio dell’inganno.
6. WandaVision (2021) di Matt Shakman
Prima serie Marvel e titolo d’esordio dell’MCU su Disney+, WandaVision rimane ad oggi paradossalmente ancora la migliore. Originale e coraggiosa, la serie esplora nelle prime puntate le diverse epoche della serialità televisiva, con una messa in scena raffinata e una struttura che omaggia la TV americana mentre introduce una componente mistery che ha fatto impazzire i fan tra teorie e speculazioni.
Elizabeth Olsen e Paul Bettany sono entrambi in stato di grazia, regalando profondità emotiva e grande chimica. Peccato per un finale non all’altezza della qualità altissima mostrata in quel momento. Resta comunque una delle prove più audaci e riuscite della Marvel sul piccolo schermo.
5. Spiderman No Way Home (2021) di Jon Watts
Tanti non si sarebbero aspettati Spiderman No Way Home così in alto in classifica considerati i suoi mille difetti: la trama regge a fatica, molte scelte sono fatte solo per far esultare i fan, l’ingresso in scena degli altri due Spider-Man è gestito in modo frettoloso, ci sono tanti errori di continuità, la regia è a tratti confusionaria e via dicendo. Ma nonostante tutto questo il film riesce a fare qualcosa di raro: tocca il cuore.
E’ un’opera che omaggia con sincerità l’Uomo Ragno cinematografico rielaborando alcuni dei suoi temi iconici, primo fra tutti il lutto. I tre Spider-Man insieme funzionano, sono un gioia per gli occhi. Vedere di nuovo Willem Dafoe come Goblin e Alfred Molina come Octopus è pura nostalgia.
E poi c’è quella scena indimenticabile di fronte la quale è impossibile non emozionarsi, Andrew Garfield che salva MJ come non era riuscito a fare con la sua Gwen, brividi e lacrime in purezza. No Way home è un film che vive e si nutre dell’emotività dello spettatore riuscendoci bene.
4. Doctor Strange nel Multiverso della follia (2022) di Sam Raimi
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è uno di quei film che riesce a superare il primo, già ottimo capitolo, portando il personaggio di Stephen Strange su un terreno molto più profondo, oscuro e umano. Qui non c’è solo spettacolo, c’è un vero scavo emotivo, un protagonista tormentato e un villain – Wanda – che è semplicemente straordinaria nella sua complessità e disperazione.
Visivamente spettacolare, il concetto di multiverso è sfruttato in modo creativo al massimo, dinamico, che si spinge oltre le solite regole del cinecomic. Poi abbiamo la mano inconfondibile di Sam Raimi, che regala momenti horror purissimi, disturbanti, perfetti per rompere l’estetica pulita solita della Marvel. Un’opera che osa, un viaggio folle e affascinanti tra mondi e coscienze, che lascia addosso il peso delle scelte, della perdita e dell’identità. Una delle esperienze più coinvolgenti dell’intero MCU.
3. Guardiani della Galassia Vol. 3 (2023) di James Gunn
Guardiani della Galassia Vol. 3 è un’ottima chiusura della trilogia firmata James Gunn che riesce a mantenere lo stile e la qualità eccezionale dei capitoli precedenti. Ogni personaggio trova il proprio arco narrativo conclusivo, su tutti colpisce quello di Rocket che colpisce dritto al cuore. Il cattivo è perfettamente odiabile, come solo Gunn poteva costruirlo.
La regia brilla per inventiva e dinamismo, condita dai classici piani sequenza del regista. Ancora una volta la colonna sonora, composta da brani pop celebri e brani originali, è memorabile e perfettamente integrata nel racconto. Unico neo la presenza dell’Adam Warlock di Will Poulter, introdotto in modo forzato a a causa delle premesse lasciate nel film precedente.
2. Thunderbolts* (2025) di Jake Schreier
Thunderbolts* è la sorpresa che non ti aspetti. Doveva essere il film degli “scarti”, eroi minori presi anche dal piccolo schermo abbandonati dalla gestione precedente dell’MCU riuniti per una commedia d’azione leggera e sgangherata. Invece si rivela una profonda riflessione sulla solitudine, sul fallimento e sulla depressione, temi toccati con grande sensibilità tanto nei protagonisti quanto nella tormentata figura di Sentry/Bob.
Il gruppo funziona alla perfezione, la chimica richiama quella dei primi Avengers, e quella comicità che sembrava tanto puerile nei trailer si trasforma in un umorismo calibrato, umano e con tempi impeccabili. Menzione d’onore per la scena nel deserto con protagonista il Soldato d’Inverno di Sebastian Stan, di diritto nell’antologia dell’universo Marvel. Un’opera intensa, sorprendente e amplificata da una grandissima sorpresa che alza ulteriormente l’asticella.
1. Eternals (2021) di Chloé Zhao
Eternals è il film più sottovalutato dell’MCU, bollato da molti come lento o fuori dai canoni Marvel. Ma proprio in questa su diversità risiede il più grande punto di forza dell’opera. Eternals è, a tutti gli effetti, un film d’autore permeato dalla poetica del premio Oscar Chloé Zhao. La sua regia è contemplativa, esalta la natura incontaminata e affronta con delicatezza tematiche ambientaliste e filosofiche.
I protagonisti sono fallibili e incarnano vizi e virtù umane, fino a rivelarsi nel finale quasi antagonisti, lasciando in sospeso un’ambiguità morale rara nell’universo Marvel. Il cast è eccezionale, le interazioni tra i personaggi sono intense e credibili, così come le manifestazioni dei poteri, visivamente potenti e originali. Un film maturo, sperimentale, profondamente sentito, che purtroppo non è stato compreso da tutti. Un rischio che abbiamo amato follemente e per questo lo posizioniamo al primo posto, nonostante per la major non abbia pagato.