I Fantastici 4 di Tim Story erano davvero così brutti?

I Fantastici 4 stanno per tornare al cinema nel MCU. Per questo motivo abbiamo deciso di parlarvi dell'interazione diretta da Tim Story

i fantastici 4
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A cura di Michele Scarperia

Parliamo dei Fantastici 4 di Tim Story

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Con l’uscita domani nei cinema di I Fantastici 4-Gli inizi, il reboot marvel che inserisce il gruppo nell’Mcu di Matt Shakman, torna alla ribalta una domanda che i fan si sono posti per quasi vent’anni. I film di Tim Story del 2005 e 2007 erano davvero così brutti? Per rispondere al quesito è necessaria un’approfondita analisi.

Nel 2005 e nel 2007 prima che il Marvel Cinematic Universe diventasse l’inarrestabile macchina da guerra che è stata, Tim Story aveva seguito la scia degli X-Men di Singer e gli Spider-Man di Sam Raimi realizzando i suoi Fantastici 4.

Un film nel contesto giusto

Per capirne il valore bisogna contestualizzare. Nel 2005, I Fantastici 4 rappresentava una ventata di leggerezza in un universo cinematografico che stava ancora cercando il proprio tono. Il film di Story optava per un approccio più giocoso, fumettoso, quasi retrò nel suo modo di raccontare le origini del gruppo. Niente drammi esistenziali o riflessioni oscure, solo una famiglia e le sue dinamiche interne.

In questo senso il film funzionava, era sempre coerente con se stesso, con il target di riferimento e con lo spirito originale dei personaggi, soprattutto nelle prime incarnazioni fumettistiche di casa Marvel.

Un cast perfetto

Uno dei punti di forza maggiori, riconosciuto anche dai detrattori, era il cast. Ioan Gruffudd riusciva a rendere credibile e umano un personaggio algido come Reed Richards. Jessica Alba come Sue Storm è protagonista di scene iconiche tanto comiche quanto epiche, e il suo rapporto con Silver Surfer nel secondo film è ottimo. Chris Evans nei panni di Johnny Storm brillava, il suo carisma, la sua ironia e la sua energia anticipavano già il futuro successo come Captain America. Michael Chiklis, infine, dava cuore e dolore a Ben Grimm (La Cosa) in un costume prostetico che oggi appare datato ma che all’epoca rappresentava un compromesso artigianale apprezzabile.

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Oltre al cast principale c’è da tessere le lodi anche ai villain e comprimari. Nel primo film, il purtroppo da poco scomparso, Julian McMahon nei panni di Victor Von Doom riusciva a dare al personaggio una presenza elegante e minacciosa. Mentre nel secondo il Silver Surfer interpretato dal caratterista Doug Jones, con la voce di Laurence Fishburne, rubava la scena con la sua malinconica nobiltà e il design affascinante, ancora oggi uno degli elementi più riusciti del franchise. E a margine il Galactus rappresentato come nuova minacciosa nella seconda pellicola non era neanche poi così male, una soluzione visiva che per l’epoca poteva starci.

Difetti evidenti ma non fatali

Certo i limiti non mancavano. Gli effetti visivi già allora erano ben al di sotto di altri blockbuster contemporanei, e oggi risultano invecchiati malissimo. I momenti d’azione sono poco ispirati, e in particolare nel secondo film si avverte un certo affanno nel ritmo e nello sviluppo della trama. Difetti sicuramente importanti ma che non fanno di questi due film la tragedia che tanti descrivono.

Conclusione, figli del loro tempo

Alla fine, I Fantastici 4 di Tim Story no non erano così male. Di certo non erano capolavori, erano prodotti figli del loro tempo, con una leggerezza che oggi può sembrare dissonante ma che allora presentava una scelta consapevole. Hanno intrattenuto, lanciato attori che sarebbero divenuti iconici e seppur con i suoi difetti, hanno lasciato un piccolo ma sincero segno che ha portato i supereroi a dominare il cinema contemporaneo.

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Rivederli oggi non significa ridere dei propri limiti, ma apprezzarne le intenzioni. E forse, in un’epoca di universi condivisi e sceneggiature iper-stutturate, un po’ di quella leggera semplicità non guasterebbe.