Chi è Alessandro Orsini, il professore di cui stanno parlando tutti

Sebbene molti applaudano alla lucidità con cui spiega il conflitto tra Russia e Ucraina, Alessandro Orsini è ormai nell'occhio del ciclone per alcune posizioni che sembrerebbero filo-russe

Alessandro Orsini
Alessandro Orsini durante il suo intervento a Piazza Pulita su La7
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In questi giorni chiunque abbia a disposizione una rete internet o un televisore non ha potuto fare a meno di imbattersi nel nome di Alessandro Orsini.

Originario di Napoli, classe 1975, Alessandro Orsini è direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss e del quotidiano Sicurezza Internazionale.

Ricopre inoltre il ruolo di professore associato di Scienze Politiche, dove nello specifico insegna Sociologia generale e Sociology of Terrorism.

Membro della commissione sullo studio dell’estremismo jihadista e del comitato scenari futuri dello Stato Maggiore di Difesa, Orsini ha anche ricoperto il ruolo di direttore del centro per lo studio del terrorismo a Tor Vergata, la seconda università capitolina.

Ma non è di certo per i suoi titoli accademici che, in questi giorni, Alessandro Orsini sta facendo parlare di sé, riscoprendo suo malgrado una sorta di età dell’oro.

Con la sua preparazione in ambito geopolitico e la chiarezza nell’esporre i concetti, il professore ha finito per essere una delle tante voci interpellate riguardo la guerra che si sta svolgendo tra Ucraina e Russia e che sembra essere diventata soprattutto un conflitto tra due uomini, Vladimir Putin e Volodymyr Zelenskyy.

Alessandro Orsini: perché è sulla bocca di tutti?

Esperto di geopolitica, Orsini è stato invitato a partecipare a numerosi talk show per parlare della delicata situazione in Ucraina e del conflitto più grave avvenuto in Europa dalla seconda guerra mondiale.

A far discutere, tuttavia, sono stati principalmente i toni “non accusatori” nei confronti di Vladimir Putin. Orsini, infatti, avrebbe presentato una visione del conflitto ben diversa rispetto a quella Eurocentrica della stampa tradizionale.

A far scoppiare la polemica sono state principalmente le parole dette nella puntata del 3 marzo di Piazza Pulita, in cui Orsini ha spiegato i tre passi necessari a raggiungere la pace in Ucraina: e in uno di questi passaggi ha parlato dell’umanizzazione del nemico politico.

In questo modo Orsini ha mostrato di non avere delle posizioni ostili verso Putin e di non considerare il leader del Cremlino come unico responsabile del conflitto. Allargando il discorso alle responsabilità politiche, il professore ha spiegato:

Quello che Putin ha fatto all’Ucraina noi l’abbiamo fatto nello stesso identico modo in Iraq. Infatti nel 2003 il consiglio di sicurezza dell’ONU si componeva di quindici membri di cui solo 4 erano favorevoli all’invasione in Iraq: Spagna, Bulgaria, Stati Uniti e Inghilterra. Gli altri undici erano contrari.

E Chirac, che all’epoca guidava la Francia minacciò di porre il veto. Quindi Bush scavalcò il consiglio di sicurezza dell’ONU, scavalcò l’ONU e prepotentemente fece una guerra iper-illegale.

Il 19 novembre del 2005 un gruppo di marines statunitensi ha sfondato le case degli abitanti di Haditha e ha massacrato 24 civili a sangue freddo, tra cui anche donne e bambini.

Con il suo intervento Orsini ha di fatto spiegato come le responsabilità militari di quanto sta accadendo in Ucraina siano da imputare a Putin, ma quelle politiche vanno ricercate nell’alleanza atlantica.

Il professore cacciato da Rai 3

Le posizioni di Alessandro Orsini non sono passate affatto inosservate, tanto da spingere il professore ad annunciare anche la sua collaborazione con Il Messaggero.

Inoltre le riflessioni dell’uomo sono, allo stato odierno delle cose, così “pericolose” da obbligarlo – durante ogni intervento – a specificare che si tratta solo di sue opinioni e che non rispecchiano affatto quelle delle università per cui lavora.

Anche a causa di alcune posizioni almeno apparentemente filo-russe del suo passato, Orsini è finito sotto la lente dell’interesse mediatico, finendo col diventare un vero e proprio personaggio politico.

È così che il professore è rientrato in un’altra polemica, stavolta inerente il presunto cachet di 2000 euro a puntata che avrebbe dovuto guadagnare nelle sei puntate di Carta Bianca – il noto programma di Bianca Berlinguer in onda su Rai 3.

Una polemica che ha spinto i capi di Viale Mazzini a interrompere il contratto, con una nota in cui si legge:

La direzione di Rai 3, d’intesa con l’amministratore delegato della Rai, ha ritenuto opportuno non dar seguito al contratto originato su iniziativa del programma “Cartabianca” che prevedeva un compenso per la presenza del professor Alessandro Orsini nella trasmissione.