Rush Hour riceve un disclaimer e internet esplode

Rush Hour, la celebre commedia con Jackie Chan e Chris Tucker, finisce nel mirino della sensibilità moderna

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Rush Hour finisce nel vortice delle polemiche

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Rush Hour, la celebre commedia d’azione del 1998 con Jackie Chan e Chris Tucker, è finita nel mirino della sensibilità contemporanea. Di recente, USA Network ha trasmesso il film accompagnandolo da un avviso di contenuto potenzialmente offensivo, suscitando un acceso dibattito sull’eccesso di precauzione e sulla revisione culturale del passato. L’avviso trasmesso prima dei titoli di testa recita:

Amiamo tutti i nostri buddy movies degli anni 90… ma questo film è stato creato in un’epoca diversa. Per vostra informazione, alcune rappresentazioni, il linguaggio e l’umorismo potrebbero sembrare obsoleti e a volte offensivi.

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Una frase che ha acceso le polemiche, perché indicativa di un trend sempre più diffuso: etichettare prodotti culturali del passato con disclaimer che ne contestualizzano linguaggio, rappresentazioni o umorismo, ritenuti oggi problematici.

Rush Hour, con il suo umorismo sfacciato, i contrasti culturali e le battute vietate ai minori di 13 anni, è diventato così un altro esempio di opera rivalutata alla luce della sensibilità moderna. Eppure, si tratta di una commedia mainstream che ha incassato oltre 244 milioni di dollari in tutto il mondo, ha generato due sequel e ha contribuito a rendere Jackie Chan un nome familiare anche negli Stati Uniti. Per più di vent’anni, è stata trasmessa regolarmente in televisione senza sollevare critiche.

Rush Hour non è l’unico film a essere stato accompagnato da un simile avvertimento. In anni recenti, anche Quei bravi ragazzi, Via col vento e Mezzogiorno e mezzo di fuoco sono stati sottoposti a revisioni contestuali o ad avvisi di contenuto, spesso con toni didascalici.

  • Quei bravi ragazzi è stato etichettato per la sua violenza e le rappresentazioni di mascolinità tossica.
  • Via col vento è stato temporaneamente rimosso da HBO Max prima di essere reintegrato con una introduzione di contesto storico.
  • Mezzogiorno e mezzo di fuoco, la satira antirazzista di Mel Brooks, ora viene trasmessa con un’etichetta che ne avverte il contenuto satirico e potenzialmente controverso.

Questi avvisi, almeno in teoria, dovrebbero fornire contesto storico e culturale. In pratica, sembrano spesso un tentativo maldestro di prevenire controversie, finendo per risultare paternalistici. Come se il pubblico moderno non fosse in grado di comprendere autonomamente il contenuto e il periodo in cui l’opera è stata realizzata. Un approccio che alcuni critici hanno definito condiscendente e offensivo verso l’intelligenza dello spettatore.

La reazione non si è fatta attendere, anche da parte di artisti noti. Alcuni creativi del calibro di Judi Dench, Cate Blanchett e Quentin Tarantino si sono espressi apertamente contro l’uso di avvisi eccessivi nei confronti dell’arte e del cinema. Tarantino ha dichiarato:

Rifiuto la parola “offeso”. Chiunque può essere offeso da qualsiasi cosa. Francamente, credo che il più delle volte – e ci sono senza dubbio delle eccezioni – dire di essere “offeso” da un film sia la prima reazione di una mente molto ristretta. “Non mi è piaciuto, ed ecco perché, bla bla bla…” Ma, amico, essere offeso? L’arte non è un’offesa. E, anche se in rari casi posso capirlo, è semplicemente ridicolo essere offesi dal contenuto di un film.

Che ne pensate? Avete visto Rush Hour?