A cura di Michele Scarperia
Due parole su quel capolavoro de Salvate il soldato Ryan
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A quasi 30 anni dalla sua uscita, Salvate il soldato Ryan rimane un capolavoro sotto ogni aspetto, ecco la nostra analisi
A cura di Michele Scarperia
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Lo sbarco in Normandia rappresenta uno dei momenti più importanti della Seconda guerra mondiale, il 6 giugno 1944 le forze americane alleate avviano l’operazione Overlord dando inizio alla liberazione dell’Europa dall’occupazione nazista.
Nel 1998 Steven Spielberg decide di rappresentare sul grande schermo questo evento fondamentale per la storia degli Stati Uniti, girando l’ormai iconico Salvate il soldato Ryan.
Spielberg per mostrarci lo sbarco in Normandia decide di raccontare una storia tanto semplice quanto potente: Un gruppo di soldati deve salvare un commilitone, ultimo superstite di quattro fratelli. Da subito è chiaro l’intento del regista statunitense, offrire il dilemma morale: “vale la pena rischiare molte vite per salvarne una?”.
Intorno a questo costruisce il perno narrativo ed emotivo di Salvate il soldato Ryan. Spielberg si interroga sul valore individuale di una vita umana, sulla disumanità di un conflitto bellico e su cosa porta via. Perfetta rappresentazione di questo il personaggio interpretato da Tom Hanks (Capitano Miller). Riflessione purtroppo più attuale che mai.
Come attuale è l’impianto tecnico dell’opera, il regista adotta un linguaggio visivo iperrealista, largo uso di camera a mano, uso sapiente dei rallenty, suoni ovattati e tanto sangue e brutalità. Questo per trasmettere fisicamente la paura e il trauma della guerra. Film che difatti è stato lodato da veterani storici per la sua accurata ricostruzione pur non essendo un documentario. Da menzionare i pochi effetti visivi presenti che non sono ancora invecchiati di un giorno. Per tematiche e lato tecnico Salvate il soldato Ryan potrebbe tranquillamente essere una pellicola uscita ieri.
L’incredibile successo di pubblico del film ha contribuito a creare un vero e proprio immaginario collettivo della visione dello sbarco di Steven Spielberg entrato nella cultura Statunitense. Il regista ha così canonizzato una versione visiva di un evento storico che ha influenzato tante generazioni. Sicuramente per fare questo è stata fondamentale la collaborazione con il veterano e storico Stephen Ambrose che ha aiutato Spielberg sul set.
Per quanto riguarda la critica il film ricevette apprezzamento unanime, testimoniato da 5 premi Oscar (tra cui miglior regia) a fronte di 11 candidature nelle categorie più importanti.
In un’epoca in cui la distanza temporale rischia di offuscare il ricordo del passato, Salvate il soldato Ryan si impone come un’opera che rinnova la forza della memoria collettiva. Il suo sguardo lucido, umano e immersivo sulla guerra ci interroga sulla brutalità della guerra, tema che purtroppo rimarrà sempre attuale.