American Psycho, Harron parla della società dopo il film

In un’intervista al Letterboxd Journal, Mary Harron ha riflettuto sulla situazione della società a 25 anni dall'uscita di American Psycho

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Parla Mary Harron, regista di American Psycho

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A 25 anni dall’uscita di American Psycho, la regista Mary Harron torna a riflettere sul significato e sull’evoluzione del film tratto dall’omonimo romanzo di Bret Easton Ellis. In un’intervista al Letterboxd Journal, la cineasta ha analizzato la risonanza attuale del thriller satirico, sottolineando come, a distanza di oltre due decenni, l’opera continui a essere fraintesa da una parte del pubblico, pur godendo di una popolarità duratura.

In particolare, ha parlato del contrasto tra l’interpretazione critica e consapevole da parte di molte giovani donne e l’appropriazione del film da parte di alcuni ambienti legati alla cultura maschile tossica, in particolare quella della finanza e del potere.

Secondo Harron, il contesto socio-politico attuale, segnato da profonde disuguaglianze economiche e dalla normalizzazione di atteggiamenti estremisti, rende la satira del film ancora più rilevante.

Si parlava di una società predatoria, e ora la società è in realtà, 25 anni dopo, molto peggiore. I ricchi sono molto più ricchi, i poveri sono più poveri. Non avrei mai immaginato che ci sarebbe stata una celebrazione del razzismo e della supremazia bianca, che è fondamentalmente ciò che abbiamo alla Casa Bianca. Non avrei mai immaginato che saremmo sopravvissuti a tutto questo.

Nel romanzo originale, Patrick Bateman — il protagonista psicopatico interpretato da Christian Bale — cita Donald Trump come suo modello ideale. Per la regista, il senso satirico e grottesco di quel riferimento risulta oggi ancora più potente e profetico.

Riferendosi alla distorsione di significato che molti spettatori hanno attribuito al film, Mary Harron ha espresso stupore per il fatto che in molti sembrino ignorare la chiara intenzione satirica della pellicola:

Ne sono molto sconcertata, dato che Christian Bale si sta chiaramente prendendo gioco di loro.

La regista di Alias Grace ha anche ricordato come la sceneggiatrice Guinevere Turner, che ha adattato il libro di American Psycho insieme a lei, condividesse una visione critica e queer del materiale originale:

Era chiarissimo a me e a Guinevere, che è gay, che lo vedevamo come una satira di un uomo gay sulla mascolinità. L’essere gay di Bret Easton Ellis gli ha permesso di vedere i rituali omoerotici tra questi maschi alfa, il che è vero anche nello sport, ed è vero a Wall Street, e in tutte queste cose in cui gli uomini premiano la loro competizione estrema e il loro esaltare la propria abilità. C’è qualcosa di molto, molto gay nel modo in cui feticizzano l’aspetto fisico e la palestra.

Nonostante la controversa accoglienza iniziale — sia del film che del romanzo — Harron si dice oggi soddisfatta del nuovo interesse da parte del pubblico femminile più giovane, che sembra cogliere a pieno il sottotesto sociale e critico di American Psycho:

Ha ricevuto molti attacchi prima della sua uscita. E il libro ha ricevuto molti attacchi da persone che non l’hanno mai letto. Non che non ci sia molta violenza orribile nel libro, ma c’è, per me, una chiara critica. Non solo del comportamento maschile; è una critica della società, del mondo dello sfruttamento, del consumo, dell’avidità e della riduzione delle persone… Quindi sono davvero felice che le giovani donne abbiano iniziato ad apprezzarlo.

American Psycho tornerà presto sul grande schermo con un reboot destinato a una nuova generazione: alla regia ci sarà Luca Guadagnino, mentre la sceneggiatura sarà firmata da Scott Z. Burns, noto per The Bourne Ultimatum. Un nuovo capitolo, dunque, per uno dei film più discussi e rilevanti degli anni 2000.

Che ne pensate? Quale elemento apprezzate maggiormente in American Psycho?