Pistole sul set: perché si usano ancora e come funzionano?

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Alec Baldwin e Brandon Lee
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In questi giorni tutti se lo staranno domandando: quando sul set di un film bisogna usare le pistole e “sparare”, come si fa? Ecco le risposte

Il tragico incidente occorso ad Alec Baldwin sul set del film Rust, costato la vita della direttrice della fotografia Halyna Hutchins, sta sollevando infinite domande. Domande sulla dinamica dell’incidente stesso, sulle eventuali colpe da attribuire, su ciò che può non aver funzionato, ma anche più in generale: come si “usano” le armi da fuoco sul set?

Posto che, naturalmente, spari reali (cioè, con proiettili) non vengono ricreati se non in rare circostanze: qual è il protocollo da seguire per simulare sparatorie e colpi da arma da fuoco durante le riprese di un film? Iniziamo col dire che un incidente del genere, estremamente insolito di per sé, non si verificava dai tempi della morte di Brandon Lee, nel 1993, sul set del film Il Corvo.

Generalmente, le pistole e le armi da fuoco utilizzate sul set sono finte, cioè oggetti ben distinti dalle armi reali. Le pistole vere, riporta The Guardian, non vengono utilizzate “in alcuna circostanza, mai”. Le “stunt weapons” vengono controllate dall’art department in forza alla produzione del film, che ne deve accertare il corretto funzionamento.

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Questa sezione si occupa di modificare armi da fuoco a salve per far sì che sparino “in sicurezza e sotto stretto protocollo”. Di solito si utilizzano proiettili finti, di gomma come quelli delle armi giocattolo o comunque “inerti”, cioè privi di carica esplosiva. Le armi vengono controllare non solo dal dipartimento di art direction, ma anche dagli assistenti alla regia e dagli attori stessi che le maneggiano.

La regola comprende un controllo delle armi prima e dopo ogni utilizzo, nonché una revisione della “coreografia” assieme a chiunque vi prenda parte. Gli esperti controllano anche la canna dell’arma dopo ogni sparo, rimuovendo polvere ed eventuali detriti perché un colpo a salve potrebbe sparare comunque anche un sassolino con la forza di un proiettile.

“C’è un certo numero di controlli e bilanci [da condursi] per prevenire ogni errore dall’accadere” spiega Nathan Alexander, assistente agli stunt sul set di Avengers: Endgame. E specifica: “Mai, mai, in ogni caso, un proiettile dovrebbe fare la sua comparsa su un set”. Perché proprio questa sembra essere la pista verso la quale, nel caso Baldwin, gli inquirenti si stanno indirizzando.

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La spiegazione di quanto avvenuto infatti, riporta sempre il Guardian, sarebbe da ricondursi alla presenza di un proiettile vero all’interno dell’arma; quindi sparato con forza corrispondente, diversamente da quanto previsto per i proiettili finti normalmente previsti per lo stunt. La polizia di Santa Fe sta indagando: le responsabilità sono ancora da stabilire.

C’è da dire che quando sul set si utilizzano armi finte di più larga portata, come fucili o mitragliatrici, le regole impongono la presenza di uno specialista. E anzi, negli ultimi anni, è divenuta norma chiamarne uno in ogni caso, quando si deve maneggiare qualunque tipo di arma. E non è finita.

In molte produzioni, cinematografiche e televisive, ci si sta ormai indirizzando verso l’eliminazione completa delle sparatorie fittizie in favore di un editing digitale che ricrei le scene volute in tutta sicurezza. Ne parla Alexi Hawley, creatore dello show poliziesco The Rookie: in futuro si utilizzeranno nella serie solo pistole a palini, come quelle per il Softair, con il resto affidato alla post-produzione.

Fonte: The Guardian