Paolo Ruffini ha nostalgia dei ‘cinepanettoni’

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Paolo Ruffini ha parlato della sua vita e carriera

paolo ruffini
Condividi l'articolo

Parla Paolo Ruffini

Seguiteci sempre su LaScimmiaPensa e iscrivetevi al nostro canale WhatsApp

Paolo Ruffini, attore, regista, conduttore e comico toscano, si è raccontato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ripercorrendo momenti chiave della sua carriera e riflettendo con disincanto sulle relazioni personali, sulle critiche ricevute e sul proprio rapporto con il cinema. Fin dagli inizi, Ruffini ha sempre sentito un legame viscerale con la settima arte, definendola addirittura la sua “salvezza”. Una passione coltivata con dedizione, come racconta:

Decisi di studiare regia e per anni vedevo quattro film al giorno

Nonostante il giudizio spesso sprezzante della critica, l’attore non rinnega il suo passato nei cinepanettoni, che anzi ricorda con una punta di nostalgia:

Se domani venisse Aurelio de Laurentiis e me ne proponesse un altro lo farei subito – dice Paolo Ruffini. A me manca tantissimo la volgarità, l’adoravo. Volgarità intesa come la parola del volgo, che non è la parolaccia

Una dichiarazione che riflette il suo amore per un tipo di comicità diretta e popolare, spesso sottovalutata nei circoli intellettuali. A tal proposito, confida di essere rimasto profondamente colpito da certi giudizi ricevuti:

Una volta scrissero di un mio film che era ‘per deficienti’. Ecco, andrebbe lasciato stare il pubblico, anche perché conosco una marea di intellettuali che vedono cose basse

Parlando di esperienze sul set, Paolo Ruffini non può non citare due figure fondamentali nella sua formazione artistica:

De Sica, che sapeva anche le mie battute sul set: mi ha insegnato quanto bisogna essere seri per fare gli scemi. E Gigi Proietti, con cui ho lavorato in Estate ai Caraibi: gli ho visto mettere la stessa attenzione e cura che riservava a progetti più blasonati.

Oltre al lavoro, c’è spazio anche per riflessioni sulla sfera privata. Paolo Ruffini si sofferma sul tema della genitorialità, con la consueta vena ironica ma non priva di profondità:

Non ho figli, ma li ho noleggiati. Lavorando con loro ho fatto esperienza sul campo. Amo i bambini perché hanno fede: credono in Babbo Natale, in Dio, negli unicorni

E quando gli viene chiesto se sente il desiderio di diventare padre, risponde con onestà:

Un po’ dico che per il momento è andata così, poi un uomo ha orologi biologici diversi. Avere un figlio non deve essere un dovere, se no è come aderire alla famosa riga

Infine, tocca il tema della sua relazione con Claudia Campolongo, con cui è stato sposato per anni. La separazione è venuta alla luce solo in seguito, ma i rapporti tra i due sono rimasti sereni:

Non so neanche come sia uscita, ma è una cosa molto naturale – dice Paolo Ruffini. Continuiamo a lavorare assieme, siamo in ottimi rapporti e so che sembra anomalo ma penso sia più normale continuare a voler bene a qualcuno a cui hai tenuto anche quando si vorrebbe che, finito un rapporto, tu lo debba odiare

Che ne pensate di queste parole di Paolo Ruffini?