Squid Game 3: il significato delle ultime commoventi parole di Gi-hun

Gi-hun
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Gi-hun finisce la sua storia con parole potenti e importanti, ma anche criptiche. Ecco cosa intendeva dire con: “Gli esseri umani sono…”

Siamo arrivati alla fine di Squid Game, e con la fine della storia abbiamo assistito anche alla tragica morte di Seong Gi-hun, il leggendario protagonista della serie che ci ha accompagnati fin qui. Un uomo buono, forse un po’ imbranato, a volte un po’ incapace, ma che ci ha insegnato il valore dell’onestà e della semplicità come pochi altri protagonisti di una serie hanno saputo fare.

Non avrebbe avuto senso fargli vincere i giochi di nuovo – già una volta aveva vinto, e ne aveva ricavato solo rancore e paranoia – né ovviamente sarebbe potuto morire durante una qualsiasi delle competizioni – vi immaginate la rivolta del pubblico? Invece, il suo sacrificio finale per salvare e far vincere la figlia neonata di 222 dà senso alla sua storia e la chiude con coerenza.

Ma Gi-hun non se ne va in silenzio: prima di compiere il sacrificio finale, lasciandosi cadere dalla terza torre alla fine dell’ultimo gioco, guarda in camera rivolgendosi direttamente a chi assiste – in primis il Frontman, il suo ex-“amico” Hwang In-ho, alias 001 – e declama: “Noi non siamo cavalli, siamo esseri umani”.

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Il riferimento è ovviamente alle corse di cavalli, competizioni organizzate in tutto il mondo da secoli nelle quali si punta su quale animale taglierà il traguardo per primo. I V.I.P. fanno lo stesso con i concorrenti di Squid Game ma Gi-hun, in una dichiarazione semplice e potente che lascia tutti basiti – V.I.P. compresi – si riappropria della sua umanità in maniera che non gli possa più venir tolta.

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A quel punto nessuno può impedirgli di sacrificarsi, lasciando vincere una bambina neonata venuta al mondo proprio in quel luogo terribile – che conta tra le proprie vittime anche entrambi i genitori della piccola. Il sacrificio di 456 è quindi un gesto fortemente altruista e simbolico, che afferma con forza la potenza di un gesto umano e profondo del quale un animale non sarebbe mai capace.

E infatti con le sue ultime parole declama: “Gli esseri umani sono…” lasciando dei puntini di sospensione. Il senso è che un animale – un cavallo, o un cane – può essere solo un animale, ma gli esseri umani possono essere qualunque cosa. Possono essere ricconi viziati privi di morale; o possono essere come lui, derelitti alla vana ricerca della propria dignità ma che lottano fino all’ultimo.

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Una gamma di possibilità infinite, che in lui lo Squid Game non è riuscito a negare. E la frase fa colpo: il Frontman appare visibilmente turbato dall’accaduto, al punto da recarsi di persona – e mostrando la sua faccia – dalla figlia di Gi-hun in America, alla quale consegna la divisa del defunto concorrente 456, informandola della di lui dipartita.

Probabilmente non sarà finita qui: sappiamo che una edizione americana di Squid Game è in preparazione, e la figlia vorrà certamente sapere cosa significa quel numero e capire in quali misteriose circostanze è morto suo padre. Vedremo quindi la ragazza nella nuova edizione dei giochi made in U.S.A.? Non ci stupiremmo se accadesse davvero. E sperando di vedere, in lei, rivivere e ardere lo spirito di Gi-hun ancora una volta.

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