Eurovision 2025: proteste insulti contro la delegazione israeliana

Durante il turquoise carpet dell’Eurovision 2025, proteste e insulti contro la delegazione israeliana. Interviene anche Nemo, vincitore in carica.

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L’Eurovision fa già discutere

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Mentre l’Eurovision Song Contest 2025 si prepara a entrare nel vivo con le semifinali in programma da martedì 13 maggio, l’atmosfera che si respira a Basilea, città ospitante dell’edizione di quest’anno, è tutt’altro che serena. Al centro delle tensioni, la contestata partecipazione di Israele, che ha innescato proteste, manifestazioni e momenti di forte tensione, oscurando parzialmente lo spirito di festa e condivisione che da sempre contraddistingue la kermesse musicale.

Durante l’apertura ufficiale dell’evento, segnata dalla sfilata degli artisti sul tradizionale “turquoise carpet”, si è verificato un episodio che ha destato grande preoccupazione. La cantante israeliana Yuval Raphael, scampata al massacro del Nova Festival del 7 ottobre 2023, è stata accolta da una scena surreale e profondamente inquietante: insulti, sputi, e il gesto del taglio della gola mimato da un manifestante.

Nello stesso momento, nel cuore di Basilea, uno striscione con la scritta «Welcome to Genocide Song Contest» campeggiava sulla centralissima Marketplatz, mentre le bandiere palestinesi sventolavano tra i manifestanti.

La delegazione israeliana ha definito quanto accaduto una «manifestazione violenta e poco rispettosa», e ha presentato denuncia formale contro il manifestante autore dei gesti minacciosi. L’uomo è stato prontamente identificato dalla polizia svizzera, che ha stabilito il divieto per lui di avvicinarsi a qualsiasi location legata all’evento canoro. La stessa organizzazione dell’Eurovision è stata messa nel mirino da parte della delegazione israeliana, accusata di non aver garantito un ambiente sicuro.

Nel frattempo, si allarga il fronte degli artisti che esprimono disapprovazione per la presenza dello Stato ebraico al concorso. A prendere una posizione netta è stato anche Nemo, vincitore dell’edizione precedente e rappresentante proprio del Paese ospitante, la Svizzera.

Le azioni di Israele sono fondamentalmente in contrasto con i valori che l’Eurovision dichiara di sostenere: pace, unità e rispetto dei diritti umani – ha affermato l’artista, unendosi a un appello firmato da oltre 70 colleghi per chiedere l’esclusione di Israele dalla competizione.

Di fronte alle crescenti pressioni, l’Unione europea di radiodiffusione (Ebu), ente organizzatore dell’Eurovision, ha ribadito la propria posizione, rifiutando l’ipotesi di escludere Israele. «L’evento è universale e apolitico», è stata la risposta ufficiale, che mira a mantenere la manifestazione in una dimensione lontana da conflitti geopolitici.

L’edizione 2025 dell’Eurovision si preannunciava come un’occasione di celebrazione internazionale, ma gli eventi recenti dimostrano quanto le tensioni globali possano riflettersi anche in contesti che dovrebbero promuovere la condivisione attraverso l’arte e la musica. Se da un lato l’Eurovision continua a proclamarsi apolitico, dall’altro risulta sempre più difficile ignorare la complessità delle dinamiche sociali e politiche che lo attraversano.

Che ne pensate?