Mission: Impossible – The Final Reckoning, la Recensione
Si chiude un cerchio, quello iniziato nel 1996 e che si chiuderà con Mission: Impossible - The Final Reckoning, in sala dal 22 maggio grazie a Paramount.
Dopo il passaggio in quel del Festival di Cannes, arriva anche in Italia l’attesissimo Mission: Impossible – The Final Reckoning, l’ultimo (in tutti i sensi) film di una delle migliori saghe spy-action della storia del cinema. Un inevitabile punto che pone fine alle gesta di Ethan Hunt, da sempre caratterizzate da sequenze magistrali e adrenaliniche, ancor più se si pensa che, come ormai noto, Tom Cruise non utilizza mai stuntman, nonostante le oltre sessanta primavere che segnano la sua anagrafica. Battere il tempo che scorre inesorabile è una delle principali missioni impossibili; e non c’è nulla di impossibile per Ethan Hunt.
Mission: Impossible – The Final Reckoning, la Trama
Quasi tre ore di pura adrenalina in ogni salsa possibile. Dalle vertigini causate da uno scontro in alta quota, fino alla claustrofobia che può generare l’idea di una passeggiata all’interno di un sottomarino stipato in fondo al freddo Oceano. Il tutto girato senza controfigure, come etica attoriale di Tom Cruise comanda. E ancora, il momento più emozionante del film, quello in cui Ethan Hunt si confronta vis a “vis” con l’Entità , in un gioco dialettico a tratti diabolico che regala sequenze magistrali e apocalittiche, degne di un disaster movie coi fiocchi.
Mission: Impossible – The Final Reckoning è un film capace di regalare momenti di pura intensità cinematografica, solleticando la fantasia dello spettatore grazie alla sua proposta di scenari che oggi come non mai sembrano essere quanto più prossimi a concretizzarsi. Leggi marziali, guerre nucleari, intelligenza artificiale che si ribella al comando dell’uomo. Come in un film sci-fi ma ben lontano dal macrogenere fantascientifico. Dopo aver combattuto talpe interne e folli criminali, Ethan Hunt deve quindi porre fine ad uno scontro che vede da un lato l’essere umano e dall’altro un’entità che va oltre la comprensione umana, con tratti diabolici, o da “anti-Dio” per usare un termine di un Mission: Impossible del passato.
È proprio il passato a ricorrere spesso in questo ultimo capitolo. Si rivedranno personaggi dei film precedenti, quasi semplici comparse, come a voler omaggiare anche loro, che hanno reso possibile questa saga. Mission: Impossible – The Final Reckoning vuole infatti chiudere ogni spazio lasciato aperto, ammiccando a ciò che la saga è stata e ciò che è diventata, con tutti i vari cambi di direzione che ha preso che hanno dato un’identità precisa e meravigliosa, a partire dal suo capitolo migliore, Fallout (qui trovate la nostra recensione).
Passo dopo passo, i personaggi verranno messi tutti a nudo, mostrando le loro debolezze, prossimi alla capitolazione definitiva. Il tempo scorre per tutti, dentro e fuori i set. La quarta parete diventa infatti un semplice velo quasi invisibile. È impossibile infatti scindere il film dalla sua produzione, a partire dalle tanto chiacchierate scene di stunt girare dal sessantenne Cruise che qui interpreta un Ethan allo strenuo delle sue forze, consapevole di poter perire sotto le sue stesse azioni, per un bene superiore. E allora scende nei mari ghiacciati completamente nudo o quasi, con la certezza della ferma ipotesi che non potrebbe più risalire vivo.
Giunti all’ottavo film, molti spettatori potrebbero sentire la necessità di un rewatch dell’intera saga, cosa che consigliamo a prescindere. Eppure Mission: Impossible – The Final Reckoning ha una scrittura perfetta, carica di spiegazioni che di fatto vanno a rendere non necessario anche guardare il precedente film. Si parte subito in quarta, con un recap di ciò che è stato e ciò che è, con il sempre meraviglioso messaggio segreto che si distruggerà entro cinque secondi. Tanto basta per farvi calare di nuovo nel contesto bellico in cui si trova il mondo.