Dogman: la spiegazione del finale del film di Besson

Dogman di Luc Besson è un film originale e avvincente. Una storia di sofferenza e di tentativi di redenzione. In questo articolo vi spieghiamo il finale.

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Dogman, diretto dal regista francese Luc Besson, è un film difficile da inquadrare e catalogare. I temi trattati sono quelli tipici del film drammatico, anche se con dei risvolti quasi paranormali e difficili da spiegare razionalmente. Appare, in altri sviluppi, come un film di super eroi, con il protagonista dotato di capacità sovrannaturali. Ma è anche una storia di formazione, di crescita e redenzione.

Il film ha diviso il pubblico sin dalla sua prima visione all’80ª Mostra del cinema di Venezia, venendo giudicato da alcuni come un totale flop e, contemporaneamente, esaltato da altri come un prodotto ben riuscito e avvincente. Come sempre una questione di gusti, perciò vi invitiamo a recuperarlo per farvi la vostra idea.

Il protagonista Doug, interpretato da un inquietante Caleb Landry Jones, è una personaggio che ha sofferto per tutta la vita, fino al suo ultimo respiro. Un “diverso” per tantissimi aspetti ma che ha ottenuto l’amore delle creature più pure del mondo: i cani. In questo articolo vi forniremo la nostra interpretazione del finale di Dogman. Buona lettura!

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Dogman: la trama

Douglas “Doug” Munrow (Caleb Landry Jones) viene condotto in una stazione di polizia perché sospettato di un massacro, avvenuto nel luogo dove vive insieme ai suoi cani. Interrogato dalla psicologa Evelyn (Jonica T. Gibbs), ripercorre la sua vita, solcata da dolori e sofferenze.

Cresciuto in un contesto familiare violento, dove il padre e il fratello fungono da aguzzini per lui e sua madre, il protagonista di Dogman viene rinchiuso nel recinto per i cani, posto nel retro della loro casa, perché stato scoperto a dare da mangiare di nascosto agli animali, dopo che il padre aveva ordinato di affamarli.

Nonostante siano delle persone inclini all’uso della violenza, il padre e il fratello di Doug manifestano una forte fede in Dio, citando spesso passi della Bibbia e additando il ragazzo come un essere demoniaco e impuro. Accuse frutto del suo amore smisurato per i cani, con i quali intesse un rapporto simbiotico, come se riuscisse a farsi capire da loro. Malnutrito e sporco, passa tanto tempo rinchiuso nella gabbia.

Quando il padre si appresta ad abbattere dei cuccioli appena nati nel recinto, Doug si interpone tra loro e il fucile del genitore, venendo ferito ad un dito e, ancor peggio, alla colonna vertebrale. Quasi in fin di vita, riesce a inviare uno dei suoi cani alla prima volante della polizia disponibile, facendosi trarre in salvo e facendo arrestare il padre e il fratello, suoi sequestratori. Purtroppo il danno alla schiena è grave: rimane costretto sulla sedia a rotelle per il resto della vita.

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Nella sezione centrale di Dogman, Doug passa la sua adolescenza in un istituto, facendo la conoscenza di una giovane insegnante di sostegno di nome Salma (Grace Palma). La ragazza lo inizia alla passione per il teatro e la letteratura, facendogli interpretare tanti personaggi shakespeariani. Ben presto si rende conto di essersi innamorato di lei.

Salma fa carriera nel teatro, abbandonando il suo ruolo da prof e lasciando solo Doug. Il protagonista di Dogman non perderà mai le sue tracce, seguendola metaforicamente nell’ascesa della sua carriera da attrice. Cresciuto e laureatosi in biologia con una tesi sui cani, Doug si fa coraggio e va ad assistere ad una performance di Salma a Broadway. Incontratisi dietro le quinte, apprende che la sua amata è sposata e in procinto di avere un bambino. Devastato dal dolore, si ritira nel luogo dove vive, un rifugio per cani, di cui è il custode.

I guai continuano a perseguitare lo sventurato. Il rifugio deve essere abbattuto e così Doug decide di trasferire lui e la sua famiglia canina in un edificio abbandonato. In Dogman, dopo questi avvenimenti, Doug inizia la sua doppia vita di drag queen (nel corso della pellicola vediamo come lui riesca, per brevi minuti, a ergersi sulle sue gambe per cantare) e ladro di gioielli, avendo come complici i suoi fedeli cani, obbedienti a tutti i suoi ordini, senza che lui parli. Chi gli verrà a pestare i piedi, però, farà una brutta fine. Come un giustiziere, Doug si opporrà a chi pratica prepotenze su chi non può difendersi.

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Dogman: la spiegazione del finale

Partiamo da un’affermazione: non considerare Dogman come un film che tratta la storia di un uomo dotato di poteri sovrumani, come fosse un super eroe, sarebbe un grave errore. È evidente come Doug non sia un semplice essere umano. Quello che riesce a far fare ai suoi amici a quattro zampe è fuori dalle capacità anche del miglior addestratore al mondo. Ci sentiamo di fare questa precisazione perché ci siamo resi conto di come questo film sia stato preso un po’ troppo “realisticamente”, cercando di spezzare una lancia in sua favore.

Come si possono interpretare tali poteri? Proviamo a spiegarlo. In Dogman è presente una fortissima morale cattolica, insita nel protagonista e nella sua famiglia. È fortissimo il contrasto tra i dogmi di tale religione e l’azione dei personaggi. Le violenza subite da Doug in nome di Dio sono disumane, nonostante il tentativo di giustificazione del padre e del fratello. Metafora di come non basta proclamarsi fedeli per entrare nelle grazie di Dio, ma bisogna dimostrarlo con le azioni. Il loro destino non sarà quello dei bravi uomini di fede.

Dio ha tolto a Doug qualcosa, cioè l’uso delle gambe, donandogli qualcos’altro: il potere di controllare i cani. Un potere che lui, inizialmente, non sa esattamente come sfruttare, utilizzandolo per i propri scopi personali, come il furto. Nella crescita della sua consapevolezza, decide di sfruttare le sue capacità per fare del bene. I cani sono estensioni della sua anima, agiscono come scissi dal suo corpo, ampliando i limiti che la sedia a rotelle gli impone. In Dogman, Doug è un angelo vendicatore che agisce per il volere di Dio, accettando il suo destino.

Il suo naturale talento di attore, prima, e poi drag queen è il naturale tentativo di affermare la sua identità, trovare il suo posto nel mondo. Travestendosi può essere chi vuole, esternamente. La sua consapevolezza di aiutare i deboli e gli indifesi è, invece, la maturazione del suo personaggio: un difensore del bene più puro.

Nei dialoghi con la dottoressa Evelyn, anche lei vittima di violenze, dimostra serenamente di convivere con la sua difficile esistenza, intuendo e lasciandoci intuire il disegno divino dietro la sua storia. Il classico background che un qualsiasi super eroe ottiene nella fasi cruciali della sua trasformazione da semplice individuo a giustiziere sopra la legge. Emblematica, in questo senso, una citazione di Doug all’inizio del film:

«Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane»

Alphonse de Lamartine

Queste premesse sono funzionali all’interpretazione della scena conclusiva di Dogman. Doug, aiutato dai suoi cani, riesce ad uscire dalla stazione di polizia dove è detenuto. Con un enorme sforzo si alza dalla sua sedia a rotelle, per aprire le porte. Il suo obiettivo non è scappare. Di fronte al luogo della sua detenzione c’è una chiesa, il cui campanile proietta un’enorme ombra sull’asfalto. Palesemente in fin di vita a causa delle sforzo, apre le braccia per consegnare la sua anima a Dio, chiamandolo a gran voce.

Mentre branchi di cani accorrono intorno a lui, stramazza al suolo, morendo. Intanto Evelyn, dalla finestra della sua casa, nota un grosso cane nero che sorveglia la sua dimora, realizzando di aver ricevuto l’ultimo aiuto da Doug.

L’ultima buona azione di Doug in Dogman è quella di lasciar vegliare qualcuno su Evelyn. La dottoressa ha subito violenze in passato e continua a subirle dall’ex marito, che pattuglia la sua casa. Il grosso cane che si piazza fuori dalla sua abitazione sarà il suo angelo custode, pronto a difenderla in quanto infelice. Una delle estensioni dell’anima di Doug continuerà a vivere tramite quell’essere, mentre il desiderio del ragazzo verrà accolto da Dio, liberandolo dagli infiniti dolori che ha subito.

La moltitudine di cani che assiste alla scena simboleggia la fase di accompagnamento al trapasso. Emulazione della stessa scena nella quale, da bambino, era impattato contro lo sparo del fucile di suo padre. In quell’occasione la morte non era venuta a prenderlo, perché i piani divini per la sua sorte erano diversi: doveva vivere per aiutare gli altri. Ora che la sua missione è compiuta, può trovare la tanto agognata pace. L’infelice che aveva bisogno di aiuto non era lui, ma Evelyn e la sua bambina. Lui era lo strumento per proteggerle. Un incredibile disegno divino.

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Dogman: il cast

Caleb Landry Jones: Douglas “Doug” Munrow
Lincoln Powell: Douglas “Doug” Munrow adolescente
Jonica T. Gibbs: Evelyn
Christopher Denham: Ackerman
Clemens Schick: Mike Munrow
John Charles Aguilar: El Verdugo
Grace Palma: Salma

Dogman: il trailer

Trailer di Dogman / credits: FilmIsNow Trailer Italia

Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate di Dogman e della spiegazione del suo epilogo!

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