Nel web trionfano spesso i luoghi comuni, ed uno dei più ricorrenti ha come argomento principe la crisi della Pixar. Niente di più sbagliato. Elio, ultima fatica di Domee Shi ( che già si era fatta notare come regista Pixar per Red ), Madeline Sharafian e Adrian Molina, è l’ennesima dimostrazione di quanto la casa di produzione di Emeryville goda di ottima salute creativa, oltre che ad essere un riferimento fisso per la tecnica dell’animazione digitale da oltre trent’anni.
Elio, la trama
Il film ha come protagonista Elio, un bambino di 11 anni rimasto prematuramente orfano, con una grande passione per la vita extraterrestre che, a causa di un equivoco, viene prelevato dagli alieni membri del Comuniverso, in qualità di ambasciatore della Terra. Da qui inizieranno una serie di peripezie e disavventure che porteranno Elio a stringere legami affettivi con varie forme di vita aliene (in particolare con il piccolo Glordon) e in qualche modo a scoprire chi è veramente e quale sia veramente il suo posto del mondo.
Elio, la recensione
Negli ultimi cinque anni il tema principale in casa Pixar è stato sempre uno : l’analisi della diversità e di come quest’ultima viene recepita nel mondo che ci circonda. E spesso l’impatto con di chi non è allineato con la società è molto traumatico. Elio, protagonista di questa storia, non è solo un semplice ed originale outisider .
Egli non è altro che una versione maschile di Lilo (QUI per la recensione del live action diLilo & Stitch), con cui presenta molteplici punti di contatto: la stessa rabbia e tristezza nei confronti di una vita che troppo presto ha portato via i genitori; le difficoltà nel rapportarsi con il parente più prossimo (il personaggio di Olga Solis, la cui voce è prestata da Zoe Saldana), è un vero e proprio alter ego di Nani, sorella di Lilo) travolto dalla responsabilità di accudire il bambino protagonista ed al contempo di portare avanti un percorso lavorativo; in ultimo, la solitudine, che spesso ci fa sentire estranei in casa propria e/o alieni nel nostro contesto sociale e porta colui che ne è vittima a desiderare un amico, come nel caso di Lilo, o, perfino, a desiderare di abbandonare il proprio mondo.
Stessa lettura si può fare, prendendo in considerazione Red, per Glordon, altro protagonista di questo delizioso coming of age. Nonostante sia figlio di Lord Grigon, comandante di una razza di alieni guerrieri, egli non è altro che un bambino smarrito e solo, incapace di far comprendere ai propri genitori la volontà di non voler combattere e, di conseguenza, respingere le tradizioni familiari.
Già da questa lettura si può facilmente dedurre come il tema principale della pellicola sia proprio il rapporto genitore-figlio e di quanto la difficoltà comunicativa e di comprensione tra i due possa sempre pari passo con l’amore naturale- rectius, primordiale- e la conoscenza immediata ed istintiva che un genitore ha del proprio figlio, che altro non può fare citando il granchio Sebastian in La Sirenetta :
“I giovani devono essere lasciati liberi di scegliere il loro avvenire”
Niente di più giusto e toccante. Specialmente in un periodo dove la solitudine e la depressione, non ironicamente, diventano compagne di viaggio sempre più sgradite all’interno di un mondo globalizzato e digitale, che permette a tutti i noi di essere connessi h24.
Sul comparto tecnico è superfluo soffermarsi. Semplicemente di primissimo livello. Particolarmente apprezzate saranno, specialmente per un pubblico più adulto, anche le ispirazioni del giovane trio di registe, che hanno attinto e rubato da cult e capolavori del passato come E.T. ed Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg, Contact di Robert Zemeckis, The Martian di Sir Ridley Scott e perfino citazioni horror prese da franchise celebri come quelli di Terminator e Alien.
Tutto ciò premesso, non possiamo che consigliarvi la visione in sala di Elio e confermare quanto scritto sopra. La Pixar non è mai stata in crisi di qualità e con Elio ci ha ricordato per l’ennesima volta che, nonostante i nostri tempi siano caratterizzati oramai da diffidenza, caos e guerra, bisogna a maggior ragione cercare la via del dialogo e di avere fiducia nelle giovani generazioni e, nella razza umana. Specialmente quando sembra più difficile ed utopico.