Biancaneve vs Lilo e Stitch: come si fa un live action?

Biancaneve e Lilo e Stich, sebbene siano entrambi remake live action Disney, hanno avuto risultati diametralmente opposti

Biancaneve, Lilo e Stitch
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A cura di Alice Rosa

Biancaneve e Lilo e Stich, due facce della stessa medaglia

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In molti erano convinti che con Biancaneve i live action Disney fossero arrivati al capolinea, ma a salvare la reputazione della casa di produzione è arrivato l’attesissimo Lilo e Stitch, che nei primi tre giorni in sala è riuscito a guadagnare quanto l’intero incasso di Biancaneve (arrivando a raddoppiarlo in una sola settimana).

La domanda sorge spontanea: perché Biancaneve può considerarsi in tutto e per tutto un fallimento, mentre Lilo e Stitch ci fa ben sperare in un nuovo futuro per uner genere che ormai viene fin troppo bistrattato da pubblico e critica? Che cosa li differenzia?

Biancaneve si preannunciava un fallimento ancor prima dell’uscita in sala e questo a causa delle numerose polemiche che avevano investito la pellicola. Rachel Zegler, che interpreta proprio Biancaneve, si era resa antipatica al pubblico già dalle prime interviste a causa dei suoi commenti sul film del 1937, definendolo sessista e datato. Non aveva fatto eccezione nemmeno Gal Gadot, interprete della regina cattiva antagonista, prendendo apertamente posizione a favore di Israele nella guerra in Medio Oriente.

L’uscita del film non ha fatto altro che aumentare la negatività che già aleggiava su una pellicola destinata ad essere un flop, dato che il film presenta diverse incongruenze con la storia originale dei fratelli Grimm e alcune scelte stilistiche a dir poco discutibili.

Il principe azzurro non esiste più o meglio, ora è un ladro e si chiama Jonathan. Questa scelta potrebbe essere stata fatta secondo uno degli intenti dichiarati del film, ovvero rendere Biancaneve più moderna e indipendente. Ma non è questo il problema più grande di questo live action in cui nulla sembra avere senso.

Per giustificare la mela avvelenata con la quale Grimilde tenta di uccidere Biancaneve, il Regno viene letteralmente invaso dalle mele senza che esista un vero motivo e lo stesso vale per la ragione che spinge Biancaneve ad addentarla (le viene semplicemente donata come snack da portare con sé nel suo viaggio alla ricerca di Jonathan). Anche l’origine del nome della protagonista viene cambiato: questo non deriva più dal candore della sua pelle, ma da una tempesta di neve verificatasi il giorno della sua nascita.

I nani non vengono mai chiamati esplicitamente nani e la scelta di realizzarli attraverso l’uso della CGI non funziona, provocando nello spettatore un terribile effetto uncanny valley. Scelta a dir poco incomprensibile, soprattutto se affiancata a quella di inserire un attore veramente affetto da nanismo nella banda di Jonathan.

Potrebbe trattarsi di un’altra scelta fatta sulla base dell’inclusività o per stereotipi, ma l’effetto sortito è stato l’esatto opposto: Peter Dinklage, ad esempio, attore affetto da nanismo e celebre star della saga di Game of Thrones, si è recentemente dimostrato contrario a questa scelta ritenendola ancora più discriminante della storia originale.

In sintesi, Biancaneve si dimostra essere l’esatto esempio di deriva del live action: una copia senz’anima che non aggiunge nulla al celebre classico Disney. Il tentativo di apportare dei cambiamenti per un’apparente desiderio di stare al passo con i tempi si rivela disastroso, ancor di più se unito all’impoverimento della sceneggiatura e alla mancata caratterizzazione che un live action richiede.

Come si fa, quindi, un live action?

I tempi di Alice in Wonderland sembrano ben lontani (e in effetti sono passati quasi dieci anni), ma Lilo e Stitch prova ad essere almeno migliore di Biancaneve e ci riesce.

Al contrario degli inquietantissimi nani di Biancaneve, il nuovo Stitch risulta credibilissimo e crea immediatamente un rapporto con lo spettatore, che non può non affezionarsi (ancora) all’esperimento 626.

Alcuni cambiamenti rispetto al film del 2002 sono stati messi in atto anche in questo caso (come la trasformazione di Jumba nell’unico vero cattivo della storia), ma sono quasi sempre giustificati e non sconvolgono completamente la trama originale.

La scelta di sostituire la figura dell’assistente sociale Cobra Bubbles (comunque presente nel film come agente della CIA) con la signora Kekoa, un personaggio sicuramente positivo, è stata fatta per una questione di resa sullo schermo. L’effetto comico di un personaggio come Cobra nel ruolo di assistente sociale, nella nuova formula live action, non sarebbe stato lo stesso del film d’animazione.

Il regista è Dean Fleischer Camp, lo stesso di Marcel the Shell, commovente pellicola candidata all’Oscar come miglior film d’animazione nel 2023.

La dolcezza che aveva contraddistinto Marcel the Shell si fa sentire anche qui e porta con sé una riflessione dolceamara sul finale, collegata alla difficile decisione che spetterà a Nani: continuare a scegliere la felicità degli altri o iniziare a pensare anche sé stessa?

Grande attenzione viene data anche alla comunità in cui vivono le due sorelle, rispettando (finalmente) la cultura hawaiana delle protagoniste e anzi, mettendo in scena i dilemmi di una realtà spesso idealizzata dai turisti come un paradiso terrestre.

La profondità della storia raccontata non toglie nulla all’elemento comico che scaturisce dalla goffaggine della coppia formata da Lilo e Stitch, regalando al pubblico un live action godibile da un pubblico di qualsiasi età.

Proprio per questi motivi, il 26 giugno scorso è stato fatto il grande annuncio: Lilo e Stitch 2 si farà.