Durante l’ultima tappa del tour dei Coldplay a Boston, il consueto gioco della “kiss cam” ha provocato un putiferio ben oltre l’ovvio romanticismo. Sul maxischermo è comparsa una coppia, poi identificata online come il CEO Andy Byron e la responsabile delle risorse umane Kristin Cabot, apparsa visibilmente imbarazzata: nel giro di pochi secondi si sono coperti il volto e distolti lo sguardo, alimentando un vero e proprio “Coldplay‑gate”. L’episodio ha fatto il giro del mondo in poche ore, scatenando meme, discussioni sul gossip e interrogativi sul confine tra divertimento e violazione della privacy
È in questo contesto di “tele‑spettacolarizzazione” del pubblico che emerge la voce autorevole di Fabio Caressa, commentatore e telecronista noto di Sky, intervenuto pochi giorni prima nel podcast Supernova condotto da Alessandro Cattelan per denunciare un uso problematico delle telecamere negli spalti. Secondo Caressa, queste inquadrature a tradimento rischiano di danneggiare l’immagine delle persone, senza alcun consenso:
Non è giusto, non va bene. Non vanno più riprese le tribune
Caressa si è soffermato proprio sui rischi derivanti dalla mancata tutela dell’identità dei tifosi inquadrati:
Adesso nel campionato italiano non fanno vedere dei replay per riprendere in tribuna quello che bestemmia. I tifosi non firmano una liberatoria, non è giusto, non va bene. Non è giusto che mi riprendano. Metti che io sono uno che non bestemmia mai nella vita ma in quel momento mi esce fuori una cosa io poi rimango quella persona lì
Dalla regia del programma, i produttori hanno rincarato la dose, riportando esempi di casi reali che confermano quanto Caressa abbia toccato un nervo scoperto. Gente licenziata perché immortalata allo stadio durante un giorno di malattia, o individui ripresi in compagnia di persone con cui non avrebbero dovuto essere. Conseguenze concrete, spesso irreversibili. Lo stesso Caressa ha quindi ribadito con forza il suo pensiero:
Lì succede che non vanno più riprese le tribune, ci sono primi piani ogni due minuti. In America hanno avuto problemi con la kiss cam, non la possono più fare, è considerata molestia. Vedrai che un giorno qualcuno farà una causa e dovranno pagare talmente tanti soldi che la smetteranno
La riflessione è tutt’altro che marginale. L’era del “tutto visibile” pone domande fondamentali sul diritto all’immagine, sul consenso e sui limiti dell’intrattenimento. Se da un lato le telecamere aiutano a rendere gli eventi più coinvolgenti e spettacolari, dall’altro è essenziale non dimenticare che dietro ogni volto c’è una persona, con la propria vita, le proprie scelte e, soprattutto, il diritto di non essere esposta pubblicamente senza consenso.