Una nuova campagna pubblicitaria con protagonista Sydney Sweeney, attrice nota per i suoi ruoli in Euphoriae The White Lotus, ha scatenato forti reazioni online. Il motivo? Un gioco di parole ritenuto da molti carico di implicazioni razziali e riferimenti eugenetici, tanto da essere bollato da alcuni utenti come “stonato” o persino “nazista”.
Il caso ha sollevato un acceso dibattito culturale e politico, con divisioni tra chi considera la polemica un’esagerazione alimentata dalla cosiddetta “brigata woke” e chi, invece, la interpreta come un segnale allarmante dell’incapacità dell’industria della moda di prendere le distanze da certi simbolismi del privilegio bianco e di una visione estetica normata. Ma facciamo un passo indietro.
La campagna American Eagle con Sydney Sweeney
Nel video promozionale, la ventisettenne indossa un paio di jeans American Eagle, mette in mostra le sue curve e dichiara: Non sono qui per dirvi di comprare i jeans American Eagle… E non dirò certo che sono i jeans più comodi che abbia mai indossato, o che rendono il vostro sedere fantastico.
Lo slogan che compare subito dopo sullo schermo recita: Sydney Sweeney ha dei jeans fantastici.
— Sydney Sweeney Daily (@sweeneydailyx) July 24, 2025
Fin qui, un tono ironico e leggero. Ma le cose cambiano quando l’attrice chiude con la frase: Hai capito cosa ho fatto, vero?, facendo riferimento al gioco di parole tra jeans e geni (genes in inglese ndr). Il doppio senso viene enfatizzato ulteriormente in un video pubblicato su Instagram da American Eagle, dove si vede Sweeney cancellare la parola “geni” da un cartellone con la scritta “grandi geni” e sostituirla con “jeans”.
In un altro spot, l’attrice afferma:
I geni vengono trasmessi dai genitori alla prole, spesso determinando tratti come il colore dei capelli, la personalità e persino il colore degli occhi… I miei jeans sono blu.
Segue la voce fuori campo:
Sydney Sweeney ha dei jeans fantastici.
Doppio senso o sottotesto pericoloso?
Per alcuni utenti si tratta di un gioco di parole intelligente e ironico. Per altri, invece, il messaggio trasmesso è inquietante: il richiamo ai “grandi geni”, soprattutto in relazione all’aspetto fisico di Sydney Sweeney — occhi azzurri, capelli biondi — viene visto come un’allusione involontaria (o forse no) a ideologie eugenetiche e suprematiste.
Le critiche più forti accusano la pubblicità di veicolare una propaganda “nazista”, suggerendo che il riferimento genetico, associato a caratteristiche razziali idealizzate, evochi idee pericolose. La connessione con concetti storicamente legati al razzismo scientifico e alla supremazia bianca è stata ampiamente discussa sui social.
A peggiorare la situazione, American Eagle ha scelto di non rilasciare dichiarazioni pubbliche. Anche Sydney Sweeney, almeno al momento in cui scriviamo, è rimasta in silenzio. Una scelta che ha alimentato ulteriormente le critiche, facendo crescere le richieste per il ritiro immediato della campagna.
La componente benefica non basta
Va detto che la campagna si proponeva anche di sostenere una causa sociale. In particolare, con il lancio di una linea chiamata The Sydney Jean, i cui ricavi andranno interamente alla Crisis Text Line, un servizio di supporto per la salute mentale e contro la violenza domestica.
Tuttavia, molti commentatori hanno definito l’iniziativa completamente insensibile, proprio a causa del tono controverso e dei riferimenti problematici della campagna. Il messaggio sociale, quindi, è passato in secondo piano o è stato addirittura percepito come strumentale.
Le analisi accademiche e la questione eugenetica
Il dibattito è stato alimentato anche da voci accademiche. Sayantani DasGupta, professoressa di Medicina Narrativa, ha pubblicato un video su TikTok in cui analizza in profondità la campagna, definendola intrisa di messaggi eugenetici. La docente ha collegato la narrazione pubblicitaria a un passato segnato da sterilizzazioni forzate e dalla riduzione delle nascite tra le comunità ritenute “indesiderate”, in particolare nel Sud degli Stati Uniti.
DasGupta ha concluso che la pubblicità di American Eagle contribuisce e rafforza questo tipo di momento politico anti-immigrati, anti-persone di colore e pro-eugenetico.
Polemica costruita a tavolino?
C’è anche chi ritiene che l’intera campagna sia stata volutamente provocatoria, progettata per innescare una reazione virale e aumentare la visibilità del marchio. Se così fosse, il piano avrebbe funzionato: secondo alcune stime, gli spot avrebbero contribuito a far salire il valore delle azioni dell’azienda del 15%, con un incremento di circa 310 milioni di dollari nella valutazione di mercato.
Tuttavia, dal punto di vista reputazionale, la scommessa resta rischiosa. Come dimostrato da altri casi recenti — il cosiddetto Coldplaygate — non tutte le controversie danneggiano davvero un brand, ma la gestione della crisi è fondamentale. In questo caso, il silenzio dell’azienda ha probabilmente contribuito a rendere più pesanti le critiche.